Ilva o non Ilva, l’ambiguità dei grillini

Il nuovo governo chiuderà l’Ilva, o renderà i suoi impianti meno inquinanti? A chiederselo sono in molti sulle sponde del Golfo di Taranto puntando soprattutto l’attenzione sui grillini che sulla chiusura del siderurgico hanno guadagnato una barca di voti nei quartieri più prossimi allo stabilimento. Gli ambientalisti parlano di bluff, gli industriali chiedono invece chiarezza.

Iniziamo dai primi. A non convincere gli ecologisti sono quelle poche righe dedicate all’argomento “Ilva” contenute nel contratto del nascente governo giallo-verde. «Parole ambigue, in perfetto stile democristiano che dicono tutto e il contrario di tutto», afferma ad esempio Gregorio Mariggiò, leader pugliese dei Verdi, già rivale del presidente Michele Emiliano alle precedenti elezioni per la presidenza della Regione Puglia. Che spiega: «Non basta scrivere, tra una virgola e l’altra, la parola “chiusura” se poi il concetto è l’ambientalizzazione». Più epica la lettura che ne dà un’altra ambientalista tarantina, Annamaria Moschetti, che paragona la stessa parte del contratto alle enigmatiche profezie della Sibilla Cumana famosa per le sue risposte il cui significato era modificabile con il semplice spostare della virgola. Quindi interpretabile in base alle volontà della persona a cui era indirizzato l’oracolo.

L’analisi dei Verdi che sul futuro dell’acciaieria più grande e più pericolosa d’Europa seguono da sempre la linea più radicale (chiusura e smantellamento e avvio di un piano di riqualificazione dell’area che mantenga e aumenti i livelli occupazionali come è avvenuto a Bilbao e Pittsburgh), la spiega bene Mariggiò.

«Nel contratto di governo Di Maio – Salvini – dice  -, si parla di “progressiva chiusura” delle fonti inquinanti ma non è dato sapere quali saranno i tempi e quali saranno i modi». Ma quello che accresce i dubbi dei Verdi è la parte in cui si fa riferimento ai «migliori standard mondiali». Si legge all’ultimo capoverso del punto su “Ambiente, new economy e rifiuti zero” del “contratto”: «Ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto». «Che tradotto – spiega il rappresentante pugliese del partito di Bonelli – altro non è che l’ambientalizzazione del siderurgico, termine ancora più chiaro nel passo successivo dove si afferma di dover proteggere i livelli occupazionali promuovendo lo sviluppo industriale del Sud». Mariggiò fa notare che la terminologia “migliori standard mondiali” è stato il cavallo di battaglia di tutti i ministri allo sviluppo economico degli ultimi dieci anni per giustificare “pseudo” miglioramenti di un’impiantistica oramai obsoleta e da «mandare in discarica poiché non esistono standard migliorativi capaci di abbattere l’inquinamento prodotto dagli impianti di Ilva». Da qui la domanda: l’Ilva chiude, o dovrà essere adeguata ai migliori standard mondiali sulla sicurezza ambientale?

Una prova della scarsa chiarezza dei programmi grillini lamentata dagli ecologisti, la offre Confindustria di Taranto il cui presidente Vincenzo Cesareo, evidentemente disorientato anche lui su quale lettura dare all’«oracolo della Sibilla Cumana», cerca di fare chiarezza portando, ovviamente, la barra dalla sua parte. «Attorno al risanamento o alla chiusura dell’Ilva di Taranto – scrive l’industriale in una nota stampa – si rincorrono in questi giorni, anche a seguito della stesura oramai ultimata del contratto di governo, voci contrastanti e in alcuni casi anche molto confuse».

«Considerato che si parla del futuro del nostro territorio, un po’ di chiarezza non guasterebbe», scrive Cesareo ribadendo la sua netta contrarietà alla fermata dello stabilimento». La tesi del governo degli industriali è nota: «La chiusura, invocata erroneamente come se fosse realmente la risoluzione di tutti i mali, non farebbe che aggiungere povertà ad un territorio già dilaniato da una crisi visibile a tutti, e che coinvolge tutti i settori».

I rappresentanti tarantini e pugliesi del Movimento 5 stelle sul delicato argomento preferiscono tacere.