La crudeltà del ministro Piantedosi che respinge e non apre corridoi umanitari
Scrivo queste misere e probabilmente inutili note, mentre scorrono le immagini del reportage di Beppe Ciula al “Il cavallo e la torre” su un salvataggio per quasi tutti i naufraghi su un barchino che affonda nella rotta tra Tunisi e l’Italia. Due bambini rianimati a bordo della lancia della guardia costiera tunisina, fornita dall’Italia. Una donna cadavere in mare.
Come fai a non sentire il vuoto e la distanza siderale fra le parole di una delle naufraghe (“Perché voi italiani non ci volete?”) e quelle del Ministro dell’Interno Piantedosi (“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che metta in discussione la vita dei propri figli?”). La prima è una domanda logica, fondata, l’unica vera domanda a cui il governo, il Paese deve una risposta. La seconda invece è una affermazione illogica, infondata, spietata. Il Ministro Piantedosi non può fare una affermazione con una simile sicurezza senza avere la benché minima cognizione di cosa sia la disperazione che spinge queste persone a mettere in gioco tutto per… salvare i propri figli, la loro vita.
Frasi assurede e spietate
Una frase assurda, spietata, irresponsabile. Perché, in verità, la responsabilità del Ministro, la domanda a cui dovrebbe rispondere e conformare il suo agire (non il suo parlare) è: cosa posso fare io, Ministro della Repubblica che ho giurato sulla Costituzione, o cosa devo fare perché stragi come quella di Cutro non si ripetano? Cosa deve fare il Governo italiano per salvare vite umane? Giacché non fa differenza, sotto questo profilo, fra le persone che vorremmo salvare sotto le macerie del terremoto in Turchia e quelle che dovremmo salvare tra i flutti del Mediterraneo. Ci sarebbe una sola risposta che Piantedosi si dovrebbe dare, dovrebbe dare al paese e, soprattutto, a quella umanità fragile e indifesa che cerca vita, niente altro e niente di meno, al di là del Mediterraneo: salvare queste vite.
Prima che partano, e allora forse servirebbe piuttosto denunciare e chiudere i veri e propri lager che sono stati istituiti in Libia e nei centri di raccolta dei rifugiati in Turchia, in Libano e altri paesi, anche con i soldi italiani o europei, dai quali si fugge perché rimanervi equivale a morire. Oppure quando sono già partiti, come aveva fatto l’operazione Mare Nostrum, istituita per il salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche al territorio italiano e maltese, fra l’ottobre 2013 e l’ottobre 2014, dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane. Ma anche questa civile operazione fu cancellata da un governo di destra che aveva come Ministro Angelino Alfano.
Ma soprattutto c’è una cosa che un governo umano, umanitario, civile dovrebbe fare: istituire dei corridoi umanitari per permettere a questi esseri umani, donne, bambini, famiglie, giovani di arrivare sani e salvi in Italia, inserirsi nel tessuto sociale e produttivo del nostro paese se lo vogliono o scegliere altre destinazioni europee. Sarebbe un modo certamente migliore per impiegare il denaro pubblico e più onorevole per presentare l’Italia nel consesso delle nazioni. E anche per dare un senso al mestiere di Ministro dell’Interno. Invece i governi di destra o nei quali la destra regge il dicastero dell’Interno si sono concentrati in una assurda guerra alle Ong che, come possono e come riescono cercano di fare quello che i governi civili dovrebbero fare e non fanno. E ad impedire che i migranti raggiungano le nostre coste.
“Fare in modo che non partano”
D’altra parte sempre Piantedosi ha esposto questo programma: fare in modo che non partano. Qui c’è la differenza di civiltà fra la destra e la sinistra (anche nella versione sbiadita che per decenni abbiamo sperimentato in Italia): dopo il naufragio a Lampedusa nell’ottobre 2013 che costò la vita a 368 persone, il Governo Letta istituì l’operazione Mare Nostrum, mentre oggi il governo di destra di Giorgia Meloni si volta dall’altra parte di fronte alla tragedia di Cutro, addossa la colpa alla sinistra che instigherebbe i migranti a imbarcarsi, ma lungi dal salvare le persone, le costringe a lunghe circunavigazioni dello stivale alla ricerca ci porti di accoglienza solo per punire le ong.
Corridoi umanitari, questa è la soluzione. Sono possibili, oltre che civili. Esistono già. UNHCR, Caritas e oltre trenta università italiane, e con la collaborazione di Fondazione Finanza Etica e Banca Etica, arrivano in Italia studenti universitari da paesi dittatoriali per proseguire gli studi in Italia. E’ il progetto UNICORE per realizzare il quale si trovano borse di studio dalle Università, si superano difficoltà burocratiche come la mancanza di visti e passaporti, le difficoltà ad aprire conti correnti, alloggi. Si può fare, si deve fare è urgente farlo. Lo hanno fatto altri paesi europei, come la Germania. Risponde a dei principi umanitari fondamentali. Ma anche a esigenze economiche e demografiche del nostro paese.
Le risorse umane ignorate dal governo
Ci sono le risorse umane in questo paese per una ospitalità civile: sono le organizzazioni del volontariato animate da migliaia di persone che riconoscono nell’Altro un loro simile. Ci sono posti di lavoro, non sottratti a nessun italiano, che possono garantire dignità e autonomia ai migranti e sviluppo al paese. Non ci sono alibi, neppure quelli ideologici, che giustifichino l’inerzia del Ministro nel non istituire canali sicuri per questa umanità. Che è la stessa che descrisse Pier Paolo Pasolini nella sua “Profezia” 60 anni fa: “Al’ dagli Occhi Azzurri, uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri … Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci asiatici, e di camicie americane”.
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