Il verso della memoria per cercare
quei nostri figli che non tornano

“Avviene ogni notte un’apocalisse minore / ogni mese, qualcuno che ho conosciuto, risorge / si presenta un po’ smagrito di fronte alla luce / della cucina per un privato giudizio, lo interroga / con in mano la penna un’ombra commossa / annota un numero sotto a una data, si salutano / in silenzio e quello torna nel buio di una / vecchia scatola, è un lavoro che richiede acume / e tatto, nel chiedere, precisione, ciascuno / ripete quel numero, ha un desiderio / vorrebbe essere esaudito”.

Matteo Zattoni pubblica dopo oltre dieci anni un nuovo libro di poesia. Lo fa per l’editore peQuod nella collana guidata da Valentino Ronchi, muovendosi in una direzione con cui spesso negli ultimi mesi abbiamo dovuto fare i conti, quella degli abbandoni.

anziani
Foto di Sabine van Erp da Pixabay

Il ricordo delle persone fa parte di una storia privata che diventa complessiva; una storia che accade nel ripercorrere le vicende famigliari, e ci consente di capire da dove veniamo ma anche come la nostra infanzia ci ha reso le persone che siamo: incontri, letture, piccoli momenti. Ogni vicenda può essere scatenante, l’amore per i libri, per l’arte, le biblioteche, i teatri.

Siamo stati accompagnati in ogni luogo che per noi oggi è fondamentale. Matteo Zattoni celebra coi suoi testi queste vicinanze e queste eufonie, nella lucidità del distacco, perché allontanandosi, come indicato in postfazione, la prospettiva del tempo rende le cose nitide e chiare, le asciuga dalle contingenze, rende le analisi piene.

Ogni giorno facciamo i conti con parte del nostro passato, un passato irrecuperabile che va comunque mantenuto nella memoria privata. Il processo di distacco può essere lento, come per certe malattie, o traumaticamente immediato, come in alcuni tragici accadimenti. Eppure, sia che si lasci spazio all’elaborazione, sia nel caso contrario, irrimediabilmente i meccanismi devono essere messi in azione, rendendoci consapevoli della strada che ancora dobbiamo percorrere e di come tutte le conoscenze e sensibilità che abbiamo ricevuto dovranno essere tramandate ad altri.

Siamo nella nostra esistenza come i tedofori che passano la fiaccola della conoscenza ad altri, una fiaccola che abbiamo il dovere di non spegnere ma al contrario di fare brillare e risplendere per illuminare le tenebre contemporanee.

“Quel qualcuno che ora è misto all’aria / ai trucioli, all’odore che risveglia / nella sala delle vernici, odore / buono di fatica e meraviglia / macchinari e mani nere / di un nero indelebile, e mulina / in alto, nella polvere su / fino al carro-ponte / tu, Gino / il mio destino che aspetta / quasi un secolo per compiersi / nell’aria dei torni delle frese / di quando si viene da fuori / dritto tra le macchine dell’officina”.

Ricordarsi da dove veniamo, come le nostre famiglie hanno lottato, affrontato il lavoro, le guerre, le miserie, le sconfitte, come tutto questo sia stato necessario per farci essere qui ed ora ed impegnarci per andare oltre, per non abbatterci di fronte alle mille difficoltà quotidiane, anche questo è un meccanismo prezioso. Matteo Zattoni racconta vite della sua famiglia, vite importanti per la cultura del proprio territorio, una provincia sempre attiva e curiosa, in cui ogni libro era ed è, tuttora, un privilegio, in cui anche la tecnica è al servizio dell’arte e dell’architettura (l’officina della cava a cui si fa riferimento nel testo è stata fondata dal nonno dell’autore e produce macchine per tagliare e lucidare marmo e pietra. Tra i modelli prodotti la macchina Gemini con cui è stato levigato il pavimento della Pyramide del Museo Louvre a Parigi).

Riportare ogni memoria all’arte e alla cultura è il più grande regalo che possiamo fare a noi stessi. Abbiamo bisogno di prendere tempo per tramandare a chi ci sta attorno quello che abbiamo vissuto negli anni di formazione; solo in questa ottica di condivisione potremo rendere la giusta memoria di ciò che è stato fatto per noi; solo in questo modo potremo uscire da una società virtuale impoverita dalla mancanza di relazioni piene, concrete.

 

 

Matteo Zattoni

I figli che non tornano

Edizioni peQuod.