“Gracias a la vida”. In Cile la sinistra torna al potere grazie a Gabriel Boric

Gabriel Boric, trentacinquenne ex leader degli studenti, è stato eletto presidente con il 55,87% dei voti, diventando il politico cileno più giovane e il più votato della storia cilena.

Ecologista, attento ai diritti delle donne e critico convinto del modello neoliberale installato durante la dittatura militare e consolidato più tardi nella transizione, Boric ha offerto ai cileni un programma di profondo cambiamento.

“Se il Cile è stato la culla del neoliberalismo in America Latina, sarà anche la sua tomba”. Le parole di Gabriel Boric suonavano anacroniste a luglio, quando fu presentato come candidato e doveva ancora battere l’altro candidato del partito di sinistra Daniel Jadue, considerato il favorito tra i due.

Ma grazie ad una campagna intelligente e vicina al popolo ha neutralizzato uno a uno gli attacchi del suo rivale dell’estrema destra José Antonio Kast, per diventare il presidente più votato e il più giovane nella storia del paese.

Guiderà il processo verso la nuova Costituzione

Oltre ad essere il più giovane presidente nella storia del paese, a 35 anni, Boric ha raggiunto un’altro record: è la prima volta che un candidato che non ha vinto il primo turno ha prevalso al secondo turno.

Passerà alla storia come il presidente che accompagnerà il processo della nuova costituzione che dovrebbe essere votata in un plebiscito durante la prima metà del 2022, sigillando un nuovo ciclo nella storia del Cile che dovrebbe cancellare finalmente il fantasma di Pinochet.

L’ampia vittoria di Gabriel Boric spiana la strada che i cileni hanno iniziato a percorrere con l’esplosione sociale del 2019. Il suo progetto di governo propone di andare avanti insieme al processo costituente, a differenza di José Antonio Kast, che proponeva di mantenere la Magna Carta del 1980, ereditata dalla dittatura di Augusto Pinochet.

Immagine del Negro Matacopos, cane simbolo delle rivolte di due anni fa

Nell’ottobre di due anni fa, milioni di cileni scesero in piazza per chiedere più diritti sociali, politici ed economici. Questa grande mobilitazione, nonostante una reoressione selvaggia, ha messo in scacco il governo di Sebastián Piñera .

Le lotte di quei giorni permisero un accordo per la pace sociale e una Nuova Costituzione, dando origine ad un processo costituente senza precedenti nel paese che terminerà nel 2022.

 La sinistra più progressista

Politicamente, questo significa il ritorno della sinistra più progressista al potere in Cile dopo quattro anni di Piñera, rappresentante di una destra leggermente incline al centro, ma che non ha esitato a favorire la classe imprenditoriale durante la pandemia e a reprimere vigorosamente durante la lotta sociale del 2019.

Due anni fa una grande mobilitazione

Il programma di Boric sostiene un nuovo modello di sviluppo, incentrato sulle energie rinnovabili, le tasse sulle grandi fortune e la promozione della scienza e della tecnologia, così come il rafforzamento dei diritti delle donne e delle minoranze sessuali, la salute (compresa quella mentale), l’ambiente e la cultura.

Una proposta che era l’opposto a quella di Kast, nostalgico della dittatura e fanatico del neoliberismo, che proponeva di rimpicciolire lo stato, avvantaggiare le grandi imprese, chiudere il ministero delle donne (una misura di cui si è poi pentito), stabilire fossati per impedire l’immigrazione e liberare i militari condannati per violazioni dei diritti umani durante la dittatura, per motivi umanitari.

La folla in festa

Davanti a una folla enorme, che ricordava il milione di persone che si riunirono in piazza durante l’ottobre 2019 a Santiago, ha tenuto il suo primo discorso pubblico su un palco vicino alla Biblioteca Nazionale, accompagnato dall’inno dell’esplosione sociale: “El derecho de vivir en paz” di Victor Jara.