Il virus, i turisti e i migranti, tra le due anime della Calabria
Le due anime della Calabria: una accogliente, l’altra diffidente. Che, poi, per onestà intellettuale verso chi in Calabria vive, non è nemmeno possibile tracciare tra le due posizioni una linea precisa, perché la realtà è molto più complessa di quella che può sembrare e che viene raccontata. E’ cronaca di questi giorni ciò che è successo a Roccella Jonica e ad Amantea, due Comuni calabresi che condividono problemi noti e atavici. Uno per tutti: distano tra di essi 143 km, ma, per spostarsi dal primo al secondo, occorrono circa tre ore in treno e quasi due in macchina.
Tra due mari
Roccella è sullo Jonio, Amantea nella parte opposta, sul Tirreno. Due mari, in mezzo ai quali si distende l’estrema propaggine d’Europa e, una volta, del mondo conosciuto, una penisola stretta e montuosa, che fa dei suoi abitanti un “razza” di gente attaccata alla terra, ma non tanto da non esser tentata almeno una volta nella vita ad abbandonarla, e, nello stesso tempo, protesa, spiegata, ma sempre, ancora, tenacemente ancorata.
Sullo Jonio probabilmente avvennero i primi sbarchi provenienti dall’Ellade, lo testimoniano documenti letterari, filosofici, archeologia e lingua, il grecanico, come pure sul Tirreno e nel suo entroterra, più tardi diventato rifugio di monaci basiliani e vittime delle guerre di religione. L’antica xenìa, ospitalità, dovrebbe essere il tratto distintivo di questo popolo fiero, schivo, rude, a tratti. Eppure, anche qui le percosse della storia hanno finito per alimentare diffidenza, paura, assoggettamento. E oggi, di fronte all’incognita di un lavoro che manca, alla perdita di prospettive in loco, all’avvicendamento di classi dirigenti spesso inadeguate o, peggio, succubi, di una popolazione sempre più vecchia, di generazioni di giovani che vanno via o non tornano più dopo gli studi universitari, di politiche ambientali, sociali, infrastrutturali miopi, finisce che con qualcuno bisogna pur prendersela.
Ed è naturale prendersela con chi rappresenti ai tuoi occhi una minaccia, nel senso che ti sbatte in faccia chi eri, sei stato, per secoli, un emigrante, chi puoi ritornare a essere, un emigrante.
Il contagio a senso unico
Di fronte ai pakistani, alcuni dei quali risultati positivi al covid-19, qualcuno ad Amantea ha reagito bloccando la statale e spingendo il governo regionale ad azioni di forza con quello centrale; Roccella Jonica ha intrapreso la strada del buon senso, più ragionata, meno di pancia, più scomoda, forse.
“La strettissima e fattiva collaborazione tra tutte le istituzioni competenti sta consentendo di vivere in assoluta serenità questa pur impegnativa vicenda, consentendo all’Ente di tutelare il prioritario valore della sicurezza sanitaria della cittadinanza, nel rispetto dei principi di solidarietà nei confronti dei più deboli, ai quali mai Roccella verrà meno”, ha scritto in una nota Vittorio Zito, sindaco della cittadina della Costa dei gelsomini. Nel frattempo, nella parte opposta della Calabria, si buttavano per terra, bloccando la circolazione di un’arteria vitale per il collegamento interprovinciale, parlando a quella parte di calabresi, e non solo, che focalizzano le proprie paure e frustrazioni su chi è più debole, perché immigrato, povero e per giunta positivo al coronavirus.
“Le immagini di Amantea, di gente sdraiata per terra per impedire il passaggio delle persone di nazionalità pakistana, che sono risultate positive al tampone, non può che interrogare le nostre coscienze. – ha commentato Enzo Infantino, attivista per i diritti umani – Di fronte a quella orrenda sceneggiata mi sono fatto prendere dallo sconforto. Non riuscivo a trovare le giuste parole per esprimere il mio profondo sdegno. Gente che riesce solo a urlare la propria rabbia con i più deboli, i più indifesi e che invece si abbassano davanti al potente che continua a trattarli da sudditi”.
Le 70 persone, appena arrivate, sono state tutte sottoposte al tampone e i 28 risultati positivi sono stati messi subito in quarantena. “Mi chiedo se lo stesso trattamento sia stato riservato ai tanti che in questi giorni stanno arrivando in Calabria dal Nord Italia, ai quali non viene fatto nessun controllo. – continua Infantino – Io stesso, qualche settimana fa, sono stato in Piemonte e, nonostante al mio rientro mi fossi registrato sul sito della Regione chiedendo di essere sottoposto al tampone, ancora attendo che mi venga comunicato il giorno e il luogo in cui dovrei fare l’esame”. Ha provveduto da solo, ha fatto a pagamento il test sierologico, risultato fortunatamente negativo.
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