La Cgil che cambia per contrattare l’innovazione digitale

“Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”. Una citazione forse un po’ abusata ma che può essere calzante per descrivere la situazione in cui ci troviamo oggi, anche con riferimento alle sfide che la digitalizzazione, o quarta rivoluzione industriale come qualcuno preferisce chiamarla, pone al lavoro e al modello socio-economico capitalista. Un po’ meno evidente è come, in realtà, questo approccio possa attagliarsi anche al mondo della rappresentanza e all’approccio che la Cgil sta cercando di proporre su questi temi (https://youtu.be/S9ts3xs8Hj4).

Lo scorso 18 aprile è stata presentata in Cgil nazionale con la presenza del Segretario Generale Maurizio Landini una pubblicazione dal titolo “Contrattare l’innovazione digitale”, edita da Ediesse e a cura di Alessio Gramolati e Gaetano Sateriale (QUI).  Si tratta di un libro che raccoglie le riflessioni maturate in Cgil negli ultimi due anni, a partire dal lavoro svolto dall’Ufficio Lavoro 4.0 (http://www.cgil.it/admin_nv47t8g34/wp-content/uploads/2019/02/brochure-IDEADIFFUSA-al-vivo.pdf).

Con il lancio del Piano Nazionale Industria 4.0 nel 2016, ma soprattutto con il crescente interesse nel dibattito pubblico ed accademico verso l’impatto trasformativo delle tecnologie digitali sull’economia e sul lavoro, anche la Cgil ha deciso di attrezzarsi per comprendere prima e partecipare poi in questi processi. Sono stati attivati così una serie di strumenti di analisi e di studio, ma soprattutto è stata creata una piattaforma collaborativa online, Idea Diffusa, sulla quale sono stati invitati allo scambio attivo di conoscenze, esperienze e pratiche non solo sindacalisti provenienti dalle categorie e dai territori, ma anche esperti esterni all’organizzazione (qui i profili della nostra Consulta Industriale: http://www.cgil.it/admin_nv47t8g34/wp-content/uploads/2018/07/CONSULTA-INDUSTRIALE-DEF.pdf).

Di fronte a fenomeni di cambiamento profondo e a sfide che il sindacato non sarebbe stato pronto a cogliere, si è dunque fatto un coraggioso investimento in due direzioni. La prima è stata quella di provare a contaminarsi, grazie a studiosi e manager di aziende che studiano la digitalizzazione o la vivono da altre prospettive: un atteggiamento di apertura e di umiltà, ma con lo scopo di poter essere una voce autorevole nel dibattito su questi temi, costruendo un’egemonia culturale che da sola può svolgere un ruolo determinante nell’orientare i processi.

La seconda è stata quella di introdurre in un’organizzazione strutturata e capillare come la Cgil metodi di lavoro differenti, più circolari, che utilizzassero la tecnologia come un’opportunità per rendere il sindacato più forte e pronto a svolgere un ruolo di attore attivo nel governo dei processi di cambiamento. Una sfida più sul piano del metodo che sul piano del merito.

L’organizzazione ha avuto pochi dubbi sull’impostazione da adottare: non tecno-apocalittica e non tecno-entusiasta, ma consci del fatto che la tecnologia non è neutra e che il modo in cui viene disegnata, applicata e quindi anche gli effetti finali su diverse sfere dell’attività umana sono determinati dalle persone. A partire dai singoli lavoratori che la progettano e dagli interessi delle aziende in cui sono inserite, fino ai rapporti di forza esistenti nella società e alle norme sociali che anche inconsciamente guidano le nostre azioni e principi secondo cui agiamo. Tutto questo dà forma alla tecnologia e ne determina il modo in cui impatta sulle nostre vite. La stessa tecnologia può essere utilizzata per controllare i lavoratori o per migliorarne la salute e sicurezza sul lavoro, per aumentare le disuguaglianze o per rigenerare i territori, per creare sviluppo sostenibile o nuovi conflitti. Se, dunque, sono gli attori della società e i rapporti di forza a determinare i processi, la Cgil non se ne è chiamata fuori, anzi ha iniziato un percorso complesso e articolato per essere pronta a svolgere il proprio ruolo.

E mentre a livello nazionale e confederale si iniziavano a far passare questi principi e si adottavano gli strumenti più adeguati per metterli in pratica, nelle categorie, nei territori e nelle aziende, già si iniziava a “contrattare l’innovazione digitale”: nel volume sono infatti riportate esperienze in cui il sindacato ha saputo confrontarsi con le aziende sui temi dell’innovazione, sfidandole ad adottarla in maniera sostenibile per il lavoro e nella direzione della valorizzazione della persona umana del lavoro

(qui l’anteprima del Manuale: http://www.cgil.it/admin_nv47t8g34/wp-content/uploads/2019/02/copertina-manuale-ok.pdf  

Ed è possibile acquistarlo quihttps://www.ediesseonline.it/prodotto/contrattare-linnovazione-digitale/ .

Leggerete casi in cui la formazione acquisisce centralità e viene disegnata in maniera tale da aumentare l’autonomia dell’uomo nel suo rapporto con la macchina, altri in cui l’innovazione è co-determinata da azienda e lavoratori, altri in cui si discutono i principi della cyber-security e pratiche di smartworking basate su una cultura organizzativa innovativa.   Queste pratiche vengono messe in circolo attraverso la piattaforma Idea Diffusa, che altro non fa – ed è questa la sfida sul piano del metodo – che creare intelligenza collettiva e apprendimento nell’organizzazione, a partire dalla condivisione delle pratiche in essere (Idea Diffusa è anche un magazine online, vedi qui i numeri dell’Inserto: http://www.cgil.it/idea-diffusa-mensile/ ).

 Oggi questa esperienza si evolve ulteriormente, verso la creazione di un Manuale digitale per contrattare la digitalizzazione e orientarne i processi: uno strumento dinamico e interattivo, che fa della collaborazione e della partecipazione circolare il suo punto di forza. Perché non si può cambiare il lavoro, senza introiettare un po’ di quella cultura della rete che può impiantare i germi della sperimentazione e delle buone pratiche. Solo così sarà possibile far esplodere il potenziale di un’organizzazione grande e capillare come la Cgil, per far sì che davvero sia in grado di orientare il modello di sviluppo nella digitalizzazione.

Chiara Mancini