Giustizia sociale
15 proposte
contro le diseguaglianze
Lo scorso 25 marzo il Forum Disuguaglianze Diversità, Forum coordinato da Fabrizio Barca, ha presentato a Roma il Rapporto “15 proposte per la giustizia sociale”in cui sono inserite 15 proposte che mirano a ridurre le disuguaglianze e accrescere la giustizia sociale.
Il Rapporto si ispira al Program for Action di Anthony Atkinson e sposa l’idea dell’economista inglese secondo cui l’aumento delle disuguaglianze o l’interruzione della loro riduzione non sia il frutto di eventi ineluttabili ma piuttosto il risultato di scelte politiche ed economiche e di un cambiamento culturale.
I numeri ci dicono che, a livello globale, nell’ultimo trentennio si sono ridotte le disuguaglianze di reddito fra le persone, grazie soprattutto alla crescita di economica di alcune economie emergenti, come India e Cina, ma quasi un quarto della crescita complessiva del reddito osservata tra il 1980 e il 2016 è andata all’1% più ricco della popolazione mondiale. Nello stesso periodo, in Occidente, in Europa e in Italia si è arrestata la caduta della disuguaglianza di reddito fra le persone osservata nel periodo precedente. In molti paesi europei, tra cui l’Italia, la disuguaglianza dei redditi disponibili è tornata a valori simili a quelli osservati alla fine degli anni ’70. Assai più elevata è la disuguaglianza dei redditi di mercato, prima di ogni intervento redistributivo dello Stato. In Italia l’indice di Gini per la distribuzione dei redditi di mercato è di circa 20 punti percentuali peggiore rispetto a quello per la distribuzione dei redditi disponibili. L’aumento o l’arresto della riduzione delle disuguaglianze colpisce soprattutto i ceti deboli: la contrazione di reddito avvenuta in Italia con la crisi iniziata nel 2008 è stata assai più marcata per chi occupa il 40% più basso della distribuzione del reddito. Ancora nel 2016, quando il reddito pro-capite ricominciava a crescere di poco più del 2% per il totale della popolazione, per il 40% più povero c’è stata una contrazione dell’1% circa. Al contrario, la situazione è migliorata per i ceti forti. In Italia, nel 1995, il 10% più ricco della popolazione (circa 5 milioni di adulti) concentrava nelle proprie mani circa la metà della ricchezzanetta del Paese. Nel 2016 questa quota superava il 60%.
Questo ha generato gravi lacerazioni sociali che possono essere ricomposte solo attraverso proposte radicali. Il ForumDD condivide la necessità di essere radicali ma muovendo in una direzione diversa rispetto a quella avanzata da una parte del pensiero liberale, secondo cui è sufficiente redistribuire e accrescere la concorrenza in tutti i mercati. In primo luogo, il ForumDD ritiene che le disuguaglianze vadano ridotte perché è giusto, e non perché il loro elevato livello rischia “di far saltare il sistema”. L’unico modo per farlo è riallocare i poteri, obiettivo a cui mirano quasi tutte le 15 proposte. Infine, se è vero che vanno recuperati alcuni strumenti del passato, questo va fatto guardando avanti e riprendendoci la modernità. Questo significa tornare a guidare il cambiamento tecnologico affinché esso accresca la giustizia sociale, invece che ridurla, e consenta una maggiore diffusione della conoscenza e non una sua concentrazione nelle mani di pochi. È inoltre necessario cogliere e usare la forza di due fenomeni che caratterizzano la società odierna: la diffusione di pratiche di cittadinanza attiva, che oggi rappresentano un punto di riferimento di ogni disegno di cambiamento; e la rapida diffusione di comunità di innovatori in rete, forme neo-mutualistiche di impresa che utilizzano tecnologie di rete per produrre piattaforme di conoscenza comune.
