Europee, destre e sovranisti maestri della disinformazione

Un assortimento di notizie false, sottaciute, imprecise, non suffragate da dati e verifiche: vita dura, prima delle elezioni europee, per il network internazionale di verifica dei fatti (IFCN), associato allo statunitense Istituto Poynter, e anche per il cugino SOMA, l’osservatorio sociale per l’analisi della disinformazione e dei social media finanziato dall’Unione Europea. La rete associata al Poynter sta già avendo successo con la sua piattaforma FactcheckEU.

L’Aquarius

Ecco alcuni dei trabocchetti tesi all’elettore. Il partito di estrema destra tedesco Alternativa per la Germania ha scritto in un post che un milione quattrocentomila richiedenti asilo attende di entrare in Germania, dove sarà obbligatorio riceverli. Falso. Ci sono poi le cose non dette. Nessuno ha finora raccontato in modo chiaro che solo otto dei 28 Paesi che votano alle elezioni europee hanno introdotto quote per le donne anche a Bruxelles. Ancora: Matteo Salvini ha affermato che i soccorritori volontari provocano più morti nel Mediterraneo poiché incoraggiano le partenze. Falso. Uno studio dell’università di Oxford dimostra come non vi sia alcuna correlazione tra questi due fatti. Così come non è vero che il numero di morti sia diminuito. Politica e soldi: le multinazionali finanziano i partiti europei? Oh, sì, spiega poco ripreso da altri media le Monde, che cita tra i donatori Uber, Bayer, Disney e una sfilza di altri colossi.

“Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo, mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”, diceva Mark Twain, ma oggi è ben peggio. Le fakenews, termine coniato nel 1894, preso a prestito dallo slang della criminalità londinese e sinonimo di“contraffatto”, fanno il giro di tutto il mondo in tempo reale.

Un esempio pioneristico e artigianale di fact-checking si trova a Copenhagen, ed è la redazione diTjekDet, una delle trincee avanzate dei giornalisti e degliesperti informatici a caccia di notizie non vere. È associato all’Istituto Poynter, leader mondiale della scuola di  giornalismo progressista con base in Florida. La redazionedanese è una filiazione della storica rivista economica MandagMorgen, Il lunedì mattina. Da due anni il direttore di Tjekè Thomas Hedin, 48 anni, affiancato da tre redattori a tempo pieno e da cinque studenti ricercatori. Il loro lavoro è smontare le storie ed esaminarle, verificandose un’asserzione è fuorviante, falsa oppure vera.

Una preoccupazione comune in tutti i Paesi dell’UE. Presentando le nuove misure per un’informazione affidabile, il commissario europeo con delega alla comunicazione Sir Julian King riassunse il problema ricorrendo al termine “arma di disinformazione di massa”.Per la commissione vi sono tre tipi di condizionamento dell’informazione: piratare e far filtrare contenuti non pertinenti né rilevanti, ma tali da cambiare l’opinione pubblica in un punto cruciale d’una campagna. Un caso di scuola è la vita familiare e affettiva. La seconda insidia, secondo i legislatori europei, è costituita dall’uso di notizie del tutto false per sviare i cittadini e influenzare i risultati di una consultazione. Infine, altrettanto insidioso,è l’utilizzo di messaggi mirati su basipsicometriche, con un uso improprio del profilo personale dell’utente. Per farla breve stile Cambridge Analytica.

L’Unione Europea, grazie a SOMA, la sua creatura per il controllo dei fatti, inizia solo ora a cogliere alcuni risultati. Bruxelles annunciò nell’aprile del 2018 che avrebbe sostenuto e creato una rete per intercettare. Dopo un anno e un milione di euro di investimento, sono otto le organizzazioni sentinella dell’informazione distribuite in sei Paesi europei. È chiaro come, poco dopo il suo avvio, il progetto sia ancora incompleto.

Al contrario, la piattaforma FactcheckEU, prodotta dalla rete internazionale di controllo dei fatti IFCN, legata al Poynter, è già attiva. Di essa fa parte anche il danese TjijDet, assieme ad altri diciotto aderenti in tredici Stati membri. A marzo scorso il quotidiano francese di sinistra Libération ha chiesto e ottenuto dall’organismo dei controllori un finanziamento di 68.000 euro. Questa somma permetterà alla testata di costruire l’infrastruttura per collegarsi alle agenzie di verifica dei dati e di tenere più facilmente aggiornato un evento.

Inutile dire che pubblico e comunicatori smaliziati si chiedono anche chi controlli i controllori, siano essi i campioni dell’informazione corretta associati allo statunitense Istituto Poynter o i grandi esperti dell’europeo SOMA o anche membri di entrambe le reti. L’Unione Europea ha pragmaticamente chiesto ai due gruppi, certamente affidabili, di lavorare assieme e di unire gli sforzi.

La redazione danese del piccolo e intraprendente TjekDet, la prima pubblicazione dedicata tutta a vedere se le notizie sono vere, non è dogmatica sui finanziamenti. Il gruppo, a cominciare dal direttore Thomas Hedin, è ottimista: pensa che la caccia alla notizia farlocca diventerà sempre più una passione globale, una corsa a ostacoli per gli atleti di questo nuovo e vitale giornalismo.