Il presidente del governo sovranista e la risata seppellitrice di Angela
Chissà se anche stavolta una risata li seppellirà. L’inizio della fine di Berlusconi fu segnato dal siparietto di Sarkozy e Merkelche ridevano beffardamente del cavaliere. Ora il destino buffo dell’avvocato del popolo potrebbe essere segnato dalla risata incontenibile che la cancelliera tedesca non è riuscita proprio a trattenere dinanzi alla surreale descrizione della vicenda grottesca chiamata governo del cambiamento.
Il presidente del governo sovranista, che con la rudezza padanaintende spezzare le reni all’Europa dei tecnocrati e abbattere le élite liberali ostili al popolo, chiede soccorso proprio al nemico teutonico, contro il quale il suo esecutivo dichiara una guerra permanente. “Certo! Ma Angela, non preoccuparti”, dice il premier. La sovranità riconquistata dalle patrie bandiere consiste dunque nella libertà di chiamare per nome il cancelliere tedesco e nel chiedere lumi su come tenere a bada il capitano in divisa che vuole rompere tutto.
Dinanzi al quadro dell’avvocato del popolo (ci sono molti nel partito che dicono: “Il nostro amico è la Germania, e quindi dobbiamo fare la campagna contro la Francia!”) Merkel non può esimersi dal rimarcare: “E’ un approccio molto semplicistico”. L’attore di una commedia dell’arte, che in modo così semplicistico raffigura la catena di comando della politica italiana, ci tiene a far sapere in giro per l’Europa che lui è davvero un presidente del consiglio che conta. “Sono molto determinato”, avverte.
In Germania ora sanno finalmente che il presidente devoto è anche uno cocciuto, uno tosto la cui parola è di pietra. Il premier determinato e con i muscoli d’acciaio spiega quindi al cancelliere in cosa consista la sua indomabile volontà di potenza. “La mia forza è che se io dico: “Ora la smettiamo!” Loro non litigano. Ho questa posizione”. Il Grande statista, il braccio di ferro della nuova politica, precisa che per incarico contrattuale deve soltanto preoccuparsi di far cessare i battibecchi che sorgono tra il capitano e il capo politico.
Scene imbarazzanti di cose mai viste. Come il leone shakespeariano (“io sono un leone e non sono un leone, io sono Snug”) così anche Conte dovrebbe affermare “io sono un premier e non sono un premier, io sono Conte”, ovvero il premier conciliatore, mezzano, di fatto una figura inutile.
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