“Il Def è una scatola vuota”: i sindacati pronti a una primavera calda

Avevano salutato con qualche speranza la fine della cosiddetta “disintermediazione”, ovvero la ripresa di un rapporto di dialogo, se non di trattativa, con i rappresentanti del governo giallo-verde. Sono i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. Si sono trovati difronte, per usare un’espressione di Annamaria Furlan (Cisl) ad una “scatola vuota”. Il riferimento è al famoso Def, il documento di economia finanziaria che dovrebbe governare i nostri prossimi destini economico-sociali.

I sindacati, in sostanza, hanno a che fare con un governo che è tutto intento a dispensare promesse elettorali per raccattare voti, ma che non si preoccupa della enorme nuvola nera che si addensa sul Paese. Cosicché le elezioni europee del 26 maggio si terranno in un clima di tensione sociale. Cgil Cisl e UiI hanno infatti deciso di non stare con le mani in mano. Hanno reso noto un calendario impressionante di mobilitazioni che coinvolge grandi categorie come i metalmeccanici, i lavoratori della conoscenza, il pubblico impiego, i pensionati. Nonché un’intera grande parte “dimenticata” del paese, ovvero il Mezzogiorno. Sarà una vera e propria “primavera calda”. Non nasce dal nulla. Nasce dalla piattaforma unitaria, che già ha dato vita, il 9 febbraio, all’imponente manifestazione di Piazza San Giovanni. Nonché dagli scioperi generali già svolti nel settore delle costruzioni e del trasporto aereo. Ora siamo ad una nuova fase.

Tutto comincerà il 26 aprile con una manifestazione europea a Bruxelles chiamata ”Call to Action for a fairer Europe for workers” (mobilitazione per una Europa più giusta per i lavoratori). Sempre all’Europa si richiamerà un primo maggio nazionale e speciale, a Bologna, sotto il tema: “La nostra Europa: lavoro, diritti, stato sociale”. Un modo per indicare gli obiettivi del mondo del lavoro per stare in Europa e per cambiare l’Europa. Mentre il il 6 e il 7 maggio si riuniranno a Matera, capitale europea della cultura, dirigenti e delegati del sindacato. Un’iniziativa che intende abbinare i temi del Sud a quelli dell’Europa e della cultura.

A proposito di promesse elettorali: Cetto Laqualunque

Ed ecco, il 17 maggio, scendere in sciopero i lavoratori della scuola, università e ricerca. Chiedono, tra l’altro, uno stanziamento di risorse per il rinnovo del contratto e un piano straordinario di assunzioni. Mentre il 1° giugno toccherà ai pensionati, chiamati a manifestare in piazza del Popolo a Roma. Protestano contro il taglio della rivalutazione e rivendicano misure fiscali. Accusano il governo di mostrarsi del tutto sordo. Nella stessa piazza, l’8 giugno, sarà la volta del pubblico impiego perché, come recita un loro slogan “senza Pubblico non c’è equità, senza lavoro non c’è futuro”.

Il 14 giugno scenderanno in campo i metalmeccanici. Hanno scritto in un documento Fiom, Fim e Uilm: “L’orientamento e alcune scelte del governo sui temi relativi al mondo del lavoro, delle imprese industriali e dei giovani rischiano, in una situazione di recessione come quella che si sta profilando, di accentuare una condizione economica, sociale e industriale difficile e dalle prospettive particolarmente critiche”.

Ed ecco l’appuntamento finale di questa nuova stagione. Sarà a Reggio Calabria il 22 giugno. Chiamerà a raccolta tutto il Mezzogiorno per rivendicare una seria politica industriale e investimenti.

E’ una mobilitazione senza precedenti. Quasi uno sciopero generale. Verrebbe da dire che forse “l’Italia s’è desta”. Siamo sull’orlo del precipizio come testimoniano gli enti preposti alle analisi cicliche. Bisogna fermare i guidatori incoscienti, far cambiare i percorsi. Come ha affermato Maurizio Landini “il governo continua a prendere in giro gli italiani con misure di propaganda elettorale… Nel Def non c’è un’idea di sviluppo, manca un progetto per il Paese… Così non si regge, rischiamo seriamente di andare a sbattere”.