Il Santuario dei Cetacei
minacciato da burocrazia
e interessi degli armatori

Carta straccia. Questo diventano le parole roboanti di accordi, protocolli d’intesa, strombazzati per via mediatica ma mai riempiti di contenuti o di decisioni sostanziali. Quando accade l’incidente ci si chiede: “E’ stato fatto tutto il possibile?” La risposta è sempre una sola: no. Perché nessuna normativa, nessuna regola accompagna quegli accordi. Dei fogli di carta in burocratese arricchiti da intenti ambiziosi che si vanno a spiaccicare contro le minacce “che si fanno incidenti”. Nel Santuario dei Cetacei è accaduto quello che si temeva accadesse in un’area di mare in cui ogni giorno transitano migliaia di navi provenienti da tutto il mondo e sulle cui osservanza delle regole anche minime di navigazione ci sono molti dubbi. Una collisione tra due navi cargo con uno sversamento importante di carburante in mare ha scoperchiato una situazione di complicata convivenza tra la potenza di fuoco del traffico merci incontrollato, della esagerata stazza delle grandi navi passeggeri e del pericolo petroliere con il loro carico di inquinanti di cui non sappiamo nulla, con l’habitat di una serie incredibile di creature marine: balenottere, capodogli, stenelle, zifii, globicefali. Un triangolo che tocca Francia e Italia e che ha caratteristiche che lo rendono unico. Una ricchezza, come da anni spiega Greenpeace “dovuta a una corrente che proviene da sud e, incontrando l’ostacolo insormontabile dell’arco ligure, è costretta a deviare verso ovest, generando un vortice che ‘aspira’ le acque di profondità ricche di sali nutritivi (che per gravità tendono a sedimentare). I sali fertilizzano le acque di superficie dove penetra la luce del sole, innescando la moltiplicazione di minuscole alghe marine (il fitoplancton)”. Un habitat ideale per la balenottera comune che è il più grande animale del pianeta ed esige la massima protezione. Non ci interessa la tutela degli animali? Va bene. Ma è la stessa area del Mediterraneo vocata per bellezza, biodiversità, ricchezza naturale ad uno sviluppo turistico sostenibile che ci potrebbe rendere unici nel mondo e risollevare le sorti del nostro Paese esclusivamente valorizzando e proteggendo i nostri mari e le nostre coste! Ma anche questo non basta. Il nostro mare continua ad essere regolato da norme sulla navigazione che rispondono solo agli interessi economici degli armatori che hanno un solo intento: trasportare qualsiasi cosa a costi sempre più risicati, dove la sicurezza diventa un di più facilmente aggirabile per via della mancanza di controlli. In mare come a terra è sempre lo stesso copione. In questi ultimi anni, come dice Greenpeace, le minacce all’habitat dei grandi cetacei sono aumentate anziché diminuire.  Perché è aumentato l’inquinamento chimico e organico, quello acustico, la pesca illegale, cosi come il traffico navale che, intensissimo, rappresenta un fattore di disturbo molto importante per i cetacei.

Gli illusi, gli ottimisti (non è un girone dantesco), i creduloni pensavano che l’idea di decidere di difendere quell’area con un accordo transnazionale, di per sé potesse generare effetti positivi per l’intero sistema marittimo e marino. Come no! Non c’è nulla meglio di qualche anno fa. Non c’è traccia di dati (non sappiamo nulla sul traffico merci, sull’inquinamento, sulla pesca illegale), se non fosse per le azioni importantissime di ricerca e analisi delle associazioni ambientaliste (Legambiente, Greenpeace, WWF, Marevivo) che rimangono gli unici soggetti a prendersi cura del nostro ambiente naturale. Lo Stato latita con la faccia rivolta altrove.  Il Santuario che dovrebbe essere il motore di un ripensamento delle attività umane, incluse quelle industriali, che hanno effetti sul mare rimane carta straccia. La vecchia idea di Greenpeace di realizzare una rete di riserve marine in altura che tuteli il 40% del Mediterraneo e che comprenda il Santuario dei Cetacei sa di illusorio.  In quest’area si dovrebbero sperimentare approcci innovativi, convogliando risorse e generando occupazione e innovazione con l’obiettivo di eliminare o minimizzare le minacce che incombono sui cetacei, di passare dallo sfruttamento selvaggio delle risorse a una gestione che garantisca la salvaguardia dell’ecosistema. Tutte belle parole finché un incidente……