“Europa delle Nazioni”: la resistibile ascesa di un’idea che distrugge l’Unione

A oltre un anno dall’inizio della guerra russo-ucraina (che purtroppo continua provocando molte migliaia di morti) ci si deve soffermare su alcune prospettive del posizionamento dell’Europa, che non dovrebbe essere protagonista divisa e ingenua di fronte ai profondi cambiamenti che la guerra stessa ha prodotto nella geo-politica mondiale.

Questa legislatura europea si aprì con un pregevole discorso di Ursula von der Leyen sulla “autonomia strategica dell’UE” e su ciò che essa comporterebbe in termini politici. Purtroppo non c’è stato il tempo di neppure iniziare ad attuarla, attraverso riforme dell’Ue ormai non rinviabili.

Mentre sul piano economico e finanziario si è fatto qualcosa (soprattutto con il Next Generation EU a seguito del Covid), sul piano militare è stata la NATO a riunificare le sue forze contribuendo, nei fatti, a creare un’ampia coalizione anti-russa. Non c’è stato tempo per pensare e valutare i termini, anche militari, della “autonomia strategica”. E però in questo modo l’UE si è limitata a rincorrere le “strategie” degli altri.

Qualcuno, però, il cui paese è membro dell’Unione, ci ha pensato e sta muovendosi con solerzia. Il premier polacco Mateusz Morawiecki (conservatore affiliato allo stesso partito europeo di cui è Presidente Giorgia Meloni), come ci dice Sergio Fabbrini sul Sole24 ore di domenica scorsa, ha sintetizzato in tre punti la svolta (altro che strategica) proposta da Morawiecki per costruire una “Nuova Europa” presentata con un impegnativo discorso all’Università di Heidelberg.

La Polonia a difesa dello stato nazionale

Mateusz Morawiecki
Mateusz Morawiecki

Il primo punto presentato dal premier polacco recita così: “Lo stato nazionale è una entità insostituibile per garantire cultura, sicurezza sociale ed economica, politica e militare”. Si tratta del contrario di quanto affermano i Trattati firmati solennemente dalla Polonia al momento della sua adesione all’UE. Non solo, ma a supporto di questa tesi Morawiecki evita con disprezzo le “élite cosmopolitiche” che starebbero provando a costruire a Bruxelles un sistema sovranazionale (come se non sapesse che ogni definitiva decisione dipende dal Consiglio, composto dai Capi di Stato e di governo) e dimentica che i Trattati parlano di una Unione” sempre più stretta”.

Il secondo punto si incentra sulla guerra in Ucraina. Qui il capo del governo di Varsavia ricorre alla pericolosa distinzione tra “Europa Occidentale” ed “Europa Orientale”. Forse su questo punto c’è nelle sue parole un minimo di verità, nel senso che è vero che l’Occidente dopo la fine della Guerra Fredda era più aperto alla Russia, mentre l’Oriente, che usciva dal dominio sovietico, puntava all’Europa come garanzia di protezione e sicurezza. Ma il premier polacco dimentica che proprio nei Trattati è inserito un articolo sulla “solidarietà” di tutta l’Unione europea in caso di un attacco ad un Paese membro. Lui invece già pensa a una nuova Comunità basata su Polonia, Romania e Ucraina.

Insomma una “Europa delle nazioni”, dove ognuno sia libero di scegliersi le amicizie, stringere patti con paesi consenzienti e via di questo passo. È evidente che la sua impostazione permetterebbe di creare un fronte comune ostile alla “visione” ideologica della democrazia e della difesa dei diritti: materie ostiche alla Polonia attuale governata dalle destre.

Con il terzo punto arriviamo al cuore della proposta di Morawiecki. Secondo lui bisognerebbe prendere atto del fatto che “il baricentro del continente si è spostato ad oriente”, più lontano da Bruxelles e più vicino a… Washington. È chiara l’opzione strategica rafforzare il rapporto con gli USA sotto il cappello della NATO (e non solo) e imprimere una svolta (in peggio) ai rapporti con la Russia.

Unione Europea a rischio disgregazione senza riforme

Bisogna dirlo con chiarezza, in assenza di riforme profonde l’Unione europea corre davvero il rischio di “una potenziale disgregazione”. A ben guardare non si tratta di un discorso astratto: basti pensare all’esistenza della “eurozona”. Certo molto della resistenza a questa tendenza alla disgregazione dipende dalla Germania, che però oggi, superato il tradizionale rapporto franco-tedesco, sembrerebbe più interessata al “suo” sguardo ad Est.

Purtroppo questo dibattito si svolge a ridosso, e a causa, della guerra ed è difficile in un momento così complesso e delicato dare giudizi approfonditi. Ma non mancheranno le occasioni, a partire dalle elezioni per il Parlamento europeo del prossimo anno, e riprendendo i dibattiti sulla Conferenza europea.

Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen

I conservatori europei la cui leader, ricordiamolo, è Giorgia Meloni, puntano a ribaltare a Strasburgo gli equilibri attuali di centro-sinistra e creare una maggioranza che guardi a destra, pronta ad ostacolare ogni tentativo di riforma, soprattutto istituzionale. Come concilia la presidente del Consiglio queste idee e soprattutto quella di dar vita ad una “Nuova Europa” contrapposta alla “vecchia”? Il riconoscimento della “Vecchia Europa” proclamato dall’attuale governo di Roma sembrava – ripeto: sembrava – sincero. Ma il discorso programmatico del premier polacco, come abbiamo cercato di mostrare riassumendolo, va in tutt’altra direzione.

Dove vuole collocarsi il governo di destra italiano

Dove si posiziona l’Italia? Dispiace vedere che da noi il dibattito pubblico su questa materia non abbia la stessa importanza che ha in altri paesi. Bisognerebbe sempre ricordare che la casa comune europea ha contribuito a risolvere immani problemi. Ha garantito per 70 anni la pace. Ha avuto (ed ha) una forza d’attrazione significativa, visto che è passata da sei a ventisette Stati membri e altri chiedono di aderire. Non è pensabile, però, che ci sia un’Europa à la carte dove ogni membro prende dal menu, da scelte condivise, quello che richiede utile per sé al momento. Serve l’UE soprattutto per costruire un futuro comune.

La “autonomia strategica” dovrebbe aiutare a dimostrare questo. Che il ragazzo è cresciuto e si presenta sulla scena internazionale, come si dice, con “una sola voce”. La verifica principale va fatta mettendosi a questa altezza del dibattito e delle scelte conseguenti, e c’è da chiedersi dove voglia collocarsi il governo di destra italiano.