Italiana o inglese?
Le due ricette
anti coronavirus
Ci sono al momento due scuole di pensiero per fronteggiare il coronavirus, entrambe praticate nei paesi occidentali. La prima, anche in ordine di tempo, è quella italiana, che ha adattato alla democrazia costituzionale la strategia di interruzione radicale della vita ordinaria che il regime cinese ha imposto mediante il filo spinato e la repressione militare. Si tratta di una strategia di radicale prevenzione, che il governo è stato riluttante ad adottare e che, anche con la pressione delle opposizioni e della stampa, ha infine adottato. Con due decreti del Consiglio dei Ministri e una serie di norme che si sono affiancate alle decisioni dei Presidenti delle Regioni, l’Italia ha deciso la scorsa settimana di fare state tutti a casa per impedire l’espansione del contagio. Questa scuola sembra conquistare molti paesi, in concomitanza con la veloce diffusione del contagio.
La seconda scuola è quella adottata dal Regno Unito e da pochi altri paesi del Nord Europa. E’ ispirata alla strategia di contenimento e di intervento mirato. Il leader Boris Jonhson ha messo molto peperoncino retorico su questa scelta, che però non è così illogica come le sue parole farebbero sembrare. Questa scuola di intervento mirato parte dalla premessa che il virus è tra noi e non ha senso pensare di sradicarlo, mentre ha senso contenerlo e intanto cercare i rimedi farmacologici. In attesa dei quali, non si chiudono tutti indistintamente in casa, ma solo quelli a rischio: quindi non i bambini ma gli anziati e i grandi vecchi, insieme a coloro che hanno debolezze alle vie respiratorie (fumatori incalliti o semplicemente persone affette da problemi respiratori cronici o da altre gravi patologie che indeboliscono il sistema immunitario). Si usa cioè la statistica invece dell’aritmetica orizzontale.
La scuola inglese: solo quelli a rischio a casa
Ha detto il docente olandese Ira Helsloot, magnificando la ricetta del suo governo, che la seconda è la scuola più convincente; la prima “è stupida” perchè “il virus è già lì. Chiudere tutto potrà essere una soluzione nell’immediato all’epidemia ma dopo? L’Italia sta uccidendo la sua economia e a pagare, in seguito, saranno proprio le fasce più deboli che il governo vuole proteggere chiudendo tutto”. Quindi, aggiunge Helsloot, “i bambini non sono a rischio, preoccupiamoci di anziani e persone con patologie. Se qualcuno risultasse positivo è bene intervenire su quel caso e su quelli che presentassero sintomi, non su chi è sano”. La scuola del “tutti in casa” e la scuola di “quelli a rischio a casa” – due diverse strategie.
Il Premier inglese ha infarcito questa scuola di contenimento con una filosofia malthusiana. Boris Johnson ha giustificato la scelta del suo governo dicendo due cose: prima di tutto che le epidemie fanno parte della storia naturale dell’umanità; esse hanno stimolato la ricerca scientifica e inoltre hanno messo in moto il laboratorio naturale dell’organismo umano che mentre contrae il virus sviluppa anticorpi. Prima che i laboratori raggiungano il risultato sperato, il nostro organismo è già al lavoro: ora, se noi isoliamo tutti, anche i sani, rendiamo tutti (anche i sani) più deboli. Quindi il numero di laboratori viventi deve essere grande (il fenomeno gregge) per consentire ai più di sviluppare gli anticorpi per il bene di tutti. Che si fa con coloro che si ammalano senza mostrare di avere le capacità di superare il problema con le proprie forze? Li si isola e li si cura.
Strategia malthusiana
Perchè chiamiamo “malthusiana” la filosofia che sottende a questa strategia del contenimento? Perchè è ispirata alla filosofia di Thomas Malthus (1776-1834) un antesignano dell’utilitarismo. Malthus criticò le politiche di aiuto caritatevole messe a punto dal governo del suo tempo per arginare la povertà (distribuzione del pane) perché, anche se buone nel presente in quanto salvavano vite e, soprattutto, stimolavano la produzione alimentare e quindi il lavoro, avrebbero però anche stimolato la crescita della popolazione e quindi nuove ondate di povertà. La ragione di tutto questo era secondo Malthus che gli esseri umani, appena sviluppano fiducia nelle loro capacità, pensano a riprodursi invece di pensare a preservare il loro stato di benessere. Quale è il risvolto pratico di questa filosofia? non intervenire con l’artificio decisionale o il welfare generalizzato, anche se sembrano politiche più umane.
Per tornare al Premier inglese, egli ha detto molto esplicitamente questo: lo sfoltimento naturale della popolazione porterà infelicità privata (molti piangeranno la morte dei loro cari) ma nello stesso tempo porterà benessere alla grande maggioranza non solo perché non compromette l’economia ma anche perché permetterà lo sviluppo degli anticorpi in coloro che si sono ammalati e guariti.
Come giudicare queste due scuole? Lasciamo al prossimo futuro l’ardua sentenza.
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