Il Consiglio d’Europa al governo di Roma: ritirate i decreti sui migranti
Il governo italiano deve ritirare i decreti emanati per ostacolare i salvataggi in mare effettuati dalle ONG e interrompere la collaborazione con la guardia costiera libica perché con la sua politica attuale sta violando le leggi internazionali e i diritti fondamentali delle persone. È una durissima reprimenda quella contenuta in una lettera che la commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović ha inviato il 26 gennaio al ministro degli Esteri Matteo Piantedosi e che è stata resa nota ieri. Ed è accompagnata dall’invito formale, rivolto al parlamento italiano, a bocciare i provvedimenti o quanto meno a modificare le norme più clamorosamente in contrasto con il diritto internazionale e gli stessi obblighi che l’Italia deve – o dovrebbe – rispettare in quanto paese membro del Consiglio, l’organismo che a Strasburgo raggruppa 46 paesi nella tutela dei princìpi democratici e dei diritti dei cittadini in Europa.

A far scattare la decisione della commissaria di scendere in campo tanto duramente contro la politica di Roma nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo hanno contribuito due circostanze aggiuntive che vanno anche al di là della gravità già insita nelle disposizioni dei decreti di Piantedosi: la pratica di obbligare le navi che effettuano i soccorsi a far sbarcare i profughi in porti lontanissimi dal luogo del salvataggio e certi particolari, davvero inquietanti, che sono venuti alla luce sul modo in cui vengono trattati i migranti che vengono trasferiti dall’Italia alla Grecia in base a un accordo bilaterale firmato dai ministri degli Interni dei due paesi.
Deliberata crudeltà
L’assurdità, o meglio la deliberata crudeltà del meccanismo dell’assegnazione di porti d’attracco lontani giorni e giorni di navigazione a persone salvate in mare spesso in condizioni difficilissime e provenienti da campi in Libia dove sono state maltrattate e spesso torturate, è testimoniata da una circostanza che è stata resa nota nei giorni scorsi: molti dei profughi che si trovavano sulla Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere costretta a raggiungere dal Canale di Sicilia il porto di La Spezia, sono state poi portate in pullman a Foggia. Una prova più evidente della malafede con cui il ministro Piantedosi cerca di giustificare la scelta dei porti del nord con la presunta intenzione di “distribuire meglio” le persone fatte sbarcare al nord per non “aggravare troppo” le strutture d’accoglienza del sud non si sarebbe potuta avere.

Quanto alla seconda novità delle ultime ore in materia di cinismo e di crudeltà (è bene ripeterlo: crudeltà) delle autorità di governo italiane è emersa da una denuncia di Amnesty International. In base all’accordo tra il governo di destra di Roma e quello altrettanto di destra di Atene i migranti di cui si sospetta siano arrivati in Italia dalla Grecia vengono caricati sulle navi e rispediti indietro senza che chi ne avrebbe diritto abbia tempo e modo di presentare richiesta di asilo. Non solo, ma da molte testimonianze risulta che i migranti, i quali non hanno commesso alcun reato e non possono neppure essere qualificati come “clandestini”, verrebbero imbarcati in condizioni disumane, talvolta in piccole celle sottocoperta al buio e in un caldo asfissiante, talvolta nelle stive-garage dei traghetti di linea, talvolta addirittura ammanettati. Fonti del ministero dell’Interno avrebbero cercato di sostenere la tesi che a decidere del modo in cui vengono trattate le persone da trasferire sarebbero i capitani delle navi…Ma anche ammesso che il Viminale davvero non avesse idea della sorte che viene riservata ai poveri cristi imbarcati a forza sulle navi per la Grecia resta il fatto che avrebbe adottato – e forse starebbe ancora adottando – un comportamento illegale, giacché le leggi internazionali e le convenzioni dell’ONU prevedono che le persone che vogliono farlo siano messe in condizioni di presentare la domanda e che questo debba avvenire caso per caso, essendo formalmente proibiti i respingimenti di massa: proprio quelli che starebbero avvenendo tra Italia e Grecia.
Bugie e ipocrisie
Insomma, tra bugie e ipocrisie il governo e il ministero dell’Interno non si fanno mancare proprio niente. Come Piantedosi in persona, il quale in una imbarazzatissima, e imbarazzante per il prestigio di un ministro della Repubblica italiana, risposta alle critiche della commissaria Mijatović ha avuto la faccia tosta di sostenere che “le nuove disposizioni (quelle del decreto) non impediscono alle organizzazioni non governative di effettuare interventi multipli in mare, né meno che mai le obbligano a ignorare eventuali ulteriori richieste di soccorso nell’area qualora già abbiano preso a bordo delle persone”. Tali interventi – ha continuato “sono infatti legittimi se effettuati in conformità alle regole di condotta enucleate (sic!) dal legislatore e alle indicazioni del competente centro di coordinamento del soccorso marittimo”. Cioè: il gran battage che Viminale e governo hanno messo su, settimane fa, sulla proibizione dei “salvataggi multipli” come misura decisiva per stroncare le attività “illegali” dei “taxi del mare” pena multe milionarie e sequestri era uno scherzo? Oppure hanno fatto marcia indietro? Magari ce lo facciano sapere.
Ultimo capitolo quello della collaborazione con la guardia costiera libica. La quale, si legge nella lettera della commissaria, “svolge un ruolo centrale nel facilitare le intercettazioni di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in mare e il loro successivo ritorno in Libia”, dove subiscono “gravi violazioni dei diritti umani” documentate da “numerose prove” ben conosciute dal governo italiano (fin dai tempi del ministro dell’Interno Minniti, aggiungiamo noi) ma in merito alle quali “finora non è stata intrapresa alcuna azione concreta”. No, infatti. Anzi, con Tripoli questo governo ha rinnovato il Memorandum d’intesa come quelli che lo hanno preceduto hanno fatto per cinque volte consecutive.
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