A Castellammare eravamo la Stalingrado del sud
Era la primavera del ’73 e noi ragazzi, Antonio, Marcello e io, discutevamo delle differenze esistenti tra capitalismo, fascismo e comunismo. Alla fine di queste lunghe discussioni, ragionando e litigando nelle lunghe notti trascorse passeggiando in villa comunale, dove spesso facevamo alba, decidemmo di recarci presso il circolo della Federazione Giovanile Comunista, Che Guevara, per iscriverci e prendere la tessera. Capitammo in una fase delicata della vita del circolo dopo le dimissioni del suo ultimo segretario politico, forse Matteo Cosenza, ma forse il più giovane, Antonio D’Arco, non ne sono sicuro. Mi pare che Matteo fosse stato eletto consigliere comunale nelle recenti elezioni amministrative, verso la fine del 1972. Il circolo era retto da una sorta di commissario pro tempore, Alfonso Selleri, un caro compagno, impiegato comunale, scomparso anzitempo alcuni anni fa.
La sezione di Castellammare
Cominciando a frequentare il circolo e la stessa sezione di Partito, che da poco aveva lasciato la vecchia, obsoleta sede di via Marconi, trasferendosi entrambi al primo piano del Corso Vittorio Emanuele, la Botteghe Oscure non solo per Castellammare di Stabia ma per l’intero comprensorio. Entrammo in un altro mondo a noi finora sconosciuto, ma soprattutto facemmo la conoscenza con alcune figure storiche del movimento operaio stabiese, gente che aveva fatto la storia politica della Città delle Acque.
Primo fra tutti Saul Cosenza, giovane protagonista dei fatti accaduti nel settembre 1943, con la manifestazione per pace e contro la guerra quando ancora non era stato firmato l’armistizio ed eravamo alleati dei pericolosissimi tedeschi, di cui alcuni reparti erano stanziati nella nostra cittadina, con tutte le conseguenze del caso.
Da Luigi Alfano a Eustachio Massa
Figure storiche erano certamente Luigi Alfano, antico segretario della Camera del Lavoro di Gragnano e poi di Castellammare, ancor più di lui Eustachio Massa, uno dei protagonisti dei moti popolari di luglio 48, a seguito del ferimento del segretario generale del Pci, Palmiro Togliatti. Eustachio era stato Segretario della Commissione interna dei bicentenari cantieri navali, sorvegliato dalla polizia politica, e in quei primi anni Settanta segretario della Camera del Lavoro. Avrebbe poi concluso la sua esistenza quale segretario locale dei Pensionati e ai suoi funerali partecipò perfino il futuro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Giovanni D’Auria, fondatore del Pci
In questa incompleta lista non posso non ricordare altre figure storiche come quelle di Vincenzo Somma, licenziato per rappresaglia politica nel 1952 dalla sua fabbrica, l’Avis, così come era capitato allo stesso Luigi Alfano. Vincenzo sarà poi segretario cittadino del Partito nei terribili anni Cinquanta, sostituendo un altro mostro sacro del movimento operaio stabiese, quel Giovanni D’Auria che aveva partecipato alla fondazione del Pci nel 1921, protagonista dei fatti di Piazza Spartaco con la strage fascista del 20 gennaio, condannato al confino politico per tre anni nel 1926 con Antonio Cecchi e Vincenzo Giordano, ritenuti tra i maggiori esponenti comunisti del Circondario.
Salvatore Cascone, sospeso a vita dai Cantieri
E poi Luigi D’Auria, Salvatore Cascone, sospeso a vita dai cantieri navali e per il quale si mobilitò perfino il mitico Fortebraccio dedicandogli uno dei suoi leggendari, corrosivi corsivi; Umberto Bardiglia, iscritto al Pci dal 1944, ma sopra tutti gli altri il vecchio, caro Guglielmo Perez, il compagno che, con il giovane Catello Marano ed altri, aveva sfidato il regime fascista nel gennaio 1936 pagando a caro prezzo, con duri anni di carcere, la sua scelta di militare nella cellula clandestina del Pci stabiese capitanato da Luigi Di Martino.
Chiedo scusa se ho dimenticato tanti altri valorosi compagni, penso a Giuseppe Valestra, dipendente delle Terme licenziato per aver scioperato a difesa del sindaco Pasquale Cecchi, sospeso ingiustamente dal Prefetto. Di lui ricordo i suoi ultimi anni, già colpito dal morbo di Parkinson con la mano tremolante quando prendeva il caffè nel piccolo bar del Partito.
Eravamo la Stalingrado del sud
Tanti ricordi lontani di compagni che avevano costruito la rossa Castellammare, la Stalingrado del Sud, fino alle dure e tristi giornate vissute all’indomani della improvvisa svolta voluta da Achille Occhetto nel novembre 1989 e alla sua scelta di chiudere con la storia del Pci per dare vita ad una nuova formazione politica, quel Pds, poi diventato Ds ed infine Partito Democratico che ha rappresentato la fine della Sinistra in Italia.
Ricordo le assemblee nella sezione con D’Alema venuto a Castellammare per convincerci della necessità della svolta, le liti tra compagni, quel quasi venire alle mani tra Peppe Bruno, altro indimenticabile compagno e Luigi D’Auria. E quando la sconfitta fu certa D’Auria fu tra i fondatori del circolo locale di Rifondazione comunista, con l’avvocato Giuseppe Ricolo e il professor, Ciccio Martoriello, altre due belle, indimenticabili figure del comunismo stabiese. La fine di un’era e per me la fine della militanza politica.
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