Il Colosseo scambiato e gli stornelli in periferia
La campagna elettorale per il Comune di Roma è alle porte, e ancora non è chiaro chi sarà il candidato capace di coalizzare le forze elettorali del centrosinistra per contrastare l’autocandidatura di Virginia Raggi. Sulla quale ci sarebbe da notare che, presentata come molti grillini contro la casta, ora recalcitra all’idea di mollare la postazione.
Carlo Calenda si è escluso da sé: non sarà il candidato del Pd, ha detto. Zingaretti forse: è vero che la memoria degli elettori è sempre più labile, ma certo che chiedere il voto e l’impegno in campagna elettorale a un partito di cui ci si vergogna non è il massimo. Gualtieri, allora, a questo giro rimasto fuori dal governo? Si vedrà. Gli altri outsider vanno avanti in ordine sparso, attenti a non bruciarsi elementi di programma che potrebbero essergli scippati dagli avversari.
Cosa dev’essere Roma?
Già, perché di cosa dev’essere Roma si parla poco. Come se Roma non avesse un futuro, ora che il turismo è venuto meno, e la speculazione edilizia ha mostrato tutti suoi difetti. Se si eccettuano i meritori dibattiti di Carte in regola o Roma Ricerca Roma, o altre associazioni militanti.
Intanto però Virginia Raggi ha avviato la sua campagna elettorale. Chiamata Federica Angeli, ex cronista di Repubblica, al suo fianco come assessore alle periferie – compito che farebbe tremare le vene ai polsi a persone di ben altra cultura – sta mostrando le prime iniziative. Tra cui quella, filmata da un insolito reporter d’assalto, Christian Raimo (in realtà assessore alla cultura del IV municipio e insegnante). Il “progetto artistico itinerante per contrastare le situazioni di marginalità economica e sociale e il potere della criminalità organizzata in alcune aree della città” intitolato “Spaccio arte”.
Un pullman con gli stornelli
In realtà ad essere spacciato è il buon senso: si tratta di un open bus su cui un cantante si sforzava di intonare stornelli romani e petroliniani, preceduto da un’auto della municipale (pardon: polizia di Roma capitale) girando attorno in una piazza di Nuova Ostia come prima San Basilio. Niente pubblico in piazza, se non qualche decina di persone, nessuno ai balconi.
E il povero pullman rollava lentamente attorno in mezzo al traffico, mentre il povero cantante cercava di suscitare invano qualche entusiasmo romanesco.
Patetico. Come se il romanesco non avesse assunto negli anni un significato diverso ora, usato da rapper e musica giovanile. Come se si volessero riempire le piazze svuotate di gente dal Covid-19 con un rumore purchessia, invece di rischiare azioni, parole, ragioni. E magari un rapporto con chi ci abita, lì. Invece di buttarla in caciara.
Patetico. Ecco, è qui che risulta evidente quel che la sindaca ha fatto a Roma. Questa è la sua idea di cultura? E certo, visto il suo impegno nell’organizzazione delle estati romane, anche prima del Covid-19. Chiuso il Macro Asilo, unico esperimento vitale ascrivibile al Campidoglio, sfido chiunque a ricordare un evento culturale, uno, degno di memoria.
Gli stornelli e il Colosseo scambiato

Giudizio ingeneroso? Forse. Ma il combinato disposto dell’impegno culturale della sindaca con l’impegno sociale dell’assessora Federica Angeli, che delle periferie ne sa più o meno quanto la sua sindaca, portano a questi risultati, “spacciati” come arte contro la droga. Indubbio l’impegno e i coraggio di Angeli nel raccontare e testimoniare contro la cosca degli Spada. Ma non basta per capire cosa sono le diverse periferie di Roma, cos’è lo spaccio e come combatterlo. Una volta finita l’imbarazzante esibizione romanesca, infatti, spacciatori, vedette e cavalli si sono rimessi al loro quotidiano lavoro, magari canticchiando “Tanto pe’ cantà…”. Infatti, tanto pe’ cantà.
Non è il solo inciampo della campagna elettorale della sindaca. C’è anche il video che promuove la Ryder Cup 2023, in cui pubblica al posto del Colosseo l’anfiteatro di Nimes. Su Twitter e Facebook è un fiorire di meme, monumento contro monumento, materia infatti da Social top ten di Propaganda live. Fa ridere, ma poi il riso si strozza, questa non è una gaffe: il Colosseo non è uno dei mille monumenti di Roma. E’ il Colosseo, su cui si aprono le finestre del Campidoglio, quelle con la vista più bella del mondo. E invece è come se la sindaca di Roma avesse invece un ufficio, che so, a Ottavia; come se non conoscesse affatto il simbolo internazionale della Capitale, né la sua storia. Come si può affidare, di nuovo, il futuro di Roma a una persona che non ne conosce e ama il passato, indispensabile ponte per costruirne il futuro?
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati