“Il mondo in testa” di Gegé Telesforo
Viaggio lieve di una piuma musicale

Coccolato e cresciuto dall’esperta e geniale covata di Renzo Arbore nei suoi inimitabili
progetti degli anni 80 (in questo caso il preziosissimo Doc), separatosi dalle ali protettive del suo mèntore e volato libero verso lidi lontani, forte del suo talento vocale naturale e di una capacità di assorbire naturalmente generi musicali e culture del mondo, Mr Gegé Telesforo è ormai da un po’ un elegante, affascinante, maturo performer e raffinato Dj, oltre che produttore e talent scout in grado di scovare, come il suo maestro, nuove capacità e potenzialità dell’arte musicale. Segnatamente di quella funky, jazz, soul, pop, generi in cui è maestro.

Arriva in questi giorni, produzione italiana dopo tanti lavori intorno al mondo, un gioiellino realizzato a suo nome dal titoloIl mondo in testa. È un gioiellino perché è piccolo, breve, dura poco e non è un male, anzi; perché è apparentemente leggero, si soppesa senza fatica nelle mani, è una piuma musicale; ma è tanto godibile, somiglia a tanti artisti ed a nessuno, e quelli a cui somiglia sarebbero tutti eccelsi paragoni; perché apre il cuore, e non è poco in tempi difficili e di limitata libertà di vita per tutti.

Introdotto da un coro femminile delizioso nell’apertura di “La religione dell’universo“, il disco ci immerge subito nei suoni del mondo, nella cultura globale nei suoi significati più comunicativi e positivi, in una prossimità con altri suoni spontanea e naturale, dall’Africa all’Asia e di nuovo dalle nostre parti.

Alla base di tutto, e per tutto il percorso de “Il mondo in testa” c’è il ritmo sincopato e suadente delle percussioni, accompagnate efficacemente da altri strumenti e fra questi da un ensemble vocale di tutto rispetto. Al di là delle vocalità di Telesforo stesso, capace di swing-are e di scat-are in scioltezza e (altra novità di questolavoro), di cantare sempre in italiano. Pur se in un disco dal sapore musicale più globale che si possa immaginare.

Si arriva alla fine con il ritorno del tema iniziale di “La religione dell’universo”, stavolta per pianoforte; e con la sensazione di un viaggio colorato e leggero (non banale) in un universo parallelo che alberga nelle nostre menti, quando sono libere da preclusioni e preconcetti.