La farsa di Berlusconi in Europa, Tajani accusa l’Italia
ma difendeva Orbán

“Le istituzioni europee devono valutare se in Italia la magistratura abbia adempiuto al proprio compito in maniera imparziale”. Non è la frase di un passante. È la richiesta di un uomo delle istituzioni, anzi di un ex presidente del Parlamento europeo, di un ex commissario europeo, attualmente deputato a Bruxelles. Si tratta di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e anche vicepresidente del Partito Popolare europeo. Dunque, non uno qualunque. Le sue parole vanno prese sul serio. Anche perché sono rivolte – ecco la sottolineatura del loro carattere istituzionale – alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il cui profilo ci riporta sempre alla stessa famiglia politica dei popolari europei, essendo stata esponente del partito tedesco CDU, ministra nella Cancelleria Merkel e indicata a Bruxelles proprio dal partito di Merkel, e anche di Tajani.

Su cosa si fondano le parole di Tajani? Su una vicenda resa nota in questi giorni dal quotidiano “Il Riformista” diretto dall’ex direttore de Il Dubbio, ex condirettore de l’Unità tanti anni orsono. Si tratta della diffusione della registrazione audio in cui il giudice relatore della sentenza definitiva della Cassazione, Amedeo Franco (deceduto), in visita dall’imputato Silvio Berlusconi, ben sette anni fa, disse che si trattò di un “plotone di esecuzione”. Insomma, una sentenza “pilotata. Lasciamo stare tutta la stranezza di questa operazione politica (addirittura dovrebbe condurre, secondo Forza Italia, il presidente Mattarella a risarcire Berlusconi con una nomina a senatore a vita) che vede protagonisti il giudice che firmò la relazione di condanna, l’imputato e altre persone di cui alcuni incaricati di attivare un registratore (intercettazione ad personam). Qui interessa tornare alla richiesta, da cui siamo partiti, di una iniziativa di indagine europea verso l’Italia. Tajani è chiarissimo su questo.

L’uso politico della giustizia

L’ex presidente del Parlamento europeo, infatti, ha ricordato giustamente che le istituzioni europee “molte volte si sono espresse per tutelare lo stato di diritto nei Paesi Membri dell’Unione europea”. E, di conseguenza, a suo dire, si deve agire, prendendo proprio come esempio l’uso “politico della giustizia” nei confronti del “cittadino Berlusconi”. La sottolineatura di Tajani è importante. Il richiamo ai precedenti è corretto: infatti le istituzioni europee stanno procedendo nei confronti di Ungheria e Polonia riconosciute responsabili di gravi violazioni dello stato di diritto, contrario ai valori dell’Ue. Tutto questo in ossequio dell’articolo 7 del Trattato. Ma dov’è che crolla il castello istituzionale dell’ex presidente Tajani? Esattamente nel richiamo ai precedenti. Lui, infatti, alla fine del 2018 era presidente del parlamento europeo quando si votò la risoluzione che avrebbe aperto (con un voto a larga maggioranza, 448 contro 197) la procedura nei riguardi del governo di Viktor Orbán. Tajani, da prassi, si astenne ma dichiarò che nei confronti di Budapest “non c’erano i requisiti” e i deputati di Forza Italia, tra i quali spiccava Alessandra Mussolini, votarono contro. Cioè andava bene la violazione, accertata, dei principi democratici, ivi compreso l’assoggettamento della magistratura al potere politico.

Adesso Tajani vola in Europa e reclama un intervento nei confronti del proprio Paese. Ma il Partito Popolare di Merkel e Ursula von der Leyen si espresse per la condanna di Orbán, pur essendo un iscritto in status di sospeso. Sarà molto interessante leggere la risposta, se mai arriverà, alla lettera spedita alla Commissione europea. E sarà ancora molto di più interessante vedere se Tajani sarà in grado di mettere in piedi un atto di accusa parlamentare verso l’Italia. Ora che si è così esposto deve dimostrare di averne la forza. Altrimenti dimostrerà, come è molto probabile, di essere solo un chiacchierone senza profilo istituzionale. Oppure di essere tornato, forse come è giusto, a svolgere il ruolo di portavoce del cavaliere. Che faceva anche bene agli albori della carriera.