Femminismi, un momento di confronto per legare le teorie ai movimenti
I femminismi, volutamente declinati al plurale, hanno caratterizzato in modo significativo la storia del ‘900 e sono oggi al centro del dibattito pubblico.
La lunga onda del pensiero e dei movimenti femministi nel nostro paese ha visto nascere e crescere il femminismo della differenza e dei movimenti delle donne, che negli anni ‘70 hanno animato luoghi di elaborazione teorica e battaglia politica come la Libreria delle donne di Milano e il Centro Virginia Woolf a Roma. E ancora l’Associazione Orlando – Centro delle donne di Bologna con la sua ampia vocazione civica e transculturale e il femminismo degli anni ‘90, con l’entrata nelle università delle prospettive dei gender studies e la moltiplicazione su tutto il territorio nazionale dei centri antiviolenza. I movimenti femministi hanno quindi in Italia una storia ricca, plurale e articolata.

Una storia che continua
Una storia che continua: l’8 marzo prossimo le piazze di tutto il mondo si riempiranno per lo Sciopero globale transfemminista chiamato ogni anno dalla Rete transnazionale Non Una di Meno, attiva anche in Italia dal 2016. L’assemblea femminista è riuscita a coinvolgere in questi anni moltissime donne e soggettività in lotta aprendo a temi e pratiche urgenti che spaziano dai diritti sociali a quelli riproduttivi, avendo a cuore le prospettive transfemministe e intersezionali. L’influenza politica del movimento ha un respiro globale determinante oggi. Basti pensare al caso Argentina, dove la battaglia politica di migliaia di donne della marea verde femminista ha avuto un ruolo cruciale nel processo di approvazione della legge sul diritto di aborto, dopo anni di legislazione repressiva.

Uno slogan che indica una pratica di presa di parola, di occupazione dello spazio collettivo e di riscossa, da pronunciare a voce alta e da realizzare particolarmente in questi tempi bui di attacchi ai diritti riproduttivi e sessuali, a cui assistiamo nelle forme più conservatrici in diversi paesi dell’occidente e non solo. L’eco arriva fino alle lotte femministe che hanno luogo in altre parti del mondo, come in Iran, dove proprio in questi giorni centinaia di bambine e ragazze sono state avvelenate con lo scopo di essere allontanate dalle scuole e dal diritto all’educazione.
Se il vento conservatore soffia anche nel nostro paese, un afflato altrettanto potente caratterizza oggi anche in Italia i movimenti femministi.
Lo dimostra l’elezione inaspettata di Elly Schlein, prima leader donna e femminista a capo di un partito italiano di area progressista, che nel suo primo discorso dopo il voto ha ricordato Marielle Franco, politica e attivista brasiliana uccisa nel 2018, e ha esordito con lo slogan del femmismo degli anni ‘90 “Non ci hanno viste arrivare”.
Elezione che ha portato alla compresenza di due donne al centro della politica italiana, una vera e propria rivoluzione per l’immaginario mediatico oltre che politico del Paese, che richiede un dibattito pubblico all’altezza della forza e della complessità delle rivendicazioni femministe e soprattutto capace di distinguere tra leadership femminista e leadership meramente femminile.
Oggi e domani a Pisa
Da queste premesse nasce l’esigenza di confrontarsi sulle questioni più urgenti sollevate oggi dai movimenti e dalle teorie femministe contemporanee e di creare luoghi e tempi di confronto e scambio tra prospettive, pratiche, riflessioni e generazioni diverse. Questa necessità è ciò che ha mosso l’Area di ricerca in Gender Studies della Scuola Superiore Sant’Anna a organizzare il Convegno Femminismi Oggi. Tra teoria e politica, coordinato da Anna Loretoni, che si terrà il 3 e il 4 marzo in presenza a Pisa e online. Per avere il link di partecipazione basta scrivere una mail agli indirizzi delle organizzatrici, che si trovano nella locandina disponibile a questo link:
https://www.santannapisa.it/it/evento/femminismi-oggi-tra-teoria-e-politica .
L’evento è l’esito di una volontà di confronto e scambio, non solo teorici, nata in seguito alla costituzione di gruppi di ricerca scientifica, laboratori di riflessione extra-accademica, movimenti politici e sociali anche nel contesto pisano.
Non a caso, una delle sue vocazioni è quella di instaurare un dialogo che coinvolga studiose che sono da anni punti di riferimento teorico del pensiero femminista e giovani ricercatrici che all’elaborazione teorica uniscono l’attivismo nei movimenti contemporanei. Uno scambio, questo, che non si limita alla mera pratica del passaggio di consegne, ma che si radica nel comune riconoscimento di una volontà di affermazione femminista in tempi, luoghi e con prospettive talvolta differenti, ma ugualmente rilevanti e necessarie.
Il Convegno intende quindi mettere a tema le molteplici declinazioni del pensiero femminista contemporaneo per animare una discussione critica sulle potenzialità e sui limiti del femminismo liberale e post-strutturalista dinanzi alle sfide poste non solo da ideologie e da pratiche politiche populiste e autoritarie sviluppatesi nelle società occidentali, ma anche da formulazioni alternative della riflessione femminista sui concetti di sesso e genere.
L’oppressione del welfare familistico
Di fronte al comune terreno critico del soggetto egemone maschile e di conoscenza, i femminismi si interrogano oggi diversamente sul superamento della centralità del soggetto autoreferenziale, coloniale, antropocentrico. Questo interesse condiviso largamente dai femminismi spinge le diverse sensibilità a capire come confrontarsi con esigenze che trovano sempre più espressione nel dibattito pubblico e nelle esperienze di collettivi e associazioni. La messa in circolo dei saperi femministi, la questione della salute sessuale e l’autodeterminazione, la violenza ostetrica. E ancora l’oppressione prodotta delle forme di welfare familistico ampiamente in auge nel nostro paese e acuita dalle politiche post-pandemiche, la drastica riduzione del tempo di vita delle soggettività sessuate al femminile. A queste si aggiungono le esigenze di soggettività che non si riconoscono nel binarismo di genere o in etichette predefinite che si applicano agli orientamenti sessuali.
Questi e altri aspetti introducono questioni che rinnovano i dibattiti storici dei femminismi sul tema dell’autodeterminazione, proponendo un’estensione alle rivendicazioni di soggettività altre diversamente oppresse dall’ordine patriarcale ed eteronormato.
Per ricostruire questo dibattito plurale si guarderà pertanto ad apporti che interrogano i concetti ormai divenuti centrali nella riflessione teorica sul femminismo e sulla differenza come il genere, la strategia decostruttiva, l’intersezionalità.
Ad una tavola rotonda introduttiva che avrà il ruolo di mettere sul tavolo le principali domande che necessitano di confronto seguiranno tre sessioni tematiche con contributi specifici. L’intento è quello di confrontarsi e interrogarsi ancora sulla tensione tra sesso e genere nelle prospettive teoriche, sul rapporto tra i femminismi e i partiti politici contemporanei (di destra e sinistra), sui movimenti femministi in Italia e nel mondo tra società civile e spazi urbani.
Per stimolare un confronto che non si fermi all’8 marzo, ma che trovi respiro nelle lotte e nelle riflessioni politiche delle democrazie contemporanee, i cui governi sono troppo spesso ciechi ai desideri e alle necessità delle loro comunità.
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