La Gran Bretagna al voto
e in gioco non c’è
soltanto la Brexit

Per la terza volta dal 2015 nel Regno Unito si terranno elezioni politiche generali: domani, giovedì, quarantasei milioni di cittadini saranno chiamati a scegliere i seicento e cinquanta membri del nuovo parlamento, un numero che corrisponde alla quantità di circoscrizioni. Da ciascun collegio elettorale uscirà un unico vincitore, colei o colui che ha ottenuto il maggior numero di voti, anche se ha avuto meno della metà dei consensi.

È proprio questo meccanismo che potrebbe riservare sorprese: il fronte favorevole a restare nell’Unione Europea e contrario al primo ministro uscente Boris Johnson, attraverso testate di punta, appelli di comitati e degli stessi leader laburisti e liberal-democratici, ha chiesto ai britannici di votare “tatticamente”. Significa che i laburisti sono inviati a scegliere un liberale nelle circoscrizioni dove i lib-dem sono i favoriti e, viceversa, gli elettori che simpatizzano per Jo Swinson, la leader dei liberal-democratici cercheranno comunque di sostenere con il loro voto il candidato di Corbyn se in quel collegio fossero più forti i laburisti.

Boris Johnson

Previsioni incerte

I sondaggi risultano ancor più incerti con questo tiro incrociato per cercare di togliere voti ai conservatori. I quotidiani riportavano un vantaggio teorico di circa dieci punti a loro favore, sebbene le proiezioni, già nei giorni scorsi,  dessero come possibili sia una vittoria netta dei tories, sia un parlamento “appeso”, privo di una maggioranza stabile. I giornali di domenica hanno iniziato a erodere le certezze: una proiezione Datapraxis per il Sunday Times ha illustrato come al momento i conservatori abbiano un vantaggio di trentotto seggi, mentre una settimana fa il margine era più largo, di quarantotto. Datapraxis ha precisato che in novanta collegi l’esito è ancora incerto. I dieci punti di vantaggio sono divenuti otto, secondo un altro sondaggio domenicale, stavolta di Savanta ComRes per il Sunday Telegraph. Otto voti era esattamente il margine di vantaggio dei conservatori dopo le elezioni del 2017, che imbarcarono il Paese in un ottovolante guidato da Theresa May prima e Boris Johnson poi. In un intervento alla BBC,  Sir John Curtice, docente di politica alla Strathclyde University, l’unico che non ha sbagliato le previsioni in passato, ha spiegato come sicuramente i conservatori siano in pole position, tuttavia non così vicini ad avere una maggioranza parlamentare garantita. Gli elettori, secondo Curtice, tengono in alta considerazione anche altri temi vitali: sanità, sicurezza, economia.  Uno studio di Ipsos Mori Issues Index per la BBC illustra come la Brexit preoccupi il 73 per cento dei cittadini, la sanità il 40 per cento, mentre lavoro, sicurezza e immigrazione vengano subito dopo.

Jeremy Corbyn

Il servizio sanitario nazionale, fondato nel 1948 sulla base del diritto universale alla salute, quindi con diagnosi e cure gratuite per i cittadini, ha subito negli anni tagli pesati. Il Financial Times sottolinea, in un appello a sostenere politici che mantengano comunque  il Regno Unito forte in Europa, come “nove anni di austerità abbiano ridotto all’inedia i servizi pubblici”.

Giudizi impietosi su Boris Johnson

È veramente incerto il corso delle cose politiche se si imporrà Boris Johnson: la Brexit resterà un processo lungo, legato a oltre mille questioni tecniche da concordare, e BoJo dovrà sempre e comunque fare i conti con Westminster, un parlamento che non rinuncia alle sue prerogative, in questo caso quella di approvare o respingere un accordo. Lo stesso appello del Financial Times, che dà voce al mondo degli affari, del libero commercio, delle economie di mercato, afferma che in tempi normali avrebbe anche potuto sostenere i conservatori, ma questi non sono tempi normali. Anche per la modestia di molte proposte politiche. Per quanto riguarda Johnson, scrive il Financial Times, “poco nel suo passato induce a pensare che egli possa essere capace di elevarsi da opportunista a statista…ha giocato in modo facile e disinvolto con le norme della democrazia. Questo partito conservatore è un grande rischio”. Corbyn viene criticato per un suo “velleitario statalismo” ma, assai più pesantemente, “per il fallimento nel cercare di cancellare dal suo partito la vile deviazione dell’antisemitismo, un fatto inescusabile”. Nella serata di domenica, sul fronte conservatore, il presidente dei tories James Cleverly ha chiesto scusa per l’islamofobia nel suo partito, tema sollevato sul Times dal Consiglio musulmano. L’appello del Financial Times sottolinea come tanti irresponsabili populismi stiano guadagnando spazio dentro i partiti storici: non resta che scegliere le singole persone”.

Jo Swinson

La questione dei confini irlandesi

Intanto Johnson, contraddetto dall’Unione Europea, dai regolamenti commerciali transfrontalieri e da un recente documento filtrato dal ministero delle finanze, continua a promettere che non vi saranno controlli doganali tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. Secondo il primo ministro uscente il confine con l’Europa può restare in fondo all’Atlantico, nel Mare d’Irlanda.

John Pienaar, commentatore politico della BBC, racconta la desolazione degli elettori di fronte al rapporto casuale con verità intrattenuto da  Boris Johnson e, per essere equi, di fronte alla relazione fantasticante di molti politici con la realtà, tutto questo nel peggior momento possibile.