Il lavoro oggi come ai tempi di Ford:
la modernità de “La ragazza Carla”
Nella torrida estate italiana le preoccupazioni non riguardano solamente la diffusione del Covid o la stampa dei green pass. Lo sblocco dei licenziamenti inizia a creare pesanti ripercussioni in ambito occupazionale che tradotto significa lasciare senza lavoro intere famiglie.
Le piccole aziende che spingono il Pil
Nella laboriosa Emilia-Romagna, modello delle piccole aziende artigiane e tecnologiche legate tra loro da poli di eccellenza, una prima procedura è stata avviata dalla Essentra Packaging di Cervia in provincia di Ravenna per 17 dei 100 lavoratori impiegati. Lontani i tempi della storica realtà locale assorbita dalla multinazionale inglese Essentra, leader del settore, dalla lavorazione del tabacco alla cosmesi, dal comparto farmaceutico alla componentistica per le automotive fino alla logistica. Tre sedi in Italia: nel Bolognese la parte componentistica, nel piacentino i foglietti illustrativi dei medicinali e infine nel ravennate scatole e blister in un comparto come quello della produzione farmaceutica sempre più delocalizzato in India e in Cina, dove la produzione a basso costo e gli standard qualitativi meno stringenti fanno da padrone.
Così funzionano le multinazionali, non c’è solo il fascino delle grandi convention aziendali dove il dirigente di turno, come un attore consumato, presenta i nuovi prodotti o gli utili ottenuti spesso sul capitale umano, produttivo o ambientale: c’è l’impiego degli operai e dei lavoratori, usati e gettati come oggetti in nome del dio profitto. Le scelte sbagliate in ottica economica dai dirigenti si percuotono sugli anelli più deboli. Oggi come ai tempi di Ford.
Sono gli stessi temi affrontati da Elio Pagliarani più di sessant’anni fa ne “La ragazza Carla” recentemente ripubblicato presso l’editore Il Saggiatore.
[[[ Carla Dondi fu Ambrogio di anni / diciassette primo impiego stenodattilo / all’ombra del Duomo // Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro / sia svelta, sorrida e impari le lingue / le lingue qui dentro le lingue oggigiorno / capisce dove si trova ? TRANSOCEAN LIMITED / qui tutto il mondo… / e certo che sarà orgogliosa. // Signorina, noi siamo abbonati / alle Pulizie Generali, due volte / la settimana, ma il Signor Praték è molto / esigente – amore al lavoro è amore all’ambiente – così / nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino / sarà sua prima cura la mattina // UFFICIO A UFFICIO B UFFICIO C // Perché non mangi ? Adesso che lavori ne hai bisogno / adesso che lavori ne hai diritto molto di più // S’è lavata nel bagno e poi nel letto / s’è accarezzata tutta quella sera. / Non le mancava niente, c’era tutta / come la sera prima – pure con le mani e la bocca / si cerca si tocca si strofina, ha una voglia / di piangere di compatirsi / ma senza fantasia / come può immaginare di commuoversi ? // Tira il collo all’indietro ed ecco tutto. ]]]

L’opera monumentale di Elio Pagliarani
La modernità de “La ragazza Carla”, opera monumentale di Pagliarani, sta proprio nella capacità di ricreare un habitat lavorativo non solo di quella provincia lombarda nel pieno del boom economico a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta del precedente secolo, ma in generale di fotografare una società corrottasi attraverso l’uso spregiudicato dei mezzi per raggiungere l’agio economico; mezzi che in buona parte dei casi si chiamano persone, usati fino all’ultima energia fisica e mentale e messi da parte quando non più necessari. Se di amore vogliamo parlare, come fa l’azienda spronando Carla protagonista della poesia di Pagliarani, certo troviamo spesso luoghi in cui questo amore non è corrisposto. E’ la condizione lavorativa, sono i turni massacranti, sono gli elevati rischi a cui ogni giorno uomini e donne vanno incontro nelle loro mansioni.
Solo pochi giorni fa Laila El Harim è morta a Camposanto vicino a Modena in un’altra azienda specializzata nella lavorazione del packaging, questa volta destinato alle pasticcerie: una macchina che conosceva bene e di cui aveva sottolineato la pericolosità. A Laila, a Luana morta alcune settimane fa a Prato in circostanze ancora una volta simili, dobbiamo molto, quel senso di giustizia che ci dovrebbe portare a un mondo lavorativo più a misura di uomo, quel mondo che nemmeno Carla Dondi conosceva. Sono passati parecchi decenni eppure le macchine, le aziende, le dirigenze, il profitto continuano a comandare il lavoro, in un’ottica impoetica che miete vittime, sociali se non addirittura umane.
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