In ricordo di Pietro Greco, che avrebbe oggi 66 anni. E che ci manca da 4 mesi

Il 20 aprile 1955 nacque a Barano d’Ischia Pietro Greco. All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa. Oggi avrebbe compiuto 66 anni, ci saremmo sentiti con stima e affetto, è anche il compleanno della mia prima figlia, da tanto tempo ci scambiavamo fraterni auguri a distanza.

Come si dice spesso nei casi di personalità straordinarie, Pietro Greco aveva intessuto molte intense relazioni affettive e culturali, le sue idee e le sue elaborazioni erano già migrate da tante parti, nei pensieri e negli scritti di numerosi e numerose sapiens, e continueranno forse a migrare per decenni ancora, non scadono, sono fertili. Si moltiplicano già innumerevoli iniziative per preservare la memoria della sua vita, delle sue attività nel mondo dell’informazione e della comunicazione scientifiche e del suo enorme lascito intellettuale.

Pregi, valori, abilità

Sarebbe bello riflettere un poco anche su un’ulteriore possibile migrazione, libera e consapevole, quella “memica” (di cui tante volta parlammo e scrivemmo), imitare a distanza di tempo e di spazio alcuni comportamenti sociali; nel nostro caso, valutare e imitare con intelligenza critica alcuni comportamenti di Pietro, pubblici e noti; sia chi gli voleva bene di persona sia quanti più altri lo desiderino. Provo a spiegare: nell’anniversario della nascita non voglio aggiungere solo un motivato encomio o un meritato panegirico riferito all’uomo garbato e paziente che ho conosciuto.
Il ricordo di Pietro è associato a tanti pregi valori abilità, per moltissimi di noi. Certo anche lui ebbe conflitti, commise errori, aveva difetti. Conflitto errore difetto, dipende dal punto di vista. Pietro era un maschio e fu figlio fratello marito padre (oggettivamente, comunque ha delle conseguenze biologiche, culturali e storicamente determinate), praticò un tifo non fideistico, sempre più pudico, come alcuni di coloro che vivono e sanno maturare con gli anni (l’atavico amore familiare ischitano e juventino, a esempio), fu comunista (non scordò mai il legame convinto, laico e ironico, con le idee e le lotte del Pci, con almeno tre generazioni di comunisti italiani). Io li considero accidentali caratteri comuni, ma tant’è. Alcuni conflitti ed errori sono forse ricostruibili, difetti (veri) ci saranno pure stati.

L’amore per il proprio lavoro

Pietro dava raramente giudizi perentori, eppur gli capitò, per persone o testi, atteggiamenti o pronunciamenti, anche molto negativi. Pietro amava quel che aveva e faceva, non sopportava sopraffazioni e sfruttamenti, come a tanti la vita non ha risparmiato frustrazioni costrizioni discriminazioni ingiustizie. Perlopiù era cauto, mite: bisognava dargli motivo per ostentare disappunto, e spesso l’occasione era soltanto riflettere e parlare di sé e di noi, dei problemi altrui. Sapeva ascoltare con attenzione e rispetto, tendeva all’empatia e a condividere i guai degli altri, riservato sui suoi. Quel che rileva è l’atteggiamento (tendenzialmente da imitare): correre l’umile rischio di adottare sempre (o quasi) gentilezza e flessibilità nelle relazioni interpersonali; far godere gli altri delle proprie capacità per quanta più vita possibile, mostrarsi disponibile a valorizzare e aiutare, con minime invadenze e diseguaglianze; d’altro lato, godere delle capacità altrui, scegliendo volontariamente di mettere in un cantuccio oggettive dinamiche di virilità, competizione e gelosia.
Si vive così poco, si vive con così tante plurivalenze e ambiguità, vi sono già così tante violenze e contrasti, forse è inutile peggiorare il quadro: nelle relazioni personali sottolineiamo innanzitutto quel che un altro o una comunità sa fare, diamo una mano gratuitamente a individui o collettivi che incrociamo. Nella sua vita Pietro Greco ha fatto godere tanti del solo suo esistere e pensare e parlare.
Non taceva opinioni politiche e sociali, anzi le manifestava sempre con coerenza e chiarezza, laico e di sinistra, perbene e democratico. Credo che, nel merito, abbia avuto quasi sempre ragione, meticcia affinità culturale; eppure è sul metodo “scientifico” che nei decenni è cresciuto un indispensabile timido affetto, vivere l’essere appassionato maschio di sinistra con pensiero ironico e con principio isomorfico, fare tante cose insieme per e con il piacere di condividere momenti d’esistenza. Buon triste compleanno, fratello!