È il 1° Maggio, “santo è l’avvenir”
130 anni di storia in 200 immagini di lotta

“Salute, o genti umane affaticate, la vita è bella e santo è l’avvenir…”: così titolava, riprendendo una poesia di Carducci, il giornale dei socialisti di Bergamo il Primo maggio 1913.

E proprio da Bergamo è partita la proposta agli archivi ed alle biblioteche della Cgil perché si trovasse una forma adeguata per festeggiare comunque insieme il Primo maggio, una data per 130 anni simbolo della comunanza delle rivendicazioni e della solidarietà tra i lavoratori, che a causa della situazione sanitaria generale non potrà quest’anno, per la prima volta dal 1945, vedere manifestazioni in piazza.

L’idea condivisa e realizzata è stata quella di una esposizione virtuale – simbolica ma significativa ed in continuo incremento – di una parte dell’enorme patrimonio che gli archivi e le biblioteche della Cgil conservano.

Una lavoro corale, una esposizione collettiva che vale decisamente la pena visitare.

Articolata in più sezioni, l’esposizione offre una storia del Primo maggio in Italia narrata attraverso le carte della Cgil, ma non solo, che si snoda lungo diversi percorsi proponendo fotografie, manifesti, giornali, documenti d’archivio, video documentari, lezioni di storia e testimonianze. Un approfondimento è dedicato alle celebrazioni del Primo maggio delle comunità italiane all’estero.

Dalla celebrazione del Primo maggio a Roma nel 1891 all’ultimo concerto in Piazza San Giovanni del 2019 circa 200 immagini, video e documenti, raccontano la storia del Primo maggio in Italia dalle origini ai giorni nostri.

La festa, ratificata ufficialmente a Bruxelles nell’agosto 1891 (II Congresso dell’internazionale), è osservata e praticata già nel 1890 con manifestazioni a livello nazionale e locale. Recita un volantino diffuso a Napoli in occasione del Primo maggio 1890 tra i materiali a disposizione dei visitatori virtuali della mostra: “Lavoratori, Ricordatevi il Primo maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la Rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”.

Le forze del lavoro sotto un’unica bandiera

“Oggi il proletariato d’Europa e d’America – scriveva lo stesso giorno da Londra Friedrich Engels – passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo, la giornata lavorativa normale di 8 ore, proclamata già nel congresso di Ginevra dell’Internazionale del 1866 e di nuovo nel Congresso operaio di Parigi nel 1889 da introdursi per legge. Oggi i proletari di tutti i paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx accanto a me a vederlo coi suoi occhi!”.

Tra le chicche a disposizione dei visitatori si segnala inoltre il manifestino anarchico di protesta per l’esecuzione dei “Martiri di Chicago” dell’11 novembre 1887, il primo manifesto della festa dopo la liberazione (“Ho assistito in seguito, nel corso di più di dieci anni, a centinaia di manifestazioni delle quali Di Vittorio fu oratore ufficiale, ma quel Primo maggio resterà tuttavia, per me, indimenticabile”, ricorderà Anita Di Vittorio), il verbale del Comitato direttivo confederale del giorno successivo alla strage di Portella della Ginestra (l’ordine del giorno licenziato dal Direttivo  è votato a maggioranza – ma non all’unanimità – senza l’adesione dei democristiani e delibera l’astensione del lavoro in tutta Italia per il giorno successivo, sabato 3 maggio, dalle ore 11 in poi), il video del Primo maggio 1920 reso disponibile dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, l’audio del discorso di Giuseppe Alberganti (letto da Omar Caniello), ai microfoni di Radio Milano Libera, per la diffusione dell’appello della libera Camera del lavoro di Milano in occasione del Primo maggio 1945.

“Mai avevamo sentito tanto il bisogno di riconoscerci sotto le nostre bandiere, i nostri canti, i manifesti, gli striscioni, le parole d’ordine che dal 1890 hanno sempre segnato la nostra appartenenza al movimento sindacale”, si legge nell’introduzione dei curatori, che dedicano il loro lavoro alla generazione che il Covid 19 sta decimando. Ai giovani, ridenti volti che si riconoscono nelle immagini pubblicate, artefici di quel miglioramento della condizione umana di cui abbiamo goduto tutti e tutte.

Buon Primo maggio, allora, a tutte e a tutti noi, buona festa di rinnovamento e di speranza, di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.

 

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