Il ForumDD pensa che, se si è radicali, ci sia spazio per cambiare lo stato attuale delle cose. Crediamo che un’alternativa sia possibile perché in altri momenti della storia in cui l’apertura dei mercati e l’introduzione di nuove tecnologie minacciavano di indebolire ulteriormente i ceti deboli alla fine ha prevalso l’effetto positivo di emancipazione sociale e interventi sociali su vasta scala hanno prodotto una riduzione delle disuguaglianze. E ancora perché le scelte errate delle politiche neoliberiste dell’ultimi trentennio sono ben visibili avanti a noi. E infine perché pensiamo che si possa intervenire sulle peculiarità del nostro paese, che spiegano i risultati particolarmente negativi degli ultimi anni – tra cui spiccano lo stato della Pubblica Amministrazione e le difficoltà delle PMI.
Nel passare dall’analisi delle cause dell’attuale stato delle cose alle proposte concrete il ForumDD ha deciso di concentrarsi sulla disuguaglianza di ricchezza, privata e comune.
Ci siamo concentrati su tre processi da cui dipendono la formazione e la distribuzione della ricchezza: cambiamento tecnologico; relazione fra lavoro e impresa; passaggio generazionale. Sono i meccanismi che governano questi processi ad allocare poteri e a segnare le opportunità della nostra vita, influenzando così la giustizia sociale.
Il cambiamento tecnologico può avere impatti positivi o negativi sulla giustizia sociale. Può produrre progressi, anche per i ceti deboli, in molti campi: salute, diritti, sicurezza sul lavoro, tempestività dei servizi, energia, diffusione delle informazioni, mutualismo su rete e intrattenimento (una grande leva per cementare consenso). Ma molte sue tendenze minacciano gravemente la giustizia sociale; ne sono esempi: la concentrazione del controllo sulla conoscenza; la polarizzazione delle condizioni di lavoro; la fornitura gratuita alla rete di masse di dati personali che vengono usati in modo incontrollato; le decisioni (per assunzioni, carriera, servizi privati e pubblici, credito, ecc.) assunte da algoritmi di apprendimento automatico in modo opaco e non verificabile; e la segmentazione dei cittadini-utenti in micro-gruppi, target di messaggi pubblicitari e politici. Le proposte avanzate dal ForumDD, quindi, mirano a riprendere il governo del cambiamento tecnologico in un modo coerente con i principi della democrazia e della giustizia sociale.
La relazione fra lavoro e impresa, fra lavoratrici e lavoratori, da una parte, e chi esercita il controllo sull’impresa, dall’altra, ha un ruolo decisivo nel determinare la distribuzione della ricchezza, i divari retributivi e di condizioni di vita, e la stessa natura del cambiamento tecnologico. Accrescere il potere negoziale e di indirizzo del lavoro è un requisito irrinunciabile per accrescere la giustizia sociale. Richiede oggi la combinazione di antiche e nuove tutele e un nuovo dialogo fra lavoro e cittadinanza attiva. Sono l’oggetto delle nostre proposte che si muovono su due fronti: ridare dignità al lavoro e accrescere la partecipazione e l’autonomia dei lavoratori e delle lavoratrici.
Il passaggio generazionale, quando i giovani e le giovani iniziano a costruire un piano di vita, è il momento in cui al lascito insito nel contesto familiare e sociale e nell’istruzione ricevuta si aggiunge il lascito di ricchezza. Può essere il passaggio in cui si accentua la disuguaglianza di opportunità, indipendentemente da ogni merito, e si accelera la concentrazione della ricchezza; o viceversa dove si mescolano le carte, ossia la ricchezza trasferita da una generazione a quella successiva viene redistribuita, accrescendo la libertà sostanziale dei giovani e delle giovani appartenenti ai ceti deboli. La proposta avanzata dal ForumDD prevede un intervento integrato per riequilibrare la ricchezza su cui i giovani e le giovani possono contare nel momento del passaggio all’età adulta e che esercita una forte influenza sulle loro possibilità e scelte di vita: da un lato prevede che, al compimento del diciottesimo anno di età, ogni ragazza o ragazzo riceva “un’eredità universale” di 15mila euro, incondizionata e accompagnata da un tutoraggio da parte della scuola, e dall’altro una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute da un singolo individuo (al di sopra di una somma di esenzione di 500mila euro) durante l’arco di vita.
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