La grande farsa mediatica
su Berlusconi
e il Quirinale

Sarebbe ora di smetterla. Che Silvio Berlusconi creda veramente che può fare il presidente della Repubblica è cosa che attiene alla sua psiche e alla sua debordante autostima. Che i padrini della destra facciano finta di considerarla una cosa fattibile perché è un “patriota” (ah, davvero?) attiene al cinismo della politique politicienne all’italiana. Ma che in ogni ora della mattina e della sera il sistema dei media ci imponga con ossessiva insistenza articoli, dibattiti, dichiarazioni, approfondimenti sulla possibile ascesa alla massima carica dello stato di un pregiudicato ottantacinquenne attualmente sotto processo per corruzione in atti giudiziari come se fosse una cosa normale è il sintomo di una malattia grave non solo del nostro sistema politico, ma anche del nostro sistema dell’informazione.

Quintessenza del populismo

A giustificazione di queste distorsioni della logica e del buon senso che paiono essersi impadronite di tanta parte del mondo dei media alcuni, anzi molti, portano l’argomento del consenso di cui Berlusconi godrebbe (ancora) nella platea elettorale. Ma il fatto che il 10-12% degli italiani, secondo i sondaggi, lo vorrebbe al Quirinale ( il 16% degli elettori di destra) basta a rendere legittima la fatua sicumera con cui giornali e tv trattano la sua candidatura? Anche se non ci fosse il 90-88% di chi invece non ci pensa proprio, resterebbe sempre il fatto che pure se avesse il 99,9% dei consensi un pregiudicato evasore fiscale resterebbe un pregiudicato evasore fiscale. L’idea che chi ha tanti voti possa fare quello che vuole, al di là delle regole e delle costituzioni, è la quintessenza del populismo. E non da oggi con Salvini, Meloni, Orbán e Kaczyńsky e le loro “democrazie illiberali”: il filosofo Carl Schmitt la teorizzò come fondamento del potere di Hitler ma dopo la guerra finì pure lui imputato al processo di Norimberga.

“Anche in Sicilia”

Non andiamo tanto lontano. Gli spettacolini sull’autocandidatura di Berlusconi che vanno in scena nei talk show o in Rete o sulle pagine dei quotidiani non hanno certo lo spessore della tragedia. E però…la cosa più spiacevole è che a questa ignobile farsa partecipano tutti: politici di destra, di centro e di sinistra (anche del PD), redattori di giornali, commentatori, conduttori di talk show in tv. Ieri, solo per dirne una, leggevamo su Repubblica (non sul Giornale o su Libero) un pezzo serio serio sulle chances di Berlusconi di salire al Colle in cui c’era scritto che alla “campagna elettorale” per il Quirinale sta dando il suo prezioso contributo Marcello Dell’Utri, tornato libero quasi esattamente due anni fa dopo la condanna e la detenzione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il condannato per questioni di mafia Dell’Utri starebbe “attivando molti canali, anche in Sicilia, per convogliare consensi parlamentari sul nome del leader forzista”. “Anche in Sicilia”: non è una denuncia, ma, come ci viene proposta dall’autore dell’articolo di Repubblica, banale cronaca politica. Il quotidiano che fu di Scalfari considera evidentemente ordinaria amministrazione che ad agevolare le ambizioni quirinalizie dell’uomo che si tenne in casa come stalliere un esponente di Cosa Nostra sia quello che ce lo aveva portato per favorire i contatti del patron delle tv private con i padrini che volevano ricattarlo. Favori tra pregiudicati.

Uno scandalo

È uno scandalo? Sì, è uno scandalo. Non per quello che scrive Repubblica, giacché capita di leggere anche di peggio, ma per il decadimento di stile, la pochezza morale, l’allegro non cale delle minime regole deontologiche cui tocca assistere da troppe parti e con poche eccezioni. Il sistema dei media italiani sta dando un triste spettacolo di sé. Non solo raccontando la favola senza morale di Berlusconi successore di Mattarella, ma anche, e forse ancora di più, nello spirito corrivo con quanto di irrazionale si agiti nelle viscere dell’opinione italiana in fatto di lotta al Covid e di vaccini. Il criterio è sempre lo stesso: le opinioni forti, le deviazioni dello spirito, il “parlar da matti” – le cazzate per dirla nel modo più spiccio – fanno audience. E l’audience, secondo l’opinione dominante in tante redazioni, è l’unico idolo rimasto in piedi nella grande confusione in cui siamo immersi.

Stephen Hawkings, il grande fisico che ci ha spiegato il Big Bang e i buchi neri nell’universo, è morto nel 2018. Peccato, perché qualche nostro popolarissimo divo dei talk shows lo avrebbe sicuramente invitato a un bel dibattito con il capo dei terrapiattisti. Sai che share…