Svolta a Kabul, il ruolo degli scienziati
per la pace e del fisico Cotta Ramusino
Molti lo hanno definito un accordo storico. E per una volta l’aggettivo non sembra abusato. Ci riferiamo a quello per la pace in Afghanistan raggiunto lo scorso 29 febbraio a Doha tra i rappresentatnti dei Talebani e quella degli Stati Uniti. L’accordo, se verrà rispettato, porrà fine a una guerra lunghissima, 18 anni, sanguinosa, a tratti dimenticata e, malgrado l’estrema asimmetria soprattutto tecnologica delle forze in campo, senza né un chiaro vincitore né un chiaro perdente.
Ebbene questo accordo – come ricorda in una nota Francesco Lenci, membro del Pugwash Conferences Coulcil – è frutto anche della diplomacy science, dell’azione diplomatica di scienziati per la pace, che vede protagonista le Pugwash Conferences on Science and World Affairs e, in particolare, del loro tenace Segretario generale, il fisico italiano Paolo Cotta Ramusino.
La notizia è sfuggita ai più. Ma quella delle Pugwash Conferences e di Cotta Ramusino è una storia che ancora una volta dimostra come la scienza possa essere un ponte di pace e di come gli scienziati italiani abbiano un ruolo da protagonisti in queste azioni.
Raccontiamola, dunque, questa storia. Le Pugwash Conferences nascono nel 1957 sulla scorta del Manifesto firmato due anni prima da Albert Einstein e Bertrand Russell. Prende il nome dalla cittadina canadese dove si svolse la prima conferenza. È costituito da un gruppo internazionale di scienziati che, senza clamore, si presta ad analizzare i grandi /e piccoli) conflitti in atto nel mondo e si offre come strumento tecnico terzo per cercare di risolverli. I meriti acquisiti sul campo dalle Pugwash Conferences sono tantissimi. E la miglior sintesi per renderne conto è ricordare che hanno ottenuto il Premio Nobel per la Pace nel 1995.
A ritirarlo, quel premio, fu un altro fisico italiano, Francesco Calogero, anche lui Segretario generale di questa prestigiosa organizzazione non governativa. Gli italiani, dicevamo, sono particolarmente attivi nelle Pugwash Conferences. Tanto che Paolo Cotta Ramusino ne è stato eletto Segretario generale nel 2002 e da allora conserva ininterrottamente la carica.
In questi ultimi diciotto anni le Pugwash Conferences sono state attive in molti settori. Ma Paolo Cotta Ramusino con una visione utopica considerata al limite dell’impossibile, una forte determinazione e anche con notevoli capacità diplomatiche ha perseguito l’obiettivo di riportare la pace in Afghanistan nell’unico modo possibile, facendo dialogare nemici che non si riconoscevano l’un l’altro: americani e talebani.
Gli accordi di Doha di qualche giorno fa sono iniziati nel 2015, grazie a Paolo Cotta Ramusino, con una serie di incontri che si sono tenuti sia nella capitale del Qatar sia a Kabul, la capitale dell’Afghanistan. Hanno conosciuto momenti alti e bassi, ma infine si sono conclusi, speriamo definitivamente.
I termini dell’accordo sono noti: i talebani smettono le azioni di guerra da questo momento in poi, mentre gli americani e i soldati degli altri paesi della NATO inizieranno un ritiro graduale secondo un calendario concordato. I talebani si impegnano inoltre a raggiungere un accordo politico con l’attuale governo di Kabul. La strada da percorrere è ancora lunga e irta di ostacoli, ma ora anche l’Afghanistan può realisticamente pensare a un futuro di pace.
In tutto questo occorre sottolineare l’impegno e le capacità, riconosciute, degli scienziati italiani. Paolo Cotta Ramusino è, infatti, la punta di un piccolo ma solidissimo iceberg. Molti sono quelli che – come Francesco Calogero e lo stesso Francesco Lenci – oltre che delle Pugwash Conferences animano l’Unione scienziati per il disarmo (USPID). E molti sono anche coloro che, anche al di fuori di questi movimenti, ottengono espliciti riconoscimenti internazionali. Non è un caso che il primo direttore scientifico di Sesame, ad Allan in Giordania, sia stato l’italiano Giorgio Paolucci. Né è un caso che a sostituirlo, di recente, sia stato chiamato un altro italiano, Andrea Lausi. Sesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East) è un centro di ricerca e di sviluppo tecnologico davvero unico: perché riunisce nello stesso luogo e con il medesimo progetto, aiutare la regione del Medio Oriente, scienziati e tecnici di paesi alcuni dei quali si considerano nemici: israeliani, palestinesi e iraniani, oltre a ciprioti, egiziani, pakistani e turchi, oltre ovviamente ai giordani.
È molto significativo che i primi due direttori scientifici di questo centro, operativo dal 2017, siano fisici italiani. Così come è molto significativo che a dirigere il monumento stesso alla “fisica per la pace”, il CERN di Ginevra, il più grande laboratorio scientifico al mondo, sia ancora una volta un italiano. Anzi, un’italiana: Fabiola Gianotti, prima donna chiamata a dirigere il Centro ginevrino e prima persona in assoluto eletta due volte alla direzione generale.
Gli accordi di Doha mediati anche dalle Pugwash Conferences e il successo personale di Paolo Cotta Ramusino non sono, dunque, fulmini a ciel sereno. Non per questo sono meno brillanti.
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