Fare scuola a Scampia: una piccola grande storia di riscatto

Se “il sonno della ragione genera mostri”, il Gridas – Gruppo risveglio dal sonno – quei mostri, li scova e li esorcizza. Siamo a Scampia, uno dei quartieri più difficili di Napoli, che era e rimane ancora nella cronaca e nell’iconografia partenopea, ma oggi parla una nuova lingua, quello della resistenza.

Tra i protagonisti di questo cambiamento, è anche Mirella La Magna, memoria storica del Gridas, associazione culturale fondata nel 1981 con l’artista Felice Pignataro e altre persone, attente come loro ai bisogni delle fasce più deboli e al cambiamento culturale della società. Mirella, insegnante di Lettere ora in pensione, insieme a Felice ha accompagnato in tutti questi anni i bambini della zona, strappandoli alla povertà educativa, aiutandoli a studiare, dando loro una nuova prospettiva di vita.

Aveva iniziato la sua attività a Poggioreale alla fine degli anni ’60. Qui seguiva i figli dei baraccati, assegnatari di case popolari che non arrivavano mai. I cantieri duravano a lungo, seguivano le elezioni, nel frattempo l’isolamento sociale e culturale dei bambini cresceva…Erano gli anni di “Lettera a una professoressa”, e come quelli del libro di don Milani anche quei piccoli napoletani alla fine venivano bocciati. Mirella e Felice organizzarono, quindi, una scuola proprio nelle baracche; una porta rossa al civico 128 indicava che da lì poteva passare la rinascita di una generazione intera.

Una guerra tra poveri

Finalmente le case furono assegnate, ma i baraccati le trovarono occupate dagli abusivi; fu necessario combattere una guerra tra poveri e, anche quando infine ottennero gli alloggi, li trovarono senza rete fognaria, senza luce: forse stavano meglio nelle baracche, dove se non altro vigeva il principio di solidarietà e una microeconomia di sussistenza e mutualità.

Con gli anni vennero altri edifici, la famigerata 167, più di 10 piani, un alveare senza piazze, negozi. Le famiglie che li abitavano avevano molti figli, preda di un individualismo feroce, quello che dice: o tu o io. E, così, le donne facevano le casalinghe a tempo pieno, i bambini crescevano fuori, sulla strada, affrontando sfide continue, senza scuola. Il terremoto dell’80 completò l’opera. Arrivarono gli sfollati e Scampia, che significa zona di campagna, abitata prima solo dai rom, diventò il luogo per antonomasia dell’edilizia selvaggia, dell’assenza dello Stato, della camorra.

La Porta Rossa

“Anche quando furono realizzati gli asili – racconta Mirella La Magna – erano sprovvisti di arredamento, di giochi. Alcuni locali furono addirittura utilizzati per addestrare i cani da combattimento”. Proprio in questo contesto, Mirella e Felice riaprirono la Scuola 128, con la stessa porta rossa della baracca di Poggioreale. Al di fuori delle pareti scolastiche, scorrevano fiumi di soldi sporchi, di droga; eserciti di ragazzini impiegati in affari sporchi, famiglie che vendevano una nuova polvere, la droga, sostituendola alla farina e allo zucchero. Tutto questo, nell’indifferenza dello Stato e della stampa, è durato 25 anni. Poi, quando scoppiò la guerra di camorra,  su Scampia si accesero i riflettori. Mirella faceva presente ai giornalisti, che adesso accorrevano a frotte, che oltre ai morti ammazzati c’erano altri morti, quelli uccisi dentro nella propria dignità umana. Quelli di cui finora nessuno si era accorto. A Scampia si usava una parola, “o sistema”, per designare quella realtà che sembrava immodificabile, non un antistato, ma una sorta di para-Stato, se così si può definire.

Le cose piano piano invece si sono modificate; aprire una scuola significa togliere bambini dalla strada e dai suoi pericoli, dare loro semplicemente un futuro diverso. “Così è stato infatti per Gaetano Di Vaio, che ha fatto l’esperienza del carcere, ma poi ha cambiato direzione, oggi è regista e produttore, non ha dimenticato il suo passato, anzi, lo racconta nei suoi documentari. Così è stato anche per Davide Cerullo, che a Scampia, quando era ancora aperta campagna, faceva il pastorello; adesso ha realizzato una scuola per bambini, una sorta di fattoria didattica, con galline, caprette”, racconta Mirella.

E nacque il Gridas

A un certo punto, Mirella e Felice hanno chiuso la Scuola 128 e hanno fondato il Gridas, che ancora oggi continua la sua attività.  Con gli anni Scampia è diventata una fucina di idee, iniziative, progetti. Nei giorni scorsi, vi si è realizzata una manifestazione per la pace dal forte valore simbolico: partita dalla Vela Celeste, il corteo si è poi snodato lungo le vie della città per arrivare al “Giardino dei Cinque Continenti e della Nonviolenza“. Dai balconi della Vela Celeste sventolavano le bandiere per la pace; chi c’era, ha parlato di uno straordinario impatto visivo. La resistenza dal basso, l’associazionismo, le belle azioni dei singoli testimoniano scelte non violente, cultura, impegno, chiedono lavoro, un ambiente sano. Al corteo si gridava: la pace è la vittoria di cui abbiamo bisogno, e Scampia può esserne un simbolo.

 

 

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