In Svezia il manuale “in caso di guerra”

Questa settimana l’agenzia svedese delle emergenze civili (MBS) sta inviando a tutti i cittadini un opuscolo di 20 pagine intitolato “Se si verifica una crisi o una guerra”. E’ stampato in 13 lingue ed entro il 3 giugno sarà nella cassetta della posta di 4 milioni e ottocentomila case. I responsabili della protezione civile precisano che non intendono allarmare nessuno, ma semplicemente aiutare il Paese a essere preparato al meglio in caso di eventi avversi, sia in tempo di pace che di conflitti: inondazioni, grandi tempeste e sì, anche un attacco informatico su scala totale, il sabotaggio delle infrastrutture, attacchi terroristici o una guerra.

Il manuale afferma che “vi sono minacce alla nostra sicurezza e indipendenza”. Seguono istruzioni su come utilizzare al meglio riserve di cibo non deperibile, evitare che la temperatura nelle case si abbassi troppo in assenza di riscaldamento, mantenere i contatti con i familiari, gli amici e le autorità in assenza di connessioni.

La radio pubblica svedese, Sverige, dovrà essere la fonte principale di istruzioni e informazioni. Ci si dovrà guardare dall’informazione condizionata, falsa o asimmetrica (data solo ad alcuni gruppi, talvolta millantata come confidenziale) senza credere a messaggi di resa, perché “se la Svezia fosse attaccata da qualunque altro Paese noi non molleremo mai”.

Un opuscolo con istruzioni a tutti i cittadini in caso di guerra era stato distribuito dal governo di Stoccolma nel 1961, in piena guerra fredda. Due anni fa, prima della Svezia, era stata la Finlandia ad adottare un robusto piano di difesa globale, investendo nel settore militare dopo anni di basso profilo. L’Europa del Nord – Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda e Danimarca – teme un acuirsi della tensione con la Russia. Una paura fondata su due punti indiscutibili: il passato recente, costellato di conflitti e incidenti, e la geografia.

Il Nord Europa ha una posizione strategica nel Mar Baltico, nel mare di Norvegia e in quello del Nord. Quindi rotte commerciali e militari. La regione è anche un ottimo accesso al Circolo Polare Artico, sempre più navigabile in alcune stagioni a causa dell’innalzamento delle temperature. Sotto la calotta di ghiaccio si sta aprendo un forziere finora inviolato, con un quinto dei giacimenti di petrolio e gas non scoperti. Il Nord Europa teme di trovarsi nella traiettoria di interessi contrastanti. La Svezia si trova a 200 miglia da Kaliningrad, avamposto russo e quartier generale della flotta sul Mar Baltico, un’exclave tra Polonia e Lituania, l’unico accesso al mare che, d’inverno, resti libero dal ghiaccio.

E’ dal 2014 che la situazione tra Russia e Nord Europa peggiora. L’Ucraina in quell’anno promosse una rivoluzione filo europeista sganciandosi dall’influenza russa. Dal 2017 l’Ucraina è legata all’Ue da un “accordo di associazione”. La contromossa della Russia, sempre nel 2014, fu l’annessione della Crimea, che faceva parte dell’Ucraina. Sull’onda di un referendum denunciato come illegittimo dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da altri 71 Paesi, la Crimea dichiarò l’indipendenza e l’adesione alla Federazione Russa.

Oggi la flotta russa sul Mar Nero resta alla fonda nel porto di Sebastopoli. Tre anni fa la Russia simulò un attacco con bombardieri alla Svezia. Poco dopo la Svezia denunciò l’intrusione nelle proprie acque territoriali di sottomarini. La Russia nega. Durante il conflitto ucraino un missile russo abbatté un aereo delle linee aeree malesi partito da Amsterdam. Morirono 293 persone e 15 membri dell’equipaggio. 193 le vittime olandesi. Venerdì scorso, dopo una meticolosa inchiesta civile internazionale, il ministro degli esteri dei Paesi Bassi Stef Block, assieme al governo australiano in rappresentanza delle vittime di quel Paese, ha detto che non vi sono dubbi sull’accaduto e che la Russia deve risarcire tutte le parti lese.

Dopo l’annessione della Crimea l’Unione Europea ha disposto e rinnovato sanzioni economiche contro la Russia. Se stiamo assistendo a un sequel della Guerra Fredda l’elemento diverso rispetto al periodo 1947-1989 è la forte interdipendenza commerciale che, sanzioni o no, Unione Europea e Russia hanno ormai da anni. Nel 2012 la Russia è entrata nell’organizzazione mondiale del commercio, il WTO. Ma anche così l’asse degli affari con l’Europa resta forte. La Russia, secondo il rapporto della Commissione europea 2017, è il quarto partner dell’Ue che, a sua volta, è il maggiore cliente della Russia. Una collaborazione, anche in campo civile, costellata di contenziosi. Giovedì scorso la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager ha deciso di non multare per abuso di posizione dominante Gazprom, la compagnia russa per l’estrazione, la produzione e la vendita di gas naturale. A sua volta il colosso energetico si è impegnato a rivedere i prezzi in alcuni Paesi membri dell’Europa centrale e dell’Est. In questa Guerra Fredda 2.0 giocata su tante scacchiere figura anche l’attività russa di entrismo nella politica nei Paesi dell’Unione, accusa a volte fondata, a volte no. Per ora il sogno di un’Europa unita dagli Urali al Mediterraneo si allontana di giorno in giorno.