Giustissimo combattere i trafficanti, ma non c’è alcuna “invasione”

Gli scafisti sono certamente delinquenti colpevoli di un delitto odioso, il traffico di esseri umani. Offende il prezzo che chiedono ad ognuno per una traversata a bordo di barche fatiscenti e pericolose. Si parla di 4-5 mila euro che i poveretti raccolgono vendendosi tutto nel loro villaggio, oppure con l’aiuto dei parenti che già vivono in Europa. Un volo da Kabul a Roma andata e ritorno costa quasi 900 euro. Solo andata, si immagina, molto meno per un viaggio sicuro che dura poche ore invece che 30 giorni insidiati dalle intemperie e dai pericoli di naufragio, ad alto rischio di morte. Si tratta ovviamente di una situazione fuori mercato, in cui conta l’ eccezionale potenza della domanda rispetto all’offerta, che sarebbe  inevasa in condizioni normali. Ecco allora che affrontare questa emergenza in maniera efficiente, significa lavorare sul fronte della domanda di chi fugge disperato, piuttosto che sull’unica offerta disponibile sul mercato, quella del crimine organizzato. Che, come si diceva all’inizio va perseguito e punito.

Dopo la strage evitabile a cento metri dalla costa calabra, il governo annuncia la sacrosanta guerra agli scafisti. Decisione condivisibile anche dall’opposizione. La doverosa misura di polizia, presentata come risolutiva, risulta però quanto meno sproporzionata rispetto alla narrazione della destra sul tema. L’aggressione ai confini che si vogliono difendere viene definita come una invasione. Ma invasione da parte di chi? Questo linguaggio militare presume forze armate equipaggiate di tutto punto pronte a violare i confini della patria. Ma davvero al largo di Lampedusa, nella rotta verso l’Italia, ci sono flotte fornite di missili e aerei carichi di bombe, soldati armati dalla testa ai piedi? No. Ci sono migliaia di disperati colpevoli – secondo il Viminale – di essere saliti su mezzi fatiscenti guidati da criminali, gli scafisti. E’ tutta colpa degli scafisti, grida ora il governo di estrema destra.

Un diversivo

Vediamo un po’. Nel 2022 sono sbarcati nelle coste meridionali italiane 104 mila immigrati. Considerando una media di 90 immigrati in ogni barcone, ci sarebbero stati un migliaio di sbarchi condotti ciascuno, diciamo, da tre scafisti. Ovvero, tre o quattro mila scafisti che nel 2022, per come la destra presenta la questione, avrebbero scatenato una guerra di aggressione ai confini meridionali della patria. Prendiamoli tutti – ci dicono – e non avremo piu’ immigrati. Le donne afghane resteranno in patria per essere violentate e uccise dai talebani, madri e figli  delle famiglie subsahariane faranno chilometri a piedi per una tanica di acqua torbida e cosi’ via. E per chi ci governa non e’ questo il problema.

Appare evidente che questa storia degli scafisti, pur se ha un fondamento reale, e’ un diversivo. Per la destra, come annunciato nella campagna elettorale e praticato dal ministro degli Interni, sono gli immigrati, quelli che vengono a “fare la pacchia”, che non devono entrare in Italia. Proprio in questi giorni il vicepresidente e ministro delle Infrastrutture leghista ha annunciato una stretta sui permessi agli immigrati, nonostante che l’economia italiana ne abbia disperato bisogno, tanto che la presidente Meloni pensa di creare qualche corridoio per l’immigrazione regolare.

La presidente del Consiglio chiede all’Europa misure comunitarie per il “respingimento”,il “rimpatrio” degli immigrati. Non per la loro accoglienza con la distribuzione fra i vari paesi. Tanto è vero che quando il Parlamento europeo propose la revisione del Regolamento di Dublino che inchioda  gli immigrati nel paese di primo approdo il partito di Meloni votò contro.

Che sia una ideologia nazionalista a guidare la condotta di questo governo in fatto di immigrazione, risulta clamorosamente dalla guerra contro le organizzazioni non governative e il loro ruolo di supplenza nei salvataggi in mare degli immigrati. Si tratta di organizzazioni che meriterebbero il premio Nobel per la pace, ma la cieca furia xenofoba di questo governo vuole impedire loro di portare a compimento la missione che si sono data e porta alla imposizione di regole che rappresentano di fatto una pianificazione di stragi di esseri umani. Il divieto del secondo salvataggio è esattamente questo.  Se la nave Ong con immigrati a bordo avvista un barcone che sta per affondare, deve passare oltre. Quegli immigrati devono morire.

Battaglia per la sinistra

Ecco, questa e’ una battaglia per la sinistra, per il nuovo Pd. Una battaglia per il diritto alla vita delle persone. Inutile accusare la destra di fascismo. I fascisti, gli iscritti al PNF, i gerarchi, non ci sono piu’ dal 25 aprile 1945. Questa e’ una destra moderna che coltiva radici antiche, che affondano nell’antipolitica, nell’intolleranza, nell’autoritarismo, nella democrazia illiberale, nello squilibrio dei poteri a favore dell’esecutivo (vedi il caso di Israele, dell’Ungheria e della Polonia). La logica e il buon senso, oltre che l’umanita’, imporrebbero l’abrogazione del decreto sulle Ong. Se il PD si mettesse alla testa di una grande e durevole mobilitazione di popolo, l’obiettivo sarebbe raggiungibile.