I migranti non sono un pericolo. Salvini sì
«Torna il colera a Napoli. Lo hanno portato gli immigrati», titolava tempo fa Libero. Due in un colpo, verrebbe da dire: la città del Mezzogiorno e i migranti.
«Immigrato malato e in fuga, forse inconsapevole della gravità della sua condizione. Quanti casi come questo? Purtroppo la tubercolosi è tornata a diffondersi, gli italiani pagano i costi sociali e sanitari di anni di DISASTRI e di invasione senza regole e senza controlli», dava l’allarme su Facebook il Ministro degli Interni e Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini.
Peccato che quello di Napoli era il primo caso di colera dal 2008 e che la città partenopea negli ultimi due o tre decenni di casi di colera ne ha registrato meno di Londra. Ma nessuno ha mai titolato. «Torna il colera a Londra. Lo hanno portato gli immigrati». E peccato, ministro Salvini, che i casi di tubercolosi in Italia sono in netto calo: erano oltre 25 ogni 100.000 abitanti, sono scesi a 7,4 nel 2008 e a 6,5 nel 2017. Se sommassimo le pere con le mele o ci avventurassimo in ardite correlazioni senza fondamento – come fa la destra – potremmo dire che l’arrivo dei migranti ha determinato un abbattimento del 75% dei casi di tubercolosi in Italia. Paese che ora ha una delle minori incidenze della malattia in Europa. Ma non lo diciamo, perché i due fenomeni sono del tutto scorrelati.
Diciamo però che tanto il titolista di Libero quanto Matteo Salvini che commenta l’allarme lanciato da un suo collega di partito, assessore in Veneto – ma potremmo fare infiniti altri esempi – ripropongono uno dei miti con cui corredano la loro narrazione sulle migrazioni: loro, i migranti, ci portano le malattie. È anche per questo che dobbiamo respingerli alla frontiera. Prima che ci contagino.
No, non è solo un mito evocato dalla destra italiana. È, quello dei migranti contagiosi che portano malattie indicibili nei paesi ospiti, è un ritornello che cantano un po’ tutte le destre del mondo. Ma si tratta di una fake news o, se volete, di un’autentica bufala. Come dimostrano tutte le indagini scientifiche che hanno esaminato il rapporto tra salute e migranti.
In Italia lo ha fatto, per esempio, un gruppo di specialisti sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione (E&P). Ma di recente sono stati pubblicati rapporti su salute e migrazioni estesi alla scala globale da parte sia dell’Organizzazione mondiale di sanità (OMS) sia da parte della rivista medica The Lancet, tra le più autorevoli al mondo.
Tentiamo un rapido sommario delle conclusioni di entrambi i rapporti, che sono del tutto omogenei con quelli italiani pubblicati su E&P.
1. I migranti che vengono dai paesi poveri non danno alcun contributo significativo alla diffusione di malattie infettive nei paesi ospiti. Al contrario, quelli che arrivano in Europa sono in genere più sani delle popolazioni del Vecchio Continente, non fosse altro perché loro sono in media più giovani e in salute della popolazione di un continente che è, appunto, sempre, più vecchio.
2. Al contrario sono i turisti, in genere persone dei paesi ricchi, che si spostano in maniera rapida (in aereo) e contribuiscono a diffondere alcune malattie infettive. Il caso dell’AIDS ne è una clamorosa e tragica dimostrazione.
3. I migranti provenienti dai paesi poveri in maniera non ordinata presentano problemi di salute incorsi durante il viaggio (in particolare, dice The Lancet, le donne, i bambini, le persone con orientamento sessuale considerato non naturale e pertanto stigmatizzato, che sono sottoposti molto spesso ad abusi incredibili). Si tratta di ferite nel corpo e nella psiche che non sono trasmissibili. Una volta giunti nel paese ospite finale, questi migranti in genere più sani della media contraggono malattie non trasmissibili (dal diabete al disagio psichico) determinate dal fatto che non vengono inserite al meglio nel nuovo ambiente. E che spesso il loro diritto alla salute non viene riconosciuto. Ci sono persino casi in cui questa persone, sane all’origine, contraggono malattie trasmissibili (per esempio l’Aids) nei paesi ospiti. Sempre in conseguenza del fatto che le politiche di integrazione non sono all’altezza delle sfide che il fenomeno migratorio oggi pone.
4. Al contrario, spesso i migranti danno un sostegno importante ai sistemi sanitari dei paesi ospiti (e, dunque, alla salute delle popolazioni ospitanti). In Gran Bretagna, per esempio, quasi il 40% del personale medico e paramedico è composto da migranti altamente qualificati. In Italia in quasi tutte le regioni si lamenta una carenza di medici. Per coprire centinaia di buchi, in Veneto, per esempio, si stanno riassumendo medici ormai in pensione. In attesa di una riforma della laurea in medicina, non sarebbe meglio coprirli questi buchi con migranti laureati in medicina?
5. Nella mitologia della destra c’è infine il “pericolo demografico”. Se accogliamo i migranti, questi fanno figli a un tasso superiore a noi e, nel giro di poche generazioni, ci supereranno. Diverremo così minoranza nel nostro paese. Nulla di più falso. I migranti giunti nei paesi europei hanno un tasso di fertilità (numero di figli per donna) inferiore a quello della popolazione ospite, con l’unica accezione dei migranti turchi. Non c’è alcun agguato demografico, dunque.
I rapporti dell’OMS, di The Lancet e anche di E&P ci descrivono, dunque, una situazione affatto diversa rispetto a quella propalata dalle destre. Proprio per questo tendono a proporre indicazioni politiche. Il che è normale, perché fin dai tempi di Ippocrate la missione del medico è una sola: perseguire il bene dei propri pazienti. Di ogni e ciascun paziente.
Ecco, dunque, che per difendere i tutti i pazienti (compresi i migranti) i medici specialisti su The Lancet criticano (esplicitamente) i populisti e i sovranisti di tutto il mondo sostenendo che:
a) la migrazione deve essere considerata una delle caratteristiche più importanti della salute e dello sviluppo nel XXI secolo;
b) i migranti hanno diritto a quello che nel linguaggio internazionale viene definito l’«highest attainable standard of health”, il più alto standard possibile di tutela della salute e, di conseguenza, devono essere esplicitamente inclusi nei sistemi sanitari universalistici, sia perché la salute è un diritto, per l’appunto, universale dell’uomo, ma anche perché se stanno in salute anche noi ne beneficiamo, in svariate modalità;
c) gli accordi internazionali come il Global Compact for Migration e il Global Compact on Refugees – di cui ci ha recentemente parlato Valerio Calzolaio – rappresentano una straordinaria per battere le politiche sovraniste e proteggere la salute dei migranti.
Ora ci sono due problemi che impediscono al nostro paese di raggiungere gli obiettivi indicati da The Lancet, dall’OMS e anche da E&P. Il primo è stato denunciato da Valerio Calzolaio: l’Italia non sembra voler il Global Compact for Migration, ovvero aderire a un sistema di governo ordinato delle migrazioni. Il secondo lo denunciano una serie di organizzazioni mediche e umanitarie in una lettera inviata al Parlamento tempo fa: il decreto sicurezza di Matteo Salvini, poi trasformato in legge dalla maggioranza parlamentare, mina in maniera seria e in vario modo il diritto alla salute delle persone migranti.
Ministro Salvini, non siamo noi che dobbiamo temere per la nostra salute a causa dei migranti. Sono i migranti che devono temere per la loro salute a causa delle sue politiche.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati