I giubbotti gialli in difesa del diesel ma l’alternativa é elettrica
Piccolo “manuale”, solo pochi dati, che aiutano a formarsi una propria sulle ragioni iniziali della protesta dei gilè gialli in Francia. Il movimento è nato contro l’aumento del carburante. E’ un argomento fondato? I dati che presentiamo sono quelli tratti dal CNR, Comité National Routier, l’osservatorio economico francese sulla mobilità commerciale (camionisti) e dal ministero della transizione ecologica che ora ha la delega ai trasporti.
Il prezzo è effettivamente aumentato: la benzina senza piombo costa in Francia 1,56 euro IVA inclusa, il gasolio che alimenta i motori diesel 1,52 IVA inclusa. Da maggio 2017, rispettivamente, +19 centesimi e +31 centesimi. Un terzo di questo aumento è correlato all’aumento delle tasse, che ammontano oggi in Francia al 34% per la super e al 37% per il diesel. Il resto invece è il costo del carburante in sé, senza fiscalità. Certo gli aumenti sono stati pesanti: per i camionisti (gasolio professionale) si parla di un +18,83. Infatti il prezzo del petrolio al barile è quasi triplicato dal 2016. Sì, è così, sebbene in dollari sia inferiore rispetto a cinque anni fa. Bisogna tuttavia tenere conto del tasso di cambio euro/dollaro, che è molto variato.
In euro, il costo del petrolio si avvicina ormai ai livelli del 2012. Ed è logico che questo si senta al distributore. Perché l’aumento delle tasse? La prima motivazione addotta dal governo francese è quella di sopprimere il vantaggio fiscale che finora consentiva il gasolio. Nel 2013 il gasolio aveva una convenienza di 20 centesimi al litro rispetto alla benzina. L’obiettivo, almeno prima che i gilè jaune iniziassero la protesta, è quello di equiparare i costi dei due carburanti entro il 2021. In queste ore il governo ha parlato di una transizione più lenta e condivisa, ma di sancito non c’è ancora nulla.
Si diceva una volta che la miscela di idrocarburi liquidi chiamata gasolio inquinasse meno della benzina, o meglio che per percorrere la medesima distanza fosse necessaria una quantità minore di combustibile rispetto a quella impiegata da un motore a benzina. La conseguenza positiva sarebbe quindi una minore emissione di anidride carbonica, CO2. Altre fonti sono meno definitive su questo. In ogni caso il gasolio, come la benzina, è responsabile di alcuni insidiosi tipi di inquinamento, soprattutto dell’emissione di particelle sottili, che in trenta giorni raggiungono gli alveoli dei polmoni, provocando asma, bronchiti, cancro. Per questo inquinamento in Francia muoiono ogni anni 48.000 mila persone. A livello europeo su 425.000 morti premature all’anno riconducibili all’inquinamento, 10.000 possono essere attribuite direttamente alle emissioni di ossidi di azoto, NOx emessi dai motori diesel. Quelli a benzina, d’altra parte, emettono altre micidiali polveri sottili, il PM10. E’ chiaro che in tutta Europa si punti a eliminare i combustibili fossili. Le auto elettriche stanno diventano la norma in tutto il Nord dell’Unione Europea. Oggi in Francia si vuole arrivare a pareggiare i prezzi dei diversi derivati del petrolio per orientare il mercato a scelte diverse. Ognuno avrà poi la propria opinione se l’aumento delle tasse sia la strategia migliore e più efficace. Sta di fatto che il prezzo del combustibile è formato per il 30% dal petrolio greggio, per il 60% dalle tasse, per il 7% dai distributori e per il 3% dalle raffinerie.
E’ pur vero che in dieci anno le tasse si sono prese più della metà del prezzo alla pompa del gasolio. La Francia incamera 34 miliardi all’anno dalla TICPE, la tassa sui prodotti energetici. Il 61% va allo Stato, il 18% alle Regioni, altrettanto ai Dipartimenti, mentre il 3% viene impiegato per le infrastrutture dedicate ai trasporti. I giubbotti gialli osservano come, anche in un’ottica di transizione ecologica, lo Stato non rispetti gli impegni. In effetti, non tutte le tasse raccolte grazie ai prodotti energetici vanno a finanziarie un ambiente e trasporti più sani. Solo 7,2 miliardi sono finalizzati direttamente a questo scopo, mentre il resto di questi 34 miliardi va nel pentolone del bilancio. Nel 2019 il maggior gettito fiscale sui combustibili, pari a 3,9 miliardi, non sarà assegnato direttamente al budget della transizione ecologica. Il governo ribatte che lo Stato e le autorità locali finanziano il miglioramento ambientale in molte altre maniere, ma uno sforzo di maggiore trasparenza potrebbe probabilmente aiutare. Oggi la Francia è in termini di prezzo e tassazione tra i Paesi europei in testa alla lista, ma non in modo assoluto. Le tasse rappresentano in tutti i Paesi membri dell’Unione europea dal 50 al 70% del prezzo dei carburanti. In Italia la benzina costa 1,64 euro: 61 centesimi è il prezzo industriale, mentre 1,03 euro è costituito da fiscalità. In Europa la benzina costa ugualmente 61 centesimi e nella media dell’Unione le tasse sono 91 centesimi. Per il gasolio il prezzo industriale in Italia è 63 centesimi con 89 centesimi di tasse. In Europa 0,64 è il prezzo del gasolio in sé, mentre le tasse sono 0,74.
Il prezzo più alto di benzina e diesel è nei Paesi scandinavi e nei Paesi Bassi: qui le auto elettriche, i trasporti pubblici e la bicicletta sono la norma assoluta. Una storica educazione al senso della salute comune e a quello della convenienza ha orientato scelte molto partecipate e soddisfacenti.
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