Il partito
l’ho incontrato
in fabbrica

Nel febbraio del 1977, dopo la scuola superiore, ho iniziato a lavorare in una vetreria. Qui ho scoperto un nuovo mondo: il sindacato, il consiglio di fabbrica, i partiti politici, la militanza, gli scioperi. In fabbrica ferveva il dibattito politico, le rivendicazioni sindacali, la partecipazione dei lavoratori.

Mi appassionai ed iniziai ad iscrivermi al sindacato. Dapprima la CISL, su consiglio di mia madre, “Meglio non esporsi troppo!” mi diceva. Poi col tempo mi spostati più a sinistra e passai alla CGIL e, successivamente, mi iscrissi anche al Partito Comunista Italiano. Leggevo l’Unità, partecipavo alle riunioni ed alla vita della Federazione provinciale ed anche della Sezione di fabbrica. Fu un periodo travolgente: assemblee, volantinaggio, riunioni, rivendicazioni, feste dell’Unità, tesseramento, scioperi, serrate, manifestazioni, cortei, azioni legali. Non un attimo di tregua!

Conobbi molte persone, amici ed amiche con cui ebbi relazioni anche importanti. Mi fidanzai e mi sposai, e lo sono tuttora, con una intraprendente militante del PCI che era anche dipendente della Federazione. Sognavamo un mondo migliore e tra vittorie e sconfitte ci impegnavamo a fondo per realizzarlo.

Poi, a poco a poco la fiamma del cambiamento si affievolì. A metà degli anni 80 la fabbrica in cui lavoravo si ammodernò e lasciò a casa metà dei dipendenti: io fui tra di essi! Mi allontanai rapidamente dalla militanza, ritornai al privato, mi iscrissi all’Università e mi laureai in chimica. In quegli anni anche mia moglie abbandonò il suo impiego al PCI e andò a lavorare al patronato Inca della CGIL. La militanza si affievolì, leggevo ancora l’Unità ma non ero più nell’occhio del ciclone; anche il ciclone del cambiamento perdeva man mano forza ed era soltanto più un debole temporale.

Poi, alla fine del 1989, la svolta della Bolognina dette la botta conclusiva ai nostri sogni di cambiamento. Capii subito che nulla sarebbe più stato come prima. Qualcuno si illuse aderendo a Rifondazione Comunista. Ma la diaspora dei militanti fu subito accanita e polemica: si passava più tempo a litigare tra di noi ex comunisti che a contrastare i nostri avversari politici veri. Correnti, partituncoli, illusioni e delusioni. Fino allo scempio degli ultimi decenni in cui mi sono reso conto di essere politicamente irrilevante!