Galli della Loggia ricostruisce a modo suo la storia delle Fosse Ardeatine
In una trasmissione della “7” Ernesto Galli della Loggia ha sostenuto che “non è vero che tra le vittime delle Fosse Ardeatine c’erano i rappresentanti di tutti i partiti antifascisti” perché invece “i rappresentanti di un certo partito non c’erano” e ha messo questa sua osservazione in relazione con il linciaggio del direttore di Regina Coeli Donato Carretta avvenuto a Roma durante il processo per la strage al questore di Roma Pietro Caruso. Linciaggio che avrebbe lasciato aperta – sostiene GDL – “tutta una serie di interrogativi”. Quando la conduttrice del programma ha chiesto all’ospite di dire quali fosse il partito i cui rappresentanti tra le vittime secondo lui non c’erano, lo storico e editorialista del Correre della Sera ha obiettato che non lo avrebbe detto “neppure sotto tortura” per “non aprire interminabili questioni”.
Che cosa c’entra il linciaggio di Donato Carretta?

Sarebbe una cosa molto utile e giusta, invece, aprirne almeno una di questione: per una esigenza di igiene accademica e di correttezza informativa lo storico Galli della Loggia ci dovrebbe far sapere quale fu il partito secondo lui “risparmiato” dalla rappresaglia nazifascista e che c’entra con questa assenza l’orribile sorte toccata a Donato Carretta.
Le 335 vittime
Secondo gli storici che si sono occupati della strage, delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine 75 erano ebrei che furono uccisi in quanto ebrei e non per il loro orientamento politico, e fra le altre (a parte sette che non furono identificate) erano rappresentati tutti i partiti e i gruppi antifascisti allora esistenti: comunisti, socialisti, azionisti di Giustizia e Libertà, repubblicani, liberali storici, monarchici “badogliani”, ufficiali dell’esercito e dei carabinieri che dopo l’8 settembre del ’43 avevano combattuto contro i tedeschi. L’unico partito che non era rappresentato era quello fascista, ma è difficile pensare che Galli della Loggia si riferisse a quello.
Parli, dunque, se non vuole consolidare il sospetto che abbia usato il metodo un po’ mafioso del dico e non dico e del chi vuol capire capisca per insinuare dubbi contro qualcuno che non gli piace, magari la parte politica cui si sente meno vicino.
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