La bora rinchiusa in un museo

A Trieste, città dove il vento è un’istituzione e la bora soffia, non poteva mancare anche un piccolo museo dedicato all’eolico, al vento “benefico” secco e freddo che spazza la città, e a tutti i venti del mondo.
Lo ha ideato e promosso Rino Lombardi, appassionato cultore e immaginifico sponsor del vento.
Lo si trova in via Belpoggio 9, in una stretta via triestina, suonando a un portone anonimo.

Il Magazzino dei venti fa parte della rete dei piccoli Musei ed è una visita entusiasmante per piccoli e grandi che si snoda inseguendo 20 indizi; dal “barattolo celeste” in cui è intrappolato un refolo di bora, ai tanti contenitori con i venti del mondo, agli strumenti con cui i cittadini storicamente si sono protetti. Ed ecco le immagini delle finestre a doppi infissi con scritte parole di fuoco di Stendhal contro “l’abominevole bora”, ai cordami a cui si aggrappavano i triestini per non cadere ai tanti giochi ispirati e sospinti dalla bora. E poi ci sono le preoccupazioni delle madri, riprodotte attraverso stampe ed oggetti, con i piombi cucini sulle gonne per salvare il decoro nei momenti di bora, o addirittura un ferro da stiro che una bambina si porta appresso per non essere trascinata dalla bora o i più prosaici sassi nelle tasche e i giornali sotto la giacca per ripararsi dal vento freddo.

Per chi si accinge a una visita con figli al seguito può torna utile la lettura di “il cacciatore di aria” di Francesca Capelli (Gruppo editoriale Raffaello). Qui il vento è soprattutto l’aria che respiriamo, che inquiniamo, con cui minacciamo le tante specie animali e vegetali della Terra e la nostra stessa esistenza. Il libro, nella collana Avventurose scienze, intreccia le vite di Aida e Daniel a un mondo dove l’aria è irrespirabile e offre, in appendice, una serie di esperimenti scientifici. Bastano pochi oggetti di uso quotidiano – una bottiglia di plastica, una gruccia per gli abiti – per scoprire come l’aria occupi spazio e abbia un suo peso. O per capire come si forma il vento usando un po’ di talco, un pezzo di stoffa e una lampadina.