Il vaccino anticovid?
Niente entusiasmi,
adelante con juicio
Il presidente della Pfizer, Albert Bourla, ha annunciato lunedì scorso che il vaccino anti-COVID che la grande azienda del farmaco sta sviluppando con Biontech funziona. E funziona, anzi, benissimo: risulta infatti efficace nel prevenire il 90% delle infezioni. L’ANSA riporta che la Biontech tedesca ha poi confermato l’annuncio aggiungendo di voler chiedere l’autorizzazione per la produzione, insieme alla stessa Pfizer, la settimana prossima alla Food & Drug Administration (F&DA) l’agenzia americana che si occupa della sicurezza di cibo e farmaci.
Entusiasta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che via tweet ha dichiarato: «Ottime notizie da Pfizer e Biontech sui risultati positivi della loro sperimentazione clinica per un vaccino contro il Covid-19. La scienza europea funziona! La Commissione presto firmerà un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Continuiamo a proteggerci a vicenda nel frattempo». Più prudente il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha definito «incoraggiante» l’annuncio sul vaccino.
Sì, è una notizia incoraggiante, ma va maneggiata con cautela.
Un annuncio incoraggiante
Diciamo che la sperimentazione del vaccino Pfizer/Biontech ha quasi ultimato la fase 3 (la fase di sperimentazione su un ampio campione), ma non l’ha ancora portata a termine. Non ha avuto ancora una validazione scientifica né tantomeno l’autorizzazione e distribuire il candidato vaccino, né da parte della F&DA americana né tantomeno da parte della consorella europea. Si tratta, dunque, di un annuncio incoraggiante, appunto, ma non definitivo.
Non è il primo vaccino oggetto di simili annunci. Altri ce ne sono stati, ma finora nessuno è stato somministrato in Occidente. Quello di AstraZeneca e Università di Oxford, con il contributo dell’italiana Advent-Irbm di Pomezia, per esempio è già in produzione, ma non ha ancora ottenuto le autorizzazioni necessarie. Certo, c’è l’eccezione di quello russo e di quelli cinesi. Ma da noi quei vaccini non sono giunti per il semplice fatto che la loro sicurezza non è stata testata dalla comunità scientifica internazionale e validata dalle nostre autorità sanitarie. Magati possiamo fidarci più delle dichiarazioni delle due aziende occidentali, Pfizer e Biontech, che di russi e cinesi. Ma sta di fatto che questo nuovo annuncio può contare, per ora, solo sulle parole della direzione delle due aziende. È dunque un annuncio incoraggiante, come dice il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ma è ancora presto per mostrare entusiasmo, come invece ha fatto Ursula von der Leyen.
Non è la sola esponente politica, la presidente della Commissione, a mostrarlo questo entusiasmo. Molti tra i principali mass media italiani hanno rilanciato conevidenza ben poco critica la notizia. È evidente che entrambi, la presidente e i media, hanno fiducia nella ricerca targata Pfizer/Biontech. Sia chiaro, la probabilità che abbiano ragione non è proprio zero. Anzi, ci auguriamo che la loro fiducia abbia davvero prestissimo buon esito. Ma, spiace dirlo, per ora si tratta di una fiducia preventiva, non ancora fondata sui fatti scientifici. Il processo di sviluppo può infatti fermarsi in ogni momento prima che il vaccino abbia dimostrato di essere sicuro ed efficace. Queste dichiarazioni a opera di membri delle istituzioni e dei mass media non sono solo imprudenti, ma potrebbero rivelarsi deleterie. Perché se per una qualche ragione lo sviluppo del vaccino si dovesse fermare, il rischio è quello di suscitare disillusioni dopo troppe frettolose illusioni e di far male sia alle persone e sia alle stesse farmacologia e alla ricerca, che rischiano di perdere credibilità.
Quello che ancora non sappiamo
In realtà sappiamo troppo poco di questo candidato vaccino in fase avanzata ma non ultimata (candidato insieme a un’altra decina in tutto il mondo). Non sappiamo esattamente a chi e dove è stato somministrato. Non sappiamo com’è composto il campione per fasce di età e ambiente geografico e condizioni socioeconomica.
Non sappiamo come distribuirlo e come organizzare una catena del freddo che lo conservi a -70 °C. I frigoriferi in grado di farlo sono a disposizione di pochi centri di ricerca, non certo di migliaia di ospedali e farmacie. Non sappiamo dove e come somministrarlo. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà per la logistica.
Si comprende la fretta dell’annuncio. Ma in questo momento tutto possiamo rischiare tranne di perdere fiducia nella medicina e nella scienza. Ma non vorremmo lanciare il messaggio sbagliato. Speriamo che questa volta l’annuncio sia seguito, immediatamente, dai fatti.
Per fortuna il nostro Ministro della Sanità, Roberto Speranza, che pure altre volte in passato si era detto certo che entro la fine di quest’anno avremmo avuto il vaccino contro il COVID, ora ha invitato alla giusta cautela. Aspettiamo, dunque, con fiducia ma senza entusiasmi smodati.
Con una ulteriore chiosa, che non bisogna dimenticare. Se e quando il vaccino finalmente ci sarà, occorrerà garantire che l’accesso accesso sia equo e per tutti. In Italia come in tutto il mondo.
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