I 5 stelle si sgretolano
tra attese tradite e inflessibilità
Il Golem è una leggenda ebraica. Il mitico Golem sarebbe stato creato nel XVI secolo dal grande rabbino di Praga, esperto di Qabbalah, per proteggere la sua comunità dagli eterni soprusi che doveva sopportare. Era una figura d’argilla, antropomorfa, grande e potente, ma priva di intelligenza e veniva guidata dal suo creatore con la parola – una sorta di software – scritta sulla fronte. La parola era “verità”.
Anche noi, oggi, abbiamo un Golem, creato da un “rabbino”, vivace e dispettoso, per difendere i cittadini dalla “casta”. Il nostro Golem è stato costruito con l’argilla raccolta lungo il fiume di tanti Vaffa Day e poi il rabbino dispettoso gli ha scritto sulla sua fronte la parola guida: “onestà”.
Il Golem a 5 Stelle, come quello di Praga, costruito – secondo la leggenda – dal rabbino Loew, è cresciuto a dismisura ed ha cominciato a deviare dalle indicazioni del suo creatore. E’ cambiato, è entrato nelle stanze del potere, le ha trovate assai comode e adesso fa fatica a ritornare alla “purezza” di un tempo. Il nostro Golem guarda le piazze che si riempiono di “sardine”, festose e anti populiste, con una punta di nostalgia, anche se non si ricorda il perché. Come il Golem di Praga, rischia di distruggere tutto quello per cui era stato creato e adesso il suo rabbino-creatore cerca di riportarlo sulla retta via. Ma sarà difficile. Il Golem a 5 Stelle si scuote, si ribella, vacilla. Vorrebbe ritornare ai Vaffa Day, ma non è più possibile perché dovrebbe guardarsi allo specchio e quelle piazze, da cui è sorto e cresciuto, sono – per il momento – occupate dalle “sardine”, che hanno redatto un programma semplice, chiaro e quasi commovente: Solidarietà + Accoglienza + Rispetto + Diritti Umani + Intelligenza + Non Violenza + Antifascismo (+ Allegria) = SARDINA. Manca la “C” per Costituzione, ma quando le “sardine” si ritrovano ne leggono alcuni articoli e poi – anche se non tutti – cantano Bella ciao, forse perché hanno visto La Casa di Carta su Neflix. E il Golem a 5 Stelle sente un brivido, ricorda vagamente qualcosa, inciampa sullo ius culturae, che pure un tempo aveva approvato, ma adesso “non è nel programma”.
E così, il Golem a 5 Stelle rischia di sgretolarsi. Dovrebbe cambiare, diventare flessibile, adattarsi alla nuova realtà che egli stesso ha contribuito a modificare, ma non è stato programmato per flessibilità e adattamento. Il rischio, allora, è di ridursi a un homunculus, perché non è stato in grado di confrontarsi, dialogare e modificarsi. Sembra che il Golem a 5 Stelle sia rimasto marchiato, con una sorta di imprinting, dalla sua prima esperienza di governo, che si senta sedotto ed abbandonato, provi nostalgia per il suo ex-alleato sovranista, burbero e ghignante, ma a tratti affettuoso, che continua ad attrarre una parte di quella materia informe da cui è nato.
Il Golem a 5 Stelle dovrebbe trasformarsi, comprendere che la realtà che lo circonda è più complessa e che la parola guida, “onestà”, da sola non basta. Dovrebbe riconoscere che non è tanto diverso dagli altri, che la politica, nella quale è stato condannato a vivere, è fatta anche di piccoli compromessi, che non basta essere grandi e forti (fino a quando?) e che si può aver ragione anche stando con gli altri.
E invece il Golem a 5 Stelle preferisce ridursi a un homunculus solitario. Il suo rabbino-creatore è corso al suo fianco, lo ha accarezzato, gli ha sussurrato parole nuove: “È un momento magico […], quando parlo di progetti insieme con la sinistra parlo di progetti alti, bellissimi”. Ma il Golem a 5 Stelle non ci sente. Forse preferisce le parole di un altro stregone, che gli urla nelle orecchie: “sono vicinissimo ai tanti italiani che hanno creduto alla rivoluzione a Cinque Stelle, al cambiamento a Cinque Stelle, alla diversità a Cinque Stelle e che adesso sono schifati, delusi, a volte rassegnati”. Chi vincerà? Il rabbino-creatore o lo stregone arrabbiato? E chi lo sa? ma ormai il potente Golem sembra condannato a diventare un irrilevante homunculus a 5 Stelle.
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