Il Pd di Schlein ha il vento in poppa, ma ora servono delle scelte
Tra sondaggi e errori degli avversari, il PD di Elly Schlein sembra viaggiare con il vento in poppa. Ogni settimana si registra un lento ma costante recupero, ma quel che è più interessante, tra indecisi ed elettori di ritorno, il PD è accreditato alle urne di un bacino potenziale fino al 30 per cento. Una percentuale inimmaginabile fino a qualche mese fa.
Le timidezze del PD di Schlein

Naturalmente questo non vuol dire che problemi non manchino, tutt’altro. Il piccolo boom del PD a guida Schlein sembra il risultato innanzitutto del clima favorevole nella sinistra e nel Paese, più che delle scelte politiche della neo-segretaria. Ma il tempo di queste prima o poi arriverà. Sulla guerra, ad esempio, la decisione di continuare a inviare armi all’Ucraina, appare il frutto di scelte pregresse più che di una posizione indiscussa della nuova leader. Così – molto più in piccolo – sul termovalorizzatore di Roma. Ma una leadership ha il dovere, oltreché il diritto, di fare delle chiare scelte politiche, anche a costo di scontentare qualcuno.
Per quanto riguarda la collocazione del “nuovo Pd, è indubbio lo spostamento a sinistra. Con grandi vantaggi certamente, ma anche qualche limite. La scelta di sostenere completamente le battaglie della Cgil di Landini ad esempio, crea la prospettiva di un recupero nel mondo del lavoro, ma senza una propria proposta autonoma rischia di apparire come un appiattimento. Senza contare che negli ultimi anni la preoccupazione principale dei democratici, anche dopo l’era renziana, era quella di incoraggiare l’unità sindacale: una prospettiva tornata a rischio con le aperture della Cisl ad alcuni provvedimenti del governo. E sul piano dei diritti, le ambiguità sulla maternità surrogata rischiano di alienare pezzi del femminismo e della stessa sinistra.
Infine, le alleanze. La questione, fortunatamente, non è urgente, visto che le prossime importanti elezioni, quelle per il Parlamento europeo nella primavera dell’anno prossimo, si svolgeranno con il proporzionale puro. Ma anche qui occorrerebbe un po’ di coraggio. È vero che stando ai sondaggi circa 2 elettori su 3 del PD auspicano una coalizione con i 5 Stelle, ma costruirla senza chiarezza sugli obiettivi e soprattutto senza un po’ di fermezza nei confronti delle grandi ambiguità dei pentastellati di Conte, non sarebbe un buon viatico per un rinnovamento della sinistra. Un elettore su tre è certo minoranza ma andrebbe tenuto presente non solo al momento di andare alle urne.
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