Il fattore tempo
mai così centrale come nei giorni del virus

Il virus COVID 19 ha già dato uno scossone alle nostre abitudini e al nostro sistema, mostrando come alcune azioni sia possibile farle in tempi più rapidi di quelli abituali. Muoversi in emergenza significa andare più veloci. Più veloci del virus per batterlo sul tempo.

Si sono avute riconversioni industriali attivate in pochissimo tempo per fornire sì, di strumenti anti-contagio, ma anche per non restare indietro nella produzione e per mantenere un guadagno che altrimenti non si sarebbe potuto avere a causa del blocco. Insomma, trasformazioni dovute alle misure eccezionali che hanno trasformato molti settori in “essenziali” e derivati.

La burocrazia ai tempi del virus sembra essere la prima spodestata dal suo potere, e se alcune pratiche è possibile svolgerle online, alleggerendo i tempi con la modulistica digitale, si appesantiscono però le connessioni ai siti. Ma se la burocrazia è diventata più celere dobbiamo anche evidenziare che si allungano altre soste nel tempo, come il fare la fila per ogni transazione economica, più conosciute come l’acquisto di beni necessari, cibo e medicine, ma anche tutto ciò che può servirci per funzionare nel nostro “ambiente” divenuto ora più “casalingo”.

In brevissimo tempo si convertono laboratori di genetica in laboratori di analisi cliniche. Come è stato per la scienziata americana Jennifer Doudna la quale ha dichiarato che la conversione del suo studio avrebbe richiesto mesi se non anni, e che invece è stata possibile perché molte barriere sono cadute. E cosa sono i miracoli se non barriere di tempo cadute che ci appaiono scaturire come per incanto da un cilindro magico?

E il tempo è anche lì, e purtroppo ancora lì, a scandire tempi e dati della trasmissione del virus o del suo interrompersi. Valori che danno e cercano risposte nella contrazione del tempo dei contagiati, dei decessi, dei nuovi “infettati”. Un tempo che si accorcia e dilata insieme al propagarsi o meno della malattia, e insieme ai danni provocati.

E il tempo è anche un punto di arrivo per chi arriverà a scoprire per primo un vaccino, per il quale però bisognerà aspettare altro tempo prima di immetterlo sul mercato e qui sul mercato la burocrazia sembra prendersi una rivincita sulla “eccezionalità” perché sarà la burocrazia a stabilire quando il test sarà valido e senza controindicazioni. E però, in questo “tempo necessario”, c’è già chi vuole trasformare questo tempo necessario in “tempo utile”, invitando tutti a puntare e investire i propri soldi su quella industria farmaceutica che per prima arriverà alla scoperta e definizione del vaccino.

Queste almeno le prime pubblicità che si trovano in rete sull’argomento. Si potrà, quindi, guadagnare investendo e puntando su queste industrie-concorrenti e scalpitanti allo starter. Perché inutile dirlo o negarlo il tempo è denaro, perché se così non fosse, forse, il COVID-19 avrebbe fatto meno vittime o ne potrà fare di meno, nel tempo ovviamente. Invece, c’è una ansia del tempo, un fremere da nastri di partenza per poter riaprire tutto e subito, per ridiventare i padroni di un tempo che altro non è che il tempo di lavorare. Il tempo-lavoro e tutti non vedono l’ora (si perdoni il gioco di parole) per tornare al servizio del tempo-lavoro e lasciare che la scansione delle ore, dei minuti e dei secondi, sia data dal tintinnare delle monete o dalla digitazione dei tasti del bancomat.

Tempo-lavoro, che, forse, oggi, per la prima volta, potrebbe cogliere l’occasione per essere ridotto e portato a poche ore al giorno. Perché se è vero le nostre vite dovranno, per non tornare al traffico e al caos di prima, essere più regolamentate nei flussi di uscita, segmentando e incastrando le varie attività come la scuola, il lavoro pubblico, i negozi, gli uffici, dovremo avere un tempo di lavoro meno oneroso e con più possibilità di intersecarsi nei flussi. Vorrà il sistema industriale produrre di meno per produrre tutti facendo delle ore di lavoro un tempo più breve e retribuito?

Forse, il virus avrebbe dovuto insegnarci che di tempo in generale ne abbiamo poco. Un proverbio dice che: la giornata è lunga e la vita è un mozzico. Ecco, noi di giornate lunghe ne abbiamo vissute appena un po’, però quel tanto che basta per farci capire quanto quel morso sia breve.