Gli stupri e le “marocchinate”: 70 anni fa
la storica denuncia in Parlamento

Il 7 aprile 1952 non è un giorno qualunque della storia italiana e neanche della storia mondiale, visto che il discorso tenuto dalla deputata comunista Maria Maddalena Rossi si riferiva a ciò che era avvenuto nella Seconda guerra mondiale ai danni di vittime civili. La deputata, una delle ventuno “Madri della Repubblica”, visto che aveva fatto parte della Costituente, aveva rivolto, con altri e altre, interpellanze al Ministro ad interim del Tesoro Ezio Vanoni riguardante le cosiddette “marocchinate”; con questo termine s’intende, ancora oggi, sia le donne ciociare vittime di stupri sistematici, sia il sostantivo sinonimo degli stessi stupri da parte dei goumier, a seguito dello sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati, soprattutto nelle zone del Basso Lazio. Le truppe al comando del generale francese Juin, che in realtà non comprendevano solo uomini di nazionalità marocchina, nella paradossalità che connota qualunque guerra dovevano essere i cosiddetti liberatori, che avanzavano mentre i tedeschi si ritiravano.

Onore maschile, silenzio femminile

Maria Maddalena Rossi
La deputata comunista Maria Maddalena Rossi

Se le donne hanno sempre rappresentato un bottino di guerra, fino a diventare nella recente guerra serbo-bosniaca, vittime e insieme armi da guerra, grazie alla maschile invenzione dello stupro etnico, per le marocchinate si è aggiunto dell’altro: l’inconsapevolezza. A differenza delle donne giovanissime, meno giovani e mature che avevano scelto a diversi livelli di consapevolezza di lottare per la liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo, restituendo all’Italia una dignità ormai persa, le vittime degli stupri citate coraggiosamente da Maria Maddalena Rossi cercavano di mettersi in salvo; scappavano da una guerra di cui sapevano poco, tutto sommato, e che meno che meno, esattamente come oggi, avevano deciso; speravano di mettere in salvo se stesse e soprattutto le figlie, perché una trasmissione di notizie solo orale parlava di rischi che correvano da parte di uomini di pelle scura che dopo nei ricordi spesso chiamarono diavoli.

La seduta parlamentare richiesta dalla Rossi fu “concessa” alle 21 di sera, perché l’argomento era scabroso e immorale; si chiedeva il perché, a distanza di sette anni dalle violenze subite, le 60mila pratiche di liquidazione della pensione non erano ancora state sbrigate. La deputata non ne voleva sapere della liquidazione una tantum. Ma, al di là delle cifre, le marocchinate e il suo intervento si sono svolte secondo una trama che potrebbe non essere datata: erano le donne a rappresentare un caso di immoralità; quindi, non c’erano neanche l’attribuzione di uno status passivo di vittime, la messa in gioco dell’onore maschile ristabilito anche grazie al silenzio femminile durato decenni e la vergogna attraverso le generazioni, che non sapeva trovare le parole “per dirlo”.

Non dovrebbe essere un giorno silenzioso il 7 aprile oggi, a distanza di settant’anni. Oggi che tante parole inutili corrono nei media e nella politica; se le foto della ricostruzione nei territori del Basso Lazio mostrano donne con i mattoni sulla testa e sulle braccia, il peso per molte di una violenza psicologica che aveva lacerato l’anima e il corpo non era stata nella loro vita meno pesante.