Governo, centrodestra in pezzi. E’ l’ora di Fico?
Centrodestra ai ferri corti. Meglio, in frantumi. E’ esplosa la coalizione coesa che non era solo un cartello elettorale. Guerra aperta tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che il governo lo aveva visto ad un passo e poi davanti alle resistenze dell’anziano alleato ha dovuto bloccare il dialogo tra giovani con il leader dei Cinque Stelle. Almeno ufficialmente dato che le telefonate e i messaggini con Luigi Di Maio sono continuati mentre l’ex Cavaliere molto nervoso usciva allo scoperto e sciorinava tutto il suo disprezzo nei confronti dei grillini incompetenti che lui nelle sue aziende non prenderebbe neanche “a fare i fattorini o a pulire i cessi”.
Di rimando il leader leghista attaccava “quanti anche nel centrodestra remano contro un governo” e ripeteva la sua intenzione di risolvere la situazione di stallo proponendosi in prima persona facendo “tre passi avanti” come leader in una inusuale e istituzionalmente sgarbata anticipazione di quanto il presidente Mattarella vorrà decidere. Un gioco al massacro sulla pelle degli italiani che pure ci hanno creduto.
Davanti alla sentenza per il processo stato-mafia che ha visto tra le altre la condanna di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia e braccio destro dell’ex cavaliere, i grillini non hanno mancato di ribadire l’impossibilità di un qualunque governo di cui possa fare parte Silvio Berlusconi. Loro non possono presentare all’elettorato che li ha portati al 32 per cento l’immagine di un tavolo in cui ci siano anche Berlusconi e Meloni. Solo Salvini può essere l’interlocutore.
Due giorni di riflessione. Poi arriverà dal Colle la decisione per cercare di risolvere il rebus del governo del Paese. Il Capo dello Stato ha ascoltato quanto gli ha riferito la presidente del Senato sul palese fallimento del tentativo di mettere d’accordo centrodestra e Cinque Stelle. Due tornate di incontri. Niente da fare. Nonostante gli sforzi della seconda carica dello Stato che all’impegno avrebbe dedicato sforzi notevoli, al limite della militanza si partito, da buona berlusconiana della prima ora.
Alla fine delle quarantotto ore concesse da Mattarella la presidente ha dovuto riconoscere da aver raccolto solo “spunti di riflessione politica” su cui bisognerà lavorare ancora. Magari cambiando schema. Un impegno cui dovrà provvedere qualcun altro. Questa è l’unica certezza.
“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati”. Questo il sintetico comunicato reso noto dal Colle. Niente altro. Nessun commento. Nessuna parola aggiunta sulla stessa linea già adottata dal Capo dello Stato al termine delle consultazioni. Un segnale evidente di preoccupazione ma anche di fastidio davanti al comportamento delle diverse forze politiche che continuano a pensare solo ai propri interessi. Quelli del Paese restano in secondo piano.
Nei due giorni di riflessione, peraltro imposti anche dal silenzio elettorale dato il voto in Molise il presidente farà il punto della situazione e deciderà come procedere. Le strade sono due. O un altro esploratore verrà chiamato al Colle, e in questo caso dovrebbe toccare a Roberto Fico, la terza carica dello Stato che dovrà lavorare in altra prospettiva rispetto ai paletti messi alla Casellati. L’orizzonte potrebbe allargarsi al Pd, lasciato fuori dalla prima tornata dedicata alla verifica della possibilità di un governo centrodestra e Cinque Stelle. Ma Mattarella potrebbe decidere di percorrere anche la strada che finora ha mostrato di non gradire, quella di un pre-incarico sempre più denso di incognite. Ancora sullo sfondo la possibilità di un governo del presidente, l’incarico affidato ad una personalità al di sopra delle parti. Non resta che aspettare.
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