Guerra, l’Europa è la grande assente: anche la sinistra tentenna
Il 26 aprile c’era stata la lunga telefonata fra Zelensky e Xi Jinping a testimoniare che qualcosa si stava muovendo per la guerra in Ucraina iniziata sostanzialmente dall’aggressione di Putin. Il piano cinese in 12 punti evidentemente non era considerato dal più strettamente coinvolto nella guerra, il Presidente ucraino, come fuffa propagandistica. Telefonata che, c’è da osservare, non è stata bene accolta né a Washington né tanto meno a Mosca.
Il fallimento della ”missione riservata” di Papa Francesco
Poi è arrivato Papa Francesco, che dall’Ungheria il 28 aprile, due giorni dopo, ha esortato l’Europa a darsi da fare sul piano diplomatico perché il Vecchio Continente “rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico”. Esortandola a “ritrovare l’anima europea: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori… generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi”.
Poi, sempre dal Papa, è arrivata la rivelazione che era in corso una missione riservata di pace vaticana. Subito smentita sia da Mosca che da Kiev. Con quali intenti Papa Francesco abbia reso pubblica l’iniziativa provocando quei dinieghi – “c’è in corso una missione, ma non è ancora pubblica, vediamo… quando sarà pubblica, la dirò”, ha esplicitato ai giornalisti in aereo sul volo di ritorno – non è dato sapere. Forse per smuovere un po’ acque ritenute troppo stagnanti rispetto al massacro in corso. Certo, non ha giovato ad una corretta interpretazione della ‘rivelazione’ di Bergoglio (e delle ‘smentite’ di russi e ucraini) il fatto che i media, almeno qui da noi, abbiano per lo più scorrettamente attribuito al papa la rivelazione di una “mediazione di pace” in corso.
Cina, India, Onu
Altro dato non secondario scoperto sul sito delle Nazioni Unite dopo qualche giorno è che Cina e India all’Onu, su una risoluzione che trattava dei rapporti fra Onu e il Consiglio d’Europa, hanno condannato per la prima volta “l’aggressione della Federazione russa dell’Ucraina“. Per la precisione Cina e India si sono prima astenute sul paragrafo del dispositivo che conteneva questa condanna, ma poi hanno votato l’intera risoluzione, lo stesso giorno della lunga telefonata fra Zelensky e Xi Jinping.
Mentre ci sono questi movimenti e tentativi diplomatici, in Ucraina la guerra continua fra bombardamenti russi e l’annunciata controffensiva militare di Kiev. Gli ucraini, civili e militari, e i soldati russi di leva continuano a morire e a massacrarsi l’un l’altro. E l’inquietante incursione di droni giunti fin sul Cremlino accresce la tensione e sembra preludere ad un’ulteriore, pericolosa escalation, mentre in Europa continuano ad essere subìti dalle popolazioni gli effetti economici perversi della guerra.Il Papa a Budapest si era domandato: “In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”. Già, mentre Cina, Ucraina e Vaticano fanno qualcosa l’Europa dov’è? E dov’è la sinistra europea e dove sono i progressisti italiani?
Pace, il vuoto della politica
La “Lettera aperta” – primi firmatari Castellina e Tortorella con trecento adesioni pervenute, pubblicata da il Manifesto il 30 marzo e poi rilanciata da Strisciarossa il 6 aprile – chiedeva al Pd della nuova segretaria Schlein, al M5S di Conte e a Avs di Bonelli e Fratoianni precisamente quanto segue: “Occorre mettere l’accento sulle cose che uniscono e non su quelle che dividono [l’invio di armi, ndr]. È necessario e urgente che i progressisti e i pacifisti italiani si facciano promotori in parlamento e nel paese di una posizione unitaria che concretizzi la conclamata e condivisibile esigenza pacifista di non lasciare solo la parola alle armi. Nel parlamento italiano e nell’europarlamento”.
Finora l’unica risposta pervenuta all’invio da noi fatto ai capi partito progressisti e ai relativi capigruppo parlamentari della “lettera”, è stata la gentile risposta di Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato che ci ha ringraziato per “il vostro contributo” e assicurato che l’avrebbe letto con “molta attenzione”. Poi più nulla. Attendiamo fiduciosi una risposta politica, la pace ne ha bisogno.
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