Il Pd guidi una sinistra larga contro
le diseguaglianze

Sabato, qui su Strisciarossa, una firma autorevole come Michele Ciliberto ha pubblicato un’articolata riflessione sul bivio a cui si trova il Partito Democratico in questa crisi di governo (qui il link).
Con la maggior parte di ciò che scrive è difficile essere in disaccordo. Ma, vista la complessa situazione che è venuta a determinarsi, su qualche giudizio ci si può permettere, rispettosamente, di mantenere una diversa opinione.
In termini di metodo, è possibile ritenere riduttivo ragionare soltanto sul Partito Democratico: è tutta l’area del centrosinistra che – in realtà da anni – attraversa una stagione difficile; ma, se il Pd è, per evidenti motivi di dimensioni, indispensabile alla ricostruzione della sinistra di questo Paese, contemporaneamente non si può non vedere che da solo è insufficiente.

Alle elezioni il centrosinistra vince se è largo

PD 30 settembre 2018 Foto Umberto Verdat

Tutte le tornate elettorali più recenti hanno dimostrato che il centrosinistra è competitivo dove il Pd riesce a essere perno di alleanze ben più larghe dei suoi confini organizzativi e ideologici.
Ciò è dovuto non tanto alla frammentazione dei soggetti della sinistra, ma soprattutto perché quel partito, invece che aggregare, nel corso del tempo, ha disperso larga parte del proprio elettorato. Questo non è avvenuto nell’ultimo anno perché impiccatosi a Conte, ma, al contrario, nelle stagioni precedenti, in cui pressocché ogni richiesta di equità sociale veniva bollata come retrograda o impraticabile.
Il Pd e il centrosinistra non rischiano di sparire a causa di Conte: hanno rischiato di sparire quando il partito maggiore di quest’area ha persistito con un’insostenibile aspirazione maggioritaria e centrista ben oltre ogni tempo massimo.

Primo, lotta alle disuguaglianze

Ciliberto scrive che se il Pd “non riesce a far sentire nel governo il peso e la voce del paese, se non assume quello delle disuguaglianze come problema centrale” allora farebbe meglio a chiudere quest’esperienza di governo; il che è molto più che condivisibile, è sacrosanto. Ma bisogna anche riconoscere che le istanze di lotta alle disuguaglianze, tragicamente assenti nei governi a guida Pd della passata legislatura, sono rientrate nell’azione di tale partito solo con la creazione della maggioranza attuale.
Ciliberto, come molti, legittimamente ritiene che sarebbe stato più avveduto andare a elezioni nell’autunno del 2019; io credo che i fatti intercorsi da allora provino invece che la creazione del governo Conte II sia stata la scelta più opportuna.

Non tanto perché le elezioni sarebbero state una battaglia sì nobile, ma probabilmente perdente; e neanche soltanto perché la pandemia, gestita da quella destra che giustamente Ciliberto definisce eversiva, sarebbe stata difficilmente altro che una strage (come Inghilterra, Brasile e USA indicano con chiarezza).

Giusto creare il governo Conte II

PD 30 settembre 2018 Foto Umberto Verdat

La scelta di creare l’attuale governo si è rivelata più appropriata, a parere di chi scrive, perché ha permesso al centrosinistra di ricostruire ponti con pezzi di elettorato che l’avevano abbandonato; molti di questi stessi elettori appartengono a quei ceti, storicamente di sinistra, che difficilmente perdonerebbero un ritorno a alleanze, quelle sì, pasticciate, con pezzi di destra, o il sostegno a governi tecnici.
Da ultimo, la condizione di difficoltà del Pd sembra innanzi tutto risiedere al proprio interno: quale partito può avere un’iniziativa credibile se la linea del segretario viene costantemente sconfessata da interviste di parlamentari o ex ministri di quello stesso partito, come sta avvenendo dall’inizio di questa crisi?

 Rompere con l’avventurismo

Le condizioni in cui si trovano il Paese e il centrosinistra avvalorano invece le riflessioni di Pierluigi Bersani e degli altri che, ormai da tempo, propongono che il Pd sia autore di una chiamata larga per la costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra. Un partito che rinsaldi il rapporto con i propri elettori, con il mondo del lavoro, che si dia un’organizzazione stabile e rompa una volta per tutte con l’avventurismo che tanto male ha fatto e ancora sta facendo all’Italia.