Fisco e ponte, da Meloni segnali ai suoi elettori: il Pd rilanci la sfida
Dall’ultimo consiglio dei ministri è giunto l’annuncio (in verità ancora vago) di due provvedimenti “pesanti”: la legge delega per la riforma fiscale e il via libera (l’ennesimo) al Ponte sullo stretto. Resta naturalmente da vedere quanto siano praticabili. La riforma fiscale abbozzata dalla destra che abroga di fatto il principio della progressività e favorisce ancor più l’evasione si trova davanti non pochi e fondamentali ostacoli: la Costituzione, innanzitutto, e i conti pubblici. Quanto al Ponte sono tali e tante le questioni burocratiche e finanziarie (oltreché ambientali) che è difficile immaginare una sua realizzazione per almeno una generazione.
Un governo che parla agli evasori
L’impressione è che anche questa volta il governo di destra abbia voluto soprattutto lanciare un forte segnale al suo elettorato, agli evasori, e più in generale al suo blocco sociale, come già in occasione degli interventi ostili nei confronti dei migranti o delle coppie unigenitoriali.
La sfida, in ogni caso andrebbe raccolta. Cosa hanno da dire le opposizioni sulla questione dell’eccessivo carico fiscale e dell’ingente evasione? E sull’ammodernamento delle infrastrutture in un Paese tra i più arretrati e oppressi dalla burocrazia ma allo stesso tempo più cementificati di tutta Europa?
Le opportunità del nuovo Pd
Un’opposizione che punta a vincere le prossime elezioni e tornare al governo ha il dovere (ma anche l’opportunità) di mettere in campo da subito le sue proposte. Si vedrà se il “nuovo Pd” – che si è mosso nella giusta direzione sui migranti, sul salario minimo e più in generale sui diritti – ne sarà capace, o meglio se ne avrà l’inclinazione. Forse si tratta del primo vero banco di prova per la nuova leadership. Di certo in questi casi non potrà contare davvero sui possibili alleati pentastellati, che da sempre si muovono nel segno del puro opportunismo. Per inciso: sentire Giuseppe Conte accusare Carlo Calenda di aver votato con la destra suonava quasi surreale. Il pulpito è infatti quello di un ex premier che ha guidato un governo (giallo-verde) all’insegna del peggior populismo e della xenofobia.
In tema di migranti – per citare una questione che sta giustamente molto a cuore alla sinistra, al mondo cattolico e dopo la strage di Cutro a fette sempre più larghe della popolazione – ha fatto anche peggio dell’attuale esecutivo, con l’abolizione degli Sprar (ovvero dei soli centri che garantivano accoglienza e integrazione ai rifugiati) e con i decreti sicurezza che Salvini ha difficoltà a ripristinare integralmente persino sotto questa maggioranza. Per non parlare del Mes sul quale i 5 Stelle si confermano in piena sintonia con Giorgia. Melonii.
Ma forse è meglio così: il PD ha l’occasione di lavorare sulla propria identità e di farla finalmente risaltare prima di organizzare alleanze. Anche questa è un’operazione verità che va compiuta senza più indugi.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati