“Furbetti”, punire subito i colpevoli
Ma tolleranza zero contro chi
vuole colpire la democrazia

I “furbetti” sono cinque, o forse tre, più un conduttore tv. Più chissà quanti, hanno subito sospettato i maligni, disseminati nei consigli regionali e comunali d’Italia. Forse duemila. Via al coro: una vergogna, fuori i nomi, si dimettano, cacciateli a pedate, mentre il paese soffre loro rubano approfittando dei bonus, con lo stipendio che hanno, e poi dice che non bisogna ridurre il numero dei parlamentari…

Appunto: e poi dice che non bisogna ridurre il numero dei parlamentari.

Sia chiaro: se ci sono parlamentari che hanno chiesto e ottenuto il bonus previsto per le partite Iva in difficoltà che escano allo scoperto, riconsegnino il maltolto, chiedano scusa, si vergognino. Chi li ha candidati eviti in futuro di ripetere l’errore e cerchi di scegliere meglio. E chi li ha votati tragga ovviamente le conseguenze. Lo stesso vale per i consiglieri regionali, se fossero coinvolti. Discorso diverso per i consiglieri comunali che, come ha dimostrato l’autodenuncia della consigliera di Milano Anita Pirovano, in molti casi non campano di politica e hanno tutti un lavoro. Paragonare i cinque (o i tre) furbetti parlamentari a un consigliere comunale di uno sperduto paesino è un’operazione questa sì furbesca che ha un solo obiettivo: far credere che da Roma in giù o in su quelli che si occupano di politica nelle istituzioni sono tutti ladri.

I furbetti e l’antipolitica

Ecco il punto. La campagna antipolitica che queste notizie hanno scatenato, sui social e sui giornali, è un ulteriore pericoloso segno di degrado civile. Non fa altro che alimentare quel diffuso sentimento anti-casta che ha gonfiato negli anni le vele del grillismo, quelle di qualche leader di una certa sinistra in cerca di una nuova via populista e di una certa destra in cerca di pieni poteri. Il rischio è che quest’ondata spezzi definitivamente il già fragile legame tra il popolo e i suoi rappresentanti, alla fine considerati tutti ladri e imbroglioni, pronti a fregarti alla prima occasione.
A chi torna utile tutto questo? Sicuramente a chi ha compiuto il proprio percorso politico nel segno della guerra alla casta e ai suoi privilegi. A chi pensa che tagliare il numero dei parlamentari sia una specie di vendetta contro gli scansafatiche che occupano gli scranni di Camera e Senato e che mandarne a casa 345 (questo prevede la legge sulla quale si svolgerà il referendum di settembre) farebbe risparmiare un sacco di soldi. Non è vero ovviamente (si parla di 500 milioni, cifra comunque gonfiata alla prova dei conti) ma il senso è chiaro: la democrazia costa troppo, basta sperperare denaro pubblico, meglio tagliare, ridurre, risparmiare.

Tutelare la democrazia

Certo, la democrazia è un costo, ma un costo utile. Il problema è farla funzionare, non tagliando a casaccio un po’ di posti in Parlamento, ma intervenendo sui regolamenti, sulle indennità, sulle presenze, su un sistema elettorale che garantisca scelte chiare da parte degli elettori, sui criteri di selezione dei candidati, sul finanziamento dei partiti. Tagliare per vendetta è solo un modo per tenere viva la voglia di far fuori la classe politica e ridurre le istituzioni a un “bivacco di manipoli” al servizio del capopopolo di turno.

E allora, nessuna pietà per chi ha approfittato di un bonus che è servito ad aiutare i lavoratori in difficoltà per il Covid-19. Ma anche nessuna tolleranza nei confronti di chi vuole usare questo grave e vergognoso episodio per dare qualche altro colpo di piccone alla nostra democrazia già abbastanza malandata.