Giochi proibiti (dal generale inverno)

A vedere le telecronache e a leggere i servizi degli inviati, si è capito subito che in Corea del Sud si stanno svolgendo Olimpiadi invernali al limite della sopravvivenza agonistica degli atleti a causa delle condizioni meteo. Piste e trampolini battuti da forti venti siberiani, freddo intensissimo, difficoltà nei collegamenti, infortuni a catena. E pochissima spettatori. Insomma, un mezzo flop. Almeno per questi primi giorni. Meglio parlare delle manovre di riavvicinamento tra le due Coree, che di gare. Secondo quella melassa molto olimpica e non veritiera che ha già affibbiato l’etichetta di Olimpiadi della Pace alla manifestazione di PyeongChang.

Non è che non si sapesse del clima difficile di questa regione. Ma il Cio, il Comitato olimpico internazionale, guarda molto all’Asia. Infatti ha già programmato le Olimpiadi del 2020 a Tokyo (battute Istanbul e Madrid) e Pechino 2022, ancora i Giochi invernali (l’ultima città a contendere l’assegnazione: la vecchia Alma-Ata, Kazakistan). Perché i mercati orientali sono i più redditizi, quelli che offrono nuove platee, più alti introiti televisivi. E un mucchio di affari. Anche quelli impresentabili irrorati da mazzette, tangenti e compravendita di voti. Le organizzazioni sportive e le criminalità sparse per il mondo hanno realizzato ottime imprese insieme in anni recenti. Gli scandali venuti alla luce non hanno scalfito il potere di quelli che una volta venivano definiti, per longevità anagrafica e di posizione, i “parrucconi del Cio”. Certo oggi anche loro sono cambiati: più moderni e più manager. Tanto per ricordare: i mondiali di calcio del Qatar sono stati assegnati grazie alla corruzione; le Olimpiadi brasiliane del 2016 sono state ottenute grazie ad una compravendita di voti. Ci sono state inchieste dell’Fbi che hanno svelato un sistema putrido. Che probabilmente continua a prosperare, con più discrezione e in forme più sofisticate, nonostante l’uscita di scena di certi personaggi. Pensiamo ad esempio a Blatter.

Diciamo che a dettare legge è sempre il denaro. Non ci sono ideali olimpici ed etici che tengano: ormai hanno fatto la muffa. Il mondo globalizzato dello sport ad alto livello è questa sorta di continuo compromesso: scambi di favori e di mazzette, lucrosi accordi televisivi e commerciali, affari con regimi che calpestano i più elementari diritti civili.

Accadeva anche in passato. Certo. Juan Antonio Samaranch, il patriarca che ha modernizzato i Giochi ed ha consentito che l’ingordigia invadesse lo sport olimpico, amava giustificarsi e dire: “Signori miei, l’unica vera religione, è lo sport”. Che volete dunque che sia una Olimpiade con qualche raffica di vento, temperature polari e atleti che cascano e si rompono gambe e braccia.