Tanti focolai
Il virus lascia l’Oriente
e sbarca in Occidente
Da mercoledì, 11 marzo 2020, la Convid-19 è diventata la prima pandemia dichiarata tale dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) dopo le nuove linee guida emanate nel 2009. Ed è anche la prima pandemia causata da un coronavirus. Significa non solo che il virus SAR-CoV2 sta ormai contagiando persone in decine e decine di paesi in ogni continente, ma che non ha più un solo focolaio, bensì molti ormai indipendenti. Cosa significa? Tutto e niente. Per l’Italia, per esempio, nulla cambia, soprattutto dopo l’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio. Mentre per molti altri paesi che finora hanno fatto poco per contrastare la diffusione del virus (parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, l’eritreo che dirige l’OMS) significa che debbono darsi una mossa. E qualcuno se la sta dando, la mossa. Qualche altro non ancora.
Occorre muoversi
In ogni caso niente panico e molto olio di gomito, perché ‒ come sostiene ancora Tedros Adhanom Ghebreyesus ‒ non abbiamo mai visto in passato una pandemia che non sia stata controllata. Diamoci da fare per trasformare le potenzialità in atti concreti.
In primo luogo, vediamo che in Italia i contagi continuano ad aumentare, anche se con una velocità forse leggermente minore. Ma questa sensazione potrà essere confermata solo tra qualche giorno. In ogni caso per verificare gli effetti dei decreti che hanno, in buona sostanza, progressivamente trasformato tutta l’Italia in “zona rossa” occorrerà attendere almeno una settimana. Continuano a essere statisticamente più alte che in ogni altro paese le morti. E ancora non è chiaro perché.
Ma cerchiamo di contestualizzare la nostra situazione rispetto a quanto sta succedendo nel resto del mondo. Prendiamo, a proposito e per uniformità, i dati pubblicati dal sito worldometer alle ore 17.00 di ieri, giovedì 12 marzo: i contagi rilevati in tutto il mondo erano 129.842; le persone guarite 73.423 (il 56,5%); le persone in condizioni critiche 5.711 (il 4,4%), i morti 4.751 (il 3,7%). In entrambi i casi, dopo un deciso rallentamento a fine febbraio, si registra una nuova crescita di tipo esponenziale. Poiché in Cina ieri si sono registrati solo 18 nuovi contagi e 11 decessi, è nel resto del mondo – e segnatamente in Europa e in Nord America – che la crescita ha in questo momento la massima velocità.
D’altronde, lo dicono anche i numeri assoluti: a parte Italia e Iran, il numero maggiore in assoluto di nuovi casi sono stati registrati in Spagna (726), in Francia (497) in Germania (389), in Svizzera (215), in Svezia (135), nel Regno Unito (130). La Spagna è diventato il primo paese europeo per numero di contagi (oltre 3.000) dopo l’Italia. Ma Germania e Francia hanno già fatto registrare oltre 2.000 casi.
Negli Stati Uniti i contagi registrati sono quasi 1.400. Ma ciò che è più importante è che le curve di crescita di questi paesi sembrano seguire l’andamento esponenziale di quella italiana, solo sfalsata di alcuni giorni. Detto in altri termini: il virus si sta diffondendo in Europa e negli Stati Uniti e rischia di avere la medesima crescita di quella fatta registrare in Italia. No, davvero l’Occidente non ha imparato la lezione che ci viene da Oriente.
La lezione da Oriente
Le speranze, infatti, vengono tangibilmente dal Sud-Est asiatico. Perché se in Cina la battaglia è stata vinta in maniera pressoché definitiva (salvo maligni colpi di coda), anche in Corea del Sud il contagio sta rallentando. Ora si teme però che la capitale Seul possa diventare un nuovo focolaio. In ogni caso, gli andamenti di questi due paesi sembrano confermare le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus: questa pandemia può essere controllata.
Ma anche le altre parole del Direttore generale dell’OMS devono essere prese in seria considerazione: non tutti i paesi si sono dati una mossa. Per esempio nel Regno Unito, che ormai conta 590 contagiati, ieri l’altro si è giocata una partita di calcio (a Liverpool) con uno stadio strapieno: 50.000 spettatori. E in Francia, al momento in cui scriviamo, malgrado i quasi 2.300 contagiati è ancora possibile effettuare manifestazioni con assembramento di mille persone.
Tuttavia alcune donne e uomini di stato stanno manifestando una forte (sia pure tradiva) preoccupazione. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che in Germania è a rischio contagio tra il 60 e il 70% della popolazione se non si interviene. È forse anche per questo che ha dichiarato la propria solidarietà con l’Italia, con un significativo nulla osta all’aumento della spesa pubblica che è stato annunciato nel nostro paese.
Anche Donald Trump, a suo modo, ha manifestato la sua preoccupazione. Come spesso succede al presidente degli Stati Uniti, Trump ha rapidamente rivoltato come un guanto il suo atteggiamento e dalla forte minimizzazione è passato all’azione. Aggressiva verso gli altri, come al solito. Ha dato colpa agli europei dei contagi americani (la destra sovranista cerca sempre un colpevole lontano da sé) e ha chiuso unilateralmente i voli con l’Europa, Regno Unito escluso. Nel medesimo tempo ha dato una piccola lezione (positiva questa volta) al Vecchio Continente: ha annunciato uno stanziamento di 250 miliardi di dollari per combattere gli effetti della Covid-2019, dopo aver già stanziato 5 miliardi per la ricerca e altri 3 per il contrasto immediato al virus. L’Unione Europea della volenterosa Ursula von der Leyen si è fermata a 25 miliardi di euro, in pratica un decimo rispetto alla cifra annunciata da Trump.
È un campanello d’allarme che vale tanto sul piano sanitario che su quello economico. Europa, svegliati!
Perché dobbiamo dircelo: questa partita non si gioca su scala comunale, regionale o nazionale, ma a livello continentale e planetario. O ci siamo tutti e uniti e organizzati, oppure assisteremo alla resistibile vittoria del virus.
Qualcuno si è svegliato, per la verità. Qualche furbetto, per esempio. Un volo da Londra verso l’Italia che solo ieri con una compagnia low cost costava 20 sterline è balzato a 240 sterline. Della serie: speculo su chi è costretto a rientrare a casa. Forse un’inchiesta (magari dell’Unione Europea) su questi comportamenti, che non sono dissimili da quelli che hanno portato all’impennata del costo dell’amuchina o dei guanti usa e getta, non guasterebbe.
Dovremmo registrare, per la verità, anche alcune sbavature di persone con ruoli istituzionali, sia a livello nazionale che regionale. Proprio mentre mettono all’indice il comportamento di cittadini che magari fanno solo una passeggiata da soli (come raccomanda di fare Walter Ricciardi), rompono platealmente la loro quarantena o organizzano conferenze stampa con assembramenti ben più pericolosi. Ma non è il momento di fare polemica. Ora dobbiamo solo essere uniti nel rispetto il decreto del governo. Quando tutto sarà finito, avremo tempo e modo di analizzare anche i peccatucci.
Siamo, però, già in tempo per ringraziare i medici e gli infermieri e gli operatori sanitari tutti che in ogni parte d’Italia stanno rendendo onore al Servizio Sanitario Nazionale. Che, ricordiamolo ora più che mai, è uno dei migliori al mondo.
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