Europa, sui migranti 8 governi di destra scaricano la Meloni

Fuoco amico sulla posizione del governo italiano in materia di immigrazione. Alla vigilia del Consiglio europeo straordinario che domani e venerdì dovrebbe affrontare la prima discussione organica sulla eventuale revisione dei meccanismi di accoglienza, otto governi, prevalentemente sovranisti e di destra, hanno scritto a Commissione europea e Consiglio invitandoli sostanzialmente a rivedere in senso restrittivo la politica sul diritto di asilo.

In realtà il testo della lettera, firmata dai rappresentanti di Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria è piuttosto criptico e anche gli obiettivi politici dell’iniziativa non sono proprio chiarissimi. Dopo aver sostenuto che “l’attuale sistema di asilo è rotto e avvantaggia soprattutto i cinici trafficanti di esseri umani che approfittano della sfortuna di donne, uomini e bambini”, la lettera sollecita le istituzioni di Bruxelles a “presentare un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie”.

Il riferimento a “tutte” le rotte migratorie, quindi anche quelle del Mediterraneo orientale e la cosiddetta rotta balcanica, sembra essere implicitamente polemico contro l’approccio dell’attuale governo italiano che è volto a chiedere soluzioni europee per fronteggiare le difficoltà create soprattutto dall’immigrazione attraverso il Mediterraneo centrale. Il reclamato nuovo approccio di Bruxelles “dovrebbe mirare ad affrontare i fattori di attrazione (sic) anche attraverso i necessari adeguamenti giuridici e tecnici”. L’attuale politica dell’asilo, insomma, secondo gli otto governi sarebbe un fattore di attrazione e perciò andrebbe inasprita. Non sfuggirà l’analogia affermata tra l’accusa alla (presunta) liberalità della politica europea verso i migranti e quella che la destra italiana rivolge alle ONG di essere, anch’esse, “fattore di attrazione” per gli emigranti che prendono il mare verso l’Europa. Uno stravolgimento della realtà dei fatti sul quale si fonda l’assurda guerra alle navi delle ONG dichiarata dal governo Meloni.

Al blocco dei paesi firmatari della lettera, tutti governati dalla destra o dal centrodestra eccetto la Danimarca dove a capo del governo c’è la socialdemocratica Mette Frederiksen che guida però una coalizione ibrida con i liberali ultraconservatori, è probabile che si aggiungano la Polonia e l’Ungheria, tradizionalmente ostili alle politiche di accoglienza e anche alla redistribuzione dei migranti in arrivo tra i diversi paesi. La frattura che in Consiglio pare destinata a crearsi tra le posizioni degli otto e quelle del governo Meloni sono l’ennesima dimostrazione dell’impossibilità delle destre sovraniste europee di formare un’alleanza politica stabile.