Strage dei minatori di Iglesias, 100 anni dopo la memoria viaggia on line

E’ passato un secolo. Ma è ancora tutto molto attuale. La protesta dei minatori sardi, uccisi per un pezzo di pane e per migliori condizioni di lavoro, non può essere dimenticata. Cento anni non sono riusciti a cancellare il sacrificio dei quei lavoratori che hanno aperto la strada alla rivendicazione dei diritti. Non solo sicurezza e migliori condizioni di lavoro ma anche giustizia sociale.

Era l’11 maggio del 1920. I minatori di Iglesias (da cui si estraevano i materiali per produrre piombo e zinco) scesero in piazza. Da giorni chiedevano migliori condizioni. Quella mattina al culmine di alcuni giorni di protesta contro il razionamento dei viveri e il loro alto prezzo, andarono in marcia verso il Municipio di Iglesias per chiedere la mediazione del sindaco Corsi. In prossimità del Palazzo si fronteggiarono con i carabinieri inviati dalla Prefettura. Seguirono gli scontri, i colpi d’arma da fuoco e il tragico bilancio: sette morti (tutti minatori) e ventisei feriti (di cui cinque carabinieri).

Da quel giorno molte cose sono cambiate: le condizioni di lavoro, le relazioni sindacali, i tipi di impiego e, talvolta, anche le tutele. Per non cancellare un pezzo della storia del lavoro, dei diritti conquistati (iniziarono qualche anno prima altri minatori a Buggerru), dal 2008 studenti e insegnanti dell’istituto comprensivo della città (Eleonora d’Arborea) hanno deciso di ricostruire l’avvenimento dell’11 maggio del 1920 con una partecipata rappresentazione in strada.

Quest’anno la manifestazione in piazza non ci sarà ma la commemorazione, seppure in modi differenti, e grazie alla tecnologia, sarà comunque garantita. Sul canale youtube dell’istituto (qui il link) andrà in onda la rappresentazione teatrale con copione in sardo e italiano in cui si ricostruisce il dramma dei giorni e del periodo.
Giusto per non dimenticare chi si è speso e sacrificato per migliori condizioni di lavoro. E garantire quei diritti che valgono ancora oggi.