“Ha deportato i bambini ucraini”: Putin incriminato alla vigilia dell’incontro con Xi

La notizia dell’incriminazione di Vladimir Putin per crimini di guerra da parte della Corte Penale Internazionale è arrivata, ieri, mentre le cancellerie occidentali e gli osservatori politici si interrogavano sul significato degli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina e sull’apertura o meno di uno, sia pur timidissimo, spiraglio di iniziativa diplomatica. Da un lato il superamento dell’ultimo tabù dell’appoggio militare della NATO a Kiev con la fornitura di caccia polacchi e slovacchi finora sempre negati per evitare ogni possibile accusa russa di intervento diretto. Si tratta di Mig di fabbricazione sovietica e non dei sofisticati apparecchi di fabbricazione americana o europea reclamati fin dal primo giorno di guerra da Zelensky e i suoi. Dall’altro lato la conferma dell’arrivo a Mosca, lunedì, del presidente cinese Xi Jinping, latore di un piano in dodici punti il primo dei quali condanna le violazioni della sovranità degli stati. Una formula abbastanza generica e ambigua da destare il sospetto, alimentato con molta energia dagli americani, che sia anche una mossa per mettere le mani avanti su Taiwan che Pechino, com’è noto, considera una “questione interna” cinese, ma tale, comunque, da accendere un non scontato interesse dei dirigenti di Kiev. Tant’è che anche ieri si è continuato a parlare della possibilità che Xi abbia un contatto diretto, ovviamente solo telefonico, con Volodymyr Zelensky.

Bambini deportati

putin alla dumaQuali effetti avrà la bomba mediatica fatta scoppiare a metà pomeriggio di ieri dai giudici della CPI in questa situazione in movimento? È presto per dirlo. Intanto ci si accontenti di sapere che i reati specifici elencati nel capo di imputazione riguardano “essenzialmente” (quindi forse non solo) il trasferimento forzato di minori ucraini in Russia ordinato dal Cremlino e di comprendere i motivi per cui c’è stata questa coincidenza di tempi fra l’iniziativa giudiziaria e l’imminenza di una visita a Mosca di un personaggio importante come il leader cinese.

Un portavoce della Corte ha spiegato ai giornalisti che i giudici sarebbero stati “costretti” a rendere pubblica subito l’incriminazione, che riguarda non solo Putin ma anche la responsabile di un fantomatico ufficio speciale per i diritti dei bambini presso la presidenza della Repubblica Marija Lvova-Belova, per evitare che i due continuassero a commettere il reato. Non è chiaro però chi sarebbero le vittime di questi trasferimenti. Fonti russe si sono affrettate a sostenere che si tratterebbe di minori ospiti di orfanotrofi, i quali, quindi, non sarebbero stati strappati con la forza ai genitori, cosa ovviamente molto più grave e moralmente ripugnante. La portavoce del ministero degli Esteri Marija Zacharova ha implicitamente sostenuto questa tesi chiedendo polemicamente alla Corte da quando in qua sarebbe un reato mettere in salvo in luoghi sicuri dei bambini abbandonati.

Tutti i crimini di Putin

Ma l’impressione è che i giudici dell’Aia non si sarebbero sbilanciati in un’iniziativa così clamorosa se non avessero nelle loro carte prove di qualcosa diputin-xi-russia-cina-ansa peggio. In ogni caso il trattamento dei minori è solo un capitolo dei poderosi dossier di accuse di comportamenti criminali delle forze di occupazione russe che gli ucraini e alcune organizzazioni internazionali super partes come, fra le altre, Amnesty International avrebbero fatto arrivare all’Aia: uccisioni ingiustificate di prigionieri e di civili inermi, torture, bombardamenti indiscriminati di abitazioni e di strutture di forniture pubbliche e via elencando. È possibile che investigatori della Corte siano al lavoro su altri reati. Ed è anche possibile che i giudici stiano lavorando anche su denunce che riguarderebbero responsabilità degli ucraini, per esempio alcune uccisioni di prigionieri inermi di cui sono circolate anche le immagini.

Ora toccherà agli esperti di diritto internazionale studiare le conseguenze dell’atto di incriminazione. Secondo lo Statuto della Corte, sancito dal trattato firmato a Roma nel 2002, Putin potrebbe, anzi dovrebbe, essere arrestato se mettesse piede in uno dei 123 paesi che hanno aderito al trattato stesso. Fra gli stati che hanno rifiutato l’adesione ci sono gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’India e, paradossalmente, anche l’Ucraina che ha sospeso la firma per non meglio chiarite “ragioni costituzionali”. Il leader del Cremlino dovrà rinunciare non solo a visite ufficiali e private, ma anche alla partecipazione a incontri e conferenze internazionali che abbiano luogo in quegli stati.