La democrazia sta male, in Lazio e Lombardia precipita la partecipazione al voto
E un altro pezzo di partecipazione democratica sta svanendo, risucchiato da numeri che sono sempre più bassi. Nelle elezioni regionali in Lombardia e Lazio raggiunto un record di astensionismo, Nella prima regione il dato finale è stato del 41,67 e nella seconda del 37,2, a livello dell’Emilia-Romagna nelle regionali del 24 novembre 2014, turno solitario e “sfalsato”, che elesse presidente Stefano Bonaccini, quando alle urne si recò appena il 37,7% degli aventi diritto, con un calo di 30,4 punti rispetto alle regionali del 2010%.
Come sarebbe andata lo si era capito alla fine della prima giornat. Alle 23 aveva votato mediamente solo il 29,7% contro il 73% della volta scorsa: molto bassa la partecipazione nel Lazio (26%) con Roma a solo il 23,82%. Infatti alla chiusura dei seggi non è stato superato il 40% di affluenza. In Lombardia aveva votato alle 23 il 31,66% per raggiungere un dato finale poco sopra il 40. E se vero che, a differenza del turno precedente, si è votato in due giorni la tendenza stata subito chiara: con questi numeri di partecipazione anche i vincitori dovranno fare i conti con un serio problema di legittimazione popolare.
Le forze politiche, nessuna esclusa, avranno il dovere di mettere all’ordine del giorno una riflessione che supera tutte le altre: la nostra democrazia, perché la partecipazione alle elezioni è un esercizio di democrazia, si sta lentamente spegnendo nell’indifferenza dei più. E a poco servono gli appelli in zona Cesarini lanciati dagli esponenti di primo piano della politica, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al segretario del Pd Enrico Letta che non faranno cambiare idea a nessuno.
E’ un serio problema della politica
Non esistono ragioni “tecniche” per spiegare la diserzione delle urne: certo, l’inverno non è la stagione più propizia e usuale per votare ma il sole splende da giorni sia in Lazio che in Lombardia e i centri delle città sono pieni di gente a passeggio.
Le ragioni sono altre. L’elettorato è sempre meno motivato e questo è un problema serissimo della politica che nei fatti guarda esclusivamente alla vittoria e si disinteressa dell’apatia della gente. Quel che conta è prendere un voto in più dell’avversario, aggiudicarsi il titolo di presidente (o “governatore” che fa più trendy anche se è un linguaggio che con le nostre regole istituzionali non c’entra nulla), pontificare per qualche giorno sulla mancata partecipazione individuando cause anche legittime, ma poi lasciare cadere il ragionamento e dimenticarsene fino al successivo appuntamento.
In realtà una eccezione a questo stato di cose la segnò proprio l’Emilia-Romagna il 26 gennaio 2020, le elezioni regionali del bis di Stefano Bonaccini sulla lanciatissima candidata leghista Lucia Borgonzoni data in partenza vincente da tutti i sondaggi. Invece prevalse Bonaccini, e largamente. Soprattutto la partecipazione balzò in modo inaspettato al 67,68%, 30 punti in più di cinque anni prima.
Le sardine, ricordate?
Fu come se il Pd, aiutato forse in modo decisivo dal movimento delle sardine, si fosse destato da un lungo sonno con i suoi militanti ed elettori che subirono il fascino della battaglia elettorale contro quella che pareva, al tempo, l’inarrestabile marcia vittoriosa del leghismo-salvinismo. Bonaccini capitalizzò in modo intelligente quel colpo di reni del centrosinistra e lo sta ancora spendendo in questi giorni di vigilia dell’apertura dei seggi del Pd per la scelta del segretario tra lui ed Elly Schlein (e pure in questo caso la misura del livello di partecipazione farà la differenza per la legittimazione della nuova guida del Pd).
Ma torniamo a Lazio e Lombardia. Nella Regione che ha governato Nicola Zingaretti, dimessosi dopo essere stato eletto parlamentare, i candidati in corsa erano Francesco Rocca (centrodestra), Alessio D’Amato (Pd e Terzo Polo), Donatella Bianchi (Movimento 5 Stelle), Rosa Rinaldi (Unione Popolare) e Sonia Pecorilli (Pci). Il “campo largo” del centrosinistra anche con il Movimento 5 Stelle non ha funzionato nonostante la buona esperienza insieme del governo regionale uscente.
In Lombardia si era ricandidato il governatore uscente Attilio Fontana della Lega per il centrodestra mentre la bandiera del centrosinistra era affidata a Pierfrancesco Majorino, esponente Pd che ha fatto l’accordo col Movimento 5 Stelle. Della partita anche Letizia Moratti, inedita rappresentante del Terzo Polo dopo una vita passata a tutti i livelli e in tutte le responsabilità con la destra. Completava il quadro Mara Ghidorzi (Unione Popolare). Francesco Rocca e Attilio Fontana hanno portato a casa il risultato positivo sull’onda lunga del voto delle politiche.
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