Immaginando la scuola da ricostruire
dopo la dura lezione dell’epidemia

Il virus è la malattia della globalizzazione e incarna l’ideologia neoliberista dove tutti sono in guerra contro tutti e individualismo ed egoismo sono celebrati come valori positivi. L’isolamento sociale è un nuovo stile di vita e una nuova religione. Ad esso si accompagna l’eterna visibilità delle nostre identità virtuali sui social, senza diritto neppure all’oblio, alla disconnessione dopo la morte fisica dei nostri corpi.

Prima del Covid 19 la nostra esistenza ci veniva già narrata come una guerra feroce, un mercato senza regole dove tutti eravamo in eterna concorrenza, in una giungla primitiva in cui, per sopravvivere, dovevi imparare in fretta a difenderti e a sferrare colpi bassi senza farti troppi scrupoli. L’Altro era già un concorrente, quindi un potenziale nemico. L’Altro erano già gli altri, tutti gli altri. Proprio come ci conferma il Covid 19: chiunque può essere l’untore che ci ferisce e ci uccide. Prima del Covid 19 lo straniero era il diverso da noi, arrivava da lontano. Ora siamo tutti stranieri l’uno all’altro. E le persone più pericolose sono proprio quelle che ci sono vicine. Ci sentiamo tutti contagiati asintomatici. Potenziali malati. Armi di distruzione di massa. Siamo tutti kamikaze. Ma il virus ci parla anche di uguaglianza, di fragilità, di fratellanza. Come esseri umani, facciamo sempre di tutto per dividerci e sottometterci l’uno all’altro, ma il filo sottile della nostra fragilità, sinonimo di umanità, resiste, non si spezza, ci tiene tutti uniti. In tanti oggi ripetono: nessuno si salva da solo. Per sconfiggere la pandemia stiamo imparando a cambiare il nostro stile di vita: dobbiamo avere pazienza, rispettare regole, e farlo tutti insieme perché il comportamento di tutti è importante, a prescindere dalla sua identità.

Cambiare modo di pensare

Anche per avere una scuola di qualità dobbiamo fare lo stesso: cambiare il nostro modo di pensare. Insieme. Immaginare che Scuola e Repubblica siano ancora sinonimi e lo siano sempre. Le regole per un rientro a scuola in sicurezza andranno rispettate. Ma stiamo attenti a non trasformare la casa dei bambini e dei ragazzi in luogo di sola sorveglianza, funzionale al sistema produttivo nell’offrire a chi lavora un posto dove lasciare i figli, ma magari non funzionale proprio a loro: i bambini e i ragazzi. Sicurezza vuol dire avere una scuola di qualità, non una scuola qualunque, una scuola senza qualità. E per avere una scuola sicura e di qualità occorre investire, non risparmiare. Costruire scuole nuove, spaziose, sicure, belle, attrezzate. E pulirle bene con disinfettante, certo. Ma anche fornendo materiale scolastico e carta igienica per i bagni, che in questi anni, anche nella scuola dell’obbligo, pubblica e gratuita, non ci sono, e pagano i genitori degli studenti. Per avere una scuola sicura e di qualità occorre riflettere sull’impatto delle misure adottate, nel breve el ungo termine, per non rischiare di produrre effetti peggiori della stessa pandemia.

In cima alle priorità

Mettere la scuola in cima alle priorità non solo prima delle campagne elettorali, ma anche dopo. Avere un contatto con la natura come esperienza educativa, non solo come diversivo durante una pandemia. Dare a bambini e ragazzi meno ordini e precetti e più esempi. Trascorrere più tempo insieme a loro, non diminuire il tempo scuola. Non farli vivere nel mondo malato in cui li abbiamo fatti nascere, ma lasciarli immaginare e crearne uno più sano. Parlare meno noi e ascoltarli di più. Ascoltare quella saggezza di specie che bambini e ragazzi incarnano naturalmente e di cui oggi, come adulti, abbiamo assoluto bisogno per salvare noi stessi e il nostro pianeta. Avendo ben chiaro che solo da una scuola più giusta, più sicura e più bella può nascere una società migliore: più giusta, più sicura, più bella. Tutti insieme. Perché le cose veramente importanti non le fa mai uno solo, si fanno in tanti. Trovata la rima? Tanti, importanti.

 

Questo testo è tratto dal libro di Giuseppe Caliceti “La scuola senza andare a scuola. Diario di un maestro a distanza”, in libreria dal 16 luglio per l’editore Manni che ringraziamo per la gentile concessione